La Stampa, 11 aprile 2022
Amleto in versione vichinga
Rileggere i miti dell’antica cultura nordica in chiave shakespeariana, prendere Amleto e immergerlo in salsa vichinga, circondandolo di streghe, maledizioni, riti sanguinari e bestie feroci. Tutt’intorno, a esaltare il pathos della favola nera, le distese di un’Islanda selvaggia dove la solitudine dell’uomo e la sua ansia di vendetta diventano gli unici fari per affrontare la durezza della realtà. Diretto da Robert Eggers, il regista di The Witch e di The Lighthouse, interpretato da Alexander Skarsgard nel ruolo del principe deciso a vendicare il padre assassinato, The Northman vuole essere, nelle parole dell’autore, «The definitive Viking movie», il film che dice tutto sul popolo dei feroci navigatori, da sempre al centro dell’immaginario artistico, basta pensare, facendo un bel salto nel tempo, al Kirk Douglas dei Vichinghi di Richard Fleischer (del 1958) e all’omonima, infinita serie tv ideata da Michael Hirst.
«Non sapevo granché dell’argomento – spiega Eggers a Roma per il lancio del film, dal 21 nelle sale con Universal -, tranne il fatto che mia moglie fosse una grande appassionata delle loro saghe, sicura che, se le avessi conosciute, le avrei subito amate. Nel 2015 siamo andati in Islanda, sono stato colpito da quei paesaggi epici e travolgenti, carichi di significati ancestrali, ho iniziato a riflettere e a documentarmi, stando attento a evitare tutti gli stereotipi che accompagnano la rappresentazioni dell’epoca. Ho scoperto che quella dei vichinghi era una civiltà evoluta, in cui arte, religione, usi e costumi si mescolavano in modo complesso, in cui, accanto ai codici di giustizia e di onore, c’erano anche quelli legati a sopraffazione e sete di rivincita. Sembra che l’umanità non cambi mai, forse è questa la ragione per cui sono attratto dal passato, per me è come un modo per specchiarmi in qualcosa di oscuro e distante».
La vicenda di The Northman (scritta da Eggers in collaborazione con lo scrittore e poeta islandese Sjòn) dalle prime scene in cui Amleto bambino assiste, non visto, all’omicidio di suo padre, il Re Aurvandil (Ethan Hawke), e al rapimento della madre, la Regina Gudrun (Nicole Kidman) che poi sposerà il fratello del marito morto, si snoda, tra mare e foreste, iniziazioni e segreti, maschere terrificanti e apparizioni luminose come quella della schiava slava Olga (Anja Taylor-Joy): «Volevo portare sullo schermo, senza dare giudizi, i segni di una cultura profondamente radicata nella natura, una storia di uomini che si danno battaglia, seguendo lo stesso schema di The Witch. Lì volevo che il pubblico riandasse indietro, alle radici dei racconti tradizionali sulle streghe, qui provo a fare la stessa cosa con i Vichinghi».
Impossibile immaginare l’impresa senza l’appoggio di Skarsgard che, oltre alla fisicità perfetta per il ruolo, ha messo subito in gioco tutta la sua passione: «È stata una prova difficile – racconta sorseggiando una spremuta d’arancia e sognando un viaggio in Sicilia -, complicata anche dal punto di vista fisico, ma per me molto eccitante perché ho avuto la possibilità di partecipare al progetto fin dalla fase dell’ideazione».
Negli Stati Uniti The Northman è stato vietato ai minori di 18 anni, per le scene violente, le nudità esibite, i significati sessuali: «Ho cercato di capire le motivazioni del mio personaggio, di esplorare le sue motivazioni psicologiche, è un uomo guidato da convinzioni molti forti, dominato da un destino che non ha scelto e che, in qualche modo, lo rende rigido, inamovibile dai suoi propositi, fino a quando non incontrerà di nuovo sua madre». Un Amleto capace di inaudita ferocia: «I Vichinghi – dice Skarsgard – ritenevano che alcune persone avessero uno spirito animale, che viveva con loro e si manifestava solo in certe occasioni. Per le donne si trattava, in genere, di creature marine, per gli uomini di volpi, oppure di orsi e di lupi, Amleto possiede le loro caratteristiche, è un po’ come Beowulf».
Nel cast, con William Dafoe nella parte dell’inquietante giullare Heimir, recita anche la star, cantautrice e attivista Bjork (The Slav Witch): «Bjork, sì Bjork – dice il regista -. Ho incontrato altre celebrità il cui profilo, ricercato, particolare, sembrava creato apposta per fare colpo, con lei non è così. Quando la conosci sai di avere davanti una persona vera, autentica. Chi mai avrebbe potuto interpretare meglio di lei la maga ingioiellata?».
Per Anya Taylor-Joy, la donna che offre a Amleto una possibilità di futuro lontano dal sangue e dalla sofferenza, tornare a lavorare con Eggers, che l’aveva diretta in The Witch prima che diventasse la star globale della Regina degli scacchi, era occasione irrinunciabile: «Volevo assolutamente essere di nuovo con lui, ho capito, andando avanti nella carriera, quanto abbia imparato sul set di quella prima esperienza».