Anteprima, 21 marzo 2022
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Biografia di Luciana De Marchi
Luciana De Marchi (1924-2022). Protagonista di una vicenda umana straordinaria negli anni della Russia di Stalin. «Nel 1937 suo padre, un documentarista, comunista italiano, amico di Gramsci, andato esule a Mosca, era stato arrestato e lei, a differenza di tanti altri colpiti in famiglia dalle purghe staliniane, non volle mai dimenticarlo. Era costume che i figli dei cosiddetti nemici del popolo rinnegassero i loro genitori, seguendo l’esempio di Pavlik Morozov, diventato un eroe sovietico per avere denunciato nel 1932 il padre che durante la collettivizzazione forzata per sopravvivere non aveva voluto consegnare il grano alle autorità statali. Quando però Luciana fu sottoposta a un esame per entrare nella gioventù comunista si rifiutò orgogliosamente di prendere le distanze dal padre e perentoriamente dichiarò ai suoi interlocutori che l’avevano provocata: “Io posso credere soltanto a mio padre. Fatelo uscire di prigione ed egli potrà raccontare a tutti la verità. Mio padre è comunista e io sono qui perché voglio diventare comunista come lui”. “Credi forse che il partito possa sbagliare?”. “Sì, c’è stato uno sbaglio, perché mio padre è buono”. Per tutta la vita Luciana è andata alla ricerca della verità sulla scomparsa del padre, per poi finalmente scoprire che […] era stato arrestato e fucilato a seguito di una delazione di alcuni esponenti del partito italiano diretto da Togliatti. Quando ancora si trovava in Italia, infatti, il padre era stato accusato falsamente di aver fatto i nomi dei suoi compagni di lotta politica alla polizia. Questa accusa rappresentava il peccato originale della sua vita, da cui non poteva mai riscattarsi. Così quando Stalin cominciò le purghe e le fucilazioni di massa il suo nome era tra coloro che dovevano essere eliminati. Un ebreo nel nazismo era colpevole per essere nato, nella Russia di Stalin invece lo stigma nasceva dal verdetto del partito e un essere umano non poteva più liberarsene. Luciana per lunghi anni riuscì mantenere in vita la memoria di suo padre nei suoi rapporti personali e finalmente al tempo di Gorbaciov poté parlare ad alta voce e trasformare la sua resistenza personale in una storia pubblica» [Nissim, Foglio]. La sua storia è raccontata nel libro di Gabriele Nissim Una bambina contro Stalin. L’italiana che lottò per la verità su suo padre (Mondadori). Nella vita, era diventata attrice. Era amica del regista Nikita Michalkov, e aveva recitato nel film Italiani brava gente (Giuseppe De Santis, 1962), girato in Russia. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, era tornata a Fossano, in provincia di Cuneo, dov’era nata. Nel 2007 era stata ricevuta al Quirinale da Giorgio Napolitano. È morta giovedì. I suoi funerali sono stati celebrati sabato alle 15 nella chiesa di San Filippo.