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 2022  aprile 11 Lunedì calendario

Intervista a Julia Roberts

«Senza Martha Mitchell non ci sarebbe stato il Watergate». Questa frase si può leggere in due modi. Quando Richard Nixon l’ha pronunciata nella famosa intervista del 1977 con David Frost proseguiva dicendo che se «i problemi emotivi di Martha Mitchell non avessero tenuto occupato il marito, lui avrebbe potuto occuparsi meglio della campagna di rielezione presidenziale». Oggi possiamo dire che senza Martha Mitchell non ci sarebbe stato il Watergate. Punto.
Martha era una celebrità dell’alta società dell’Arkansas, moglie del fedele procuratore generale di Nixon, John Mitchell. Organizzava party ai quali tutta Washington voleva partecipare. Il soprannome di “Mouth of the South” la “chiacchierona del Sud”, le era stato affibbiato dai giornalisti che facevano a gara per darle spazio sulle riviste, da Life a People, e nei talkshow. Dopo l’irruzione al Watergate Mitchell capì che la moglie avrebbe ricollegato le persone arrestate nel quartier generale del Comitato nazionale democratico all’Amministrazione e che non si sarebbe fatta troppi problemi a dire la propria versione alla stampa. La tenne segregata per giorni in un hotel in California, drogata e sotto minaccia dei bodyguard. Quando Martha deciderà di raccontare la sua verità, finirà vittima di una campagna diffamatoria che la racconterà come una squilibrata, una alcolizzata e una mitomane.
Gaslit è la serie interpretata e prodotta da Julia Roberts, con un irriconoscibile Sean Penn, che dal 24 aprile su Starzplay vuole rendere giustizia alla figura di Martha Mitchell. Tutti gli uomini del Presidente, The Post, The silent man
hanno raccontato lo scandalo del Watergate sempre lasciando fuori questa imprescindibile figura: è stata la prima persona a collegare pubblicamente Nixon al Watergate.
Julia Roberts, cosa rappresenta per lei Martha Mitchell?
«Martha è stata una vera pioniera per le donne negli anni Sessanta e Settanta. Ha rappresentato se stessa in modo insolito per le donne dell’epoca: diceva sempre quello che le passava per la testa. In realtà era piuttosto timida ma in modo assurdo l’Amministrazione Nixon ha sfruttato la sua popolarità e l’ha incoraggiata nell’imporsi come figura pubblica. All’inizio fu dura per lei, era sempre nervosa prima di apparire in pubblico. Hanno finito per creare un mostro perché alla fine era così popolare e schietta che non hanno più potuto controllarla».
Nel ruolo di John Mitchell c’è Sean Penn che ha fatto un incredibile lavoro sul personaggio .
«Sean è semplicemente il migliore. È tutta la mia carriera che voglio lavorare con lui, lo conosco da quando ero un’adolescente, è uno dei miei amici più cari. La mia ammirazione per lui è totale. Credo che i Mitchell avessero veramente un bel rapporto, si amassero sul serio e il fatto che Sean e io siamo amici ci ha permesso di dare subito un’immediata e forte sensazione di legame, c’è chimica dovuta alla nostra lunga amicizia. Per la parte aggressiva del loro rapporto… non avrei potuto girare quelle scene con nessun altro, non mi sarei sentita al sicuro. E Sean mi ha dato un cazzotto, non si è trattenuto perché io sono sua amica… sonoacque interessanti che abbiamo navigato assieme».
La serie ricostruisce in maniera perfetta l’epoca: costumi, pettinature, scenografie.
«Il regista Matt Ross ha fatto un lavoro pazzesco, si è impegnato a fondo perché noi potessimo capire a fondo quei tempi. Dovevamo coprire un certo numero di anni ed era importante che i passaggi fossero chiari. Il set dell’attico dei Mitchell credo che sia uno dei più bei luoghi cinematografici dove abbia mai messo piede, infatti un giorno ho invitato tutta la squadra che lo aveva realizzato per godercelo insieme. Girare in quello spazio ha veramente dato il tono a tutta la serie».
Per quanto diversissime, vedendo “Gaslit” viene in mente Erin Brockovich: donne che hanno dovuto lottare per affermare la loro verità.
«È sempre interessante raccontare personaggi la cui verità non viene ascoltata e mostrare tutto quello che devono fare per far sì che la gente dia loro credito. Martha ha dovuto affrontare una macchina del fango contro la quale non aveva alcuna possibilità di vincere e infatti non ci è riuscita. Tutto quello che ha ottenuto è stato la consapevolezza e il conforto che aveva sempre detto la verità».
Le commedie romantiche anni Novanta da “Pretty Woman” a “Notting Hill” rimangono cult. Che effetto le fa sapere che nuovi spettatori, anche ragazzi, le scoprono oggi?
«Sono molto orgogliosa di quei film, è stato un gran divertimento farli. Mi fa piacere sapere che nuovi spettatori le vedano. Anche i miei figli ogni tanto ci incappano quando passano in televisione: è divertente e dolce, come avere un album di ritagli cinematografico».