il Fatto Quotidiano, 12 aprile 2022
Casellati e Giampaolo Pasolini
Ho sempre considerato Giovanna Maria Vittoria Alberti senatrice Casellati, fresca di candidatura al Quirinale per conto della Destra patriottica, una risorsa della Repubblica. Fonte di buon umore nei momenti più cupi. E anche stavolta – nel pieno del massacro in corso – non ci ha deluso. Anzi si è superata, quando ha celebrato, con qualche lacrima, Giampaolo Pasolini, autore delle “Ceneri di Giangi”, sommo intellettuale dell’altro secolo, ma così sommo che se lo avesse mai incontrato una sera a Padova, certamente avrebbe chiamato aiuto e forse anche i carabinieri.
Ascoltando la sua bella prolusione, mi sono ricordato della mia amica Mara che in quanto a non sapere nulla del mondo e vivere contenta, mi sembrava, fino a ieri, insuperata e insuperabile. Vi racconto. Non avendo mai letto un libro intero in vita sua, la mia amica Mara, signora d’attico romano, esperta d’aperitivi e chiacchiere, si mise in testa di iscriversi a un corso di teatro contemporaneo per diventare attrice. Al saggio di ammissione portò una poesia che aveva sentito una volta a scuola e che lesse con voce tonante, come immaginava si dovesse fare. Diceva così: “Eì fu. Siccome immobile/dato il mortal sospiro/ stette la spoglia immemore/orba di tanto spiro/così percossa, attonita/la terra al nunzio sta”. Eccetera.
A fine recita, tra risatine, colpi di tosse e occhi al cielo, i commissari le chiesero come mai, carissima signora, portava proprio quel bagaglio di poesia risorgimentale al saggio di teatro contemporaneo. E lei, che non sapeva niente di niente, sciaguratamente rispose: “Mi ha incuriosito perché è dedicata a Manzoni”. “In che senso dedicata”? E lei: “Alla fine della poesia c’è proprio la dedica: A Manzoni”. Due starnuti e un piccolo applauso salutarono la rivelazione. “C’è il punto!”, esclamò il più impaziente tra i commissari. “Che punto?” “Dopo la A maiuscola c’è il punto!”. “E allora?” chiese lei irritata dal trascurabile dettaglio. “Allora quella A col punto sta per Alessandro. Il nome del poeta”. Mara sbalordì, arrossì, uscì. Per entrare direttamente negli annali.
Toccherà anche alla nostra Nicoletta Letizia Alata Alberti senatrice Casellati. Peccato che neanche gli occhi sbarrati di Tracia Maraini, vedova di Agostino Moravia, amica di Giampaolo Pasolini, le abbiano suggerito di fermarsi, respirare, trovare il modo di arginare la sua stessa rovina con le scuse e la fuga. Invece niente. Imperturbabile è rimasta. Cocciutamente ignara. Come fu ai tempi in cui proclamò che davvero Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak, guadagnandosi la medaglia di “Zia di Ruby”. O quando venne pescata a volare sui voli di Stato, usati come suo personale vaccino anti Covid, per andare a casa o al mare senza incontrare l’odioso virus e i monatti al seguito. Sarebbe bello, se mai si riuscisse di trovare un suo portavoce non ancora licenziato (ne ha fatti fuori sette) per chiedere un appuntamento e presentarle Mara. Diventerebbero amiche al cento per cento: lo so, ma non ho le prove.