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 2022  marzo 10 Giovedì calendario

Biografia di Alessandro Florenzi

Alessandro Florenzi, nato a Roma l’11 marzo 1991 (31 anni). Calciatore. Terzino e centrocampista. Dal 2021 al Milan. Cresciuto nel settore giovanile della Roma, con cui ha esordito in Serie A il 22 maggio 2011. Dopo un anno in Serie B con il Crotone (11 gol, premiato come miglior giovane del campionato), è tornato alla Roma, con cui ha giocato per sette stagioni e mezzo (279 presenze e 28 gol). Poi sei mesi al Valencia e una stagione al Paris Saint-Germain (con cui ha vinto una Supercoppa francese e una Coppa di Francia). In Nazionale 46 presenze e 2 gol. Campione d’Europa nel 2021 (Euro 2020).
Vita Cresciuto a Vitinia, frazione di Roma. «Tutti calciatori in casa, o ex calciatori: il padre Luigi, il fratello Emiliano. E forse lui era quello in cui la famiglia credeva meno di tutti. Ha cominciato a giocare a quattro anni. Luigi e la madre Luciana gestivano il bar del centro sportivo di Acilia» (Marco Evangelisti) • «Ho la faccia da buono, sono un bravo ragazzo e mi piace sempre scherzare, sto al gioco. Penso di avere l’umiltà giusta, di questo ringrazio i miei genitori» • Alto 173 centimetri per 66 chili, nasce come centrocampista dinamico con spiccate doti di inserimento. «Ragazzo degli Allievi Nazionali occasionalmente raccattapalle. Mentre Totti giocava, prima di giocare con Totti. Ecco, l’altro marchio: l’esordio in Serie A di Florenzi è il 22 maggio 2011. Un ragazzo di vent’anni che prendeva il pallone andato fuori per ridarlo al capitano, entra in campo proprio al posto di Totti. L’Olimpico, in quel Roma-Sampdoria, gli sarà sembrato grandissimo. Quella sostituzione, invece, un segno: “Quel momento è l’inizio di una favola. Giocare nella propria squadra del cuore è bellissimo, e lo è stato anche esordire dando il cambio a Totti. Però essere romano e romanista dà anche delle responsabilità. Totti e De Rossi le hanno in proporzioni molto maggiori, ma anche io ne ho un bel po’. Noi portiamo con vanto il nome di Roma in giro per il mondo e questo deve farci pensare e essere felici“» (a Fulvio Paglialunga) • «Dei due illustri predecessori, Francesco Totti e Daniele De Rossi, ha la cittadinanza, romana, il pedigree, le giovanili della Roma, e la fede, giallorossa, da sempre, senza possibilità di equivoco e di discussione. Ma Alessandro a differenza dei suoi due capitani la fedina giallorossa immacolata non ce l’ha, perché se non hai l’etichetta del predestinato, almeno un anno in prestito ti tocca farlo. Lui l’ha passato a Crotone, per provare a far capire a tutto l’ambiente la sua voglia di Roma e il suo talento. Perché Florenzi è uno che tutti dicevano, “sì è bravo”, ma che in pochi pronosticavano potesse far la differenza in Serie A. Nelle giovanili, al suo fianco, brillava Federico Viviani, Capitan futurissimo almeno per soprannome, talento puro, “cristallino” scrivevano ai tempi del debutto in Serie A – stagione 2011-2012 – ma smarritosi in campi di provincia. Di Florenzi dicevano che correva, che col pallone ci sapeva fare, ma che non era né carne né pesce, solito problema di chi sa giocare ovunque e che proprio per questo non trova una sua precisa collocazione in campo, sballottato tra zone centrali e corsie esterne, tra compiti offensivi e di interdizione. […] Dopo 12 mesi al Crotone il ritorno a Roma, riscattato dai calabresi per 1,2 milioni e minimo sindacale in busta paga. È l’anno del ritorno di Zeman, quello del sogno del calcio spettacolo, evaporato poi in un’ecatombe di risultati. Prima dell’inizio del campionato è uno dei tanti, un giovanotto che ancora, almeno nella massima serie, non ha dimostrato niente. Giovane, ma dalle idee chiare: “Non penso a giocare, ma a onorare la maglia”, dice in estate intervistato dal Romanista. Detto, fatto. Per Zeman da uno dei tanti diventa Florenzi, per Aurelio Andreazzoli, che sostituì l’allenatore ceco dopo il 4-2 in casa col Cagliari, anche. 36 partite su 38, non sempre titolare, ma valore aggiunto a una squadra che fatica e delude: non male per uno che ad agosto sarebbe potuto partire per un’altra stagione in prestito in Serie B. Nelle prime settimane di ritiro il boemo lo scruta, lo studia, blocca le trattative: resta qui. Zeman ne apprezza la corsa, lo spirito di sacrificio, la grinta e la qualità che riesce a distribuire a cento all’ora. Centrale di centrocampo di quantità e inserimento, esterno offensivo quando serve, pressing difensivo e sgroppate verso l’area avversaria. Un motorino inesauribile: “Siamo pagati per correre e non dobbiamo crearci problemi per questo”, risponde ai microfoni di Sky dopo essere stato interrogato sui carichi di allenamento di Zeman, “io lo faccio volentieri”» (Giovanni Battistuzzi) • «Zeman poteva dirmi qualsiasi cosa. Per me lui è nel calcio quello che mio padre è nella vita» • «Se Zdenek Zeman ha il merito di averlo lanciato in prima squadra, Rudi Garcia gli fa servire messa nella sua chiesa al centro del villaggio. Lo ha spostato in avanti, inventandogli un ruolo che può fargli perdere la nazionale oggi e conquistare molto di più domani. Florenzi è diventato una cosa che si cerca, nel calcio come nella vita: l’imprevedibile. Fa molti movimenti opportuni (rientra, si accentra, cambia fascia) e qualcuno che esce dal catalogo» (Gabriele Romagnoli) • «Florenzi, di fatto, è un tuttocampista. Pochi mesi fa, seduto a un tavolo di Trigoria, non aveva ancora metabolizzato il passaggio. Questa definizione lo impauriva un po’: “Una volta quelli come me si chiamavano jolly, era una figura un po’ strana. Forse lo è anche adesso, ma mi adeguo alle esigenze. Però ha i suoi pro e i suoi contro, come molte cose. A favore c’è che puoi giocare in qualsiasi posizione si liberi durante una stagione, ma in contrario c’è che non hai un ruolo fisso, quindi puoi essere il primo ad andare fuori”» (Fulvio Paglialunga nel 2015) • «Date le sue caratteristiche, gioca con una generosità che ti porta a perdonargli qualche errore» (Cesare Prandelli) • Il 21 settembre 2014 allo stadio Olimpico di Roma, dopo avere segnato il gol del 2-0 al Cagliari al 13’ di gioco, è corso in tribuna Monte Mario ad abbracciare la nonna Aurora. «Nonna non era mai venuta allo stadio, dopo la partita in Nazionale con la Norvegia era dispiaciuta per il gol che mi ero mangiato e mi aveva detto “verrò a vederti per la prima volta e segnerai, ma tu vienimi a salutare”», ha poi spiegato. Per quell’esultanza Florenzi è stato ammonito dall’arbitro • Il 16 settembre 2015, sempre all’Olimpico, prima gara del girone di Champions League, contro il Barcellona ha segnato un gol da centrocampo, a 55 metri e 50 centimetri dalla porta, per l’1-1 definitivo. «Il padre di Alessandro, il Baffo, che di vero nome fa Luigi, ma tutti lo chiamano Gigi, interviene peggio di uno stopper: “Non ho parole. Non potevo pensare a una cosa del genere. Alessandro è un ragazzo umile, anche perché come si alza di un palmo da terra sono io il primo a tagliarli la capoccia. Il complimento che gli faccio sempre è: somaro. Al gol, allo stadio, mi sono cascati gli occhiali e mi sono chinato a raccoglierli. Quelli intorno a me si sono spaventati: oddio, Gigi si sente male...”. Il Baffo, quando Ale giocava nell’Under 21, era quello che dopo le partite si metteva al volante e guidava fino a Crotone, dove la Roma aveva parcheggiato il ragazzo in prestito» (Luca Valdiserri) • «Qualche settimana più tardi l’Italia gioca contro la Norvegia. Florenzi si esibisce in un’altra grande partita. E trova ancora il gol. È il punto più alto della sua carriera. Florenzi non è più un gregario, ora è un protagonista. Walter Sabatini si presenta davanti alle telecamere e dice: “Può fare la mezz’ala e anche la punta, ma fa il terzino destro perché è più forte di Dani Alves. Sarà il crack in quel ruolo nei prossimi anni”. Una frase a effetto che non ha niente di profetico. Perché il campo ha poi raccontato una storia molto diversa» (Andrea Romano) • Ha lasciato la Roma per andare in prestito al Valencia nel gennaio 2020, quando ormai era finito ai margini della squadra giallorossa, con Paulo Fonseca in panchina e la nuova proprietà statunitense dei Friedkin a capo del club. Ad agosto dello stesso anno, il passaggio al Paris Saint-Germain, sempre in prestito. «Florenzi si è ritrovato esiliato in un paradosso. È salito su un aereo per unirsi al Psg, per far parte della squadra più ambiziosa d’Europa. E l’ha fatto nell’indifferenza di una città intera, in un’atmosfera di appiccicosa malinconia. Nessuno a Roma sembra rimpiangerlo. Anche se i giallorossi sono terribilmente scoperti in quel ruolo. Otto stagioni e 226 partite in Serie A non sono bastate a decifrarlo. Florenzi è ancora un enigma insoluto, è lo Stan Laurel di Osvaldo Soriano che in Triste, Solitario y Final si presenta a Philip Marlowe dicendo: “Sono un uomo famoso che nessuno conosce”. Per qualcuno è un terzino, per altri un centrocampista, per altri ancora un attaccante. Ma c’è anche chi è pronto a giurare che non sia niente di tutto questo. Nelle sue caratteristiche c’è qualcosa di illogico. Il suo fisico è troppo minuto per permettergli di difendere in maniera efficace. I suoi passaggi non sono così precisi per farlo emergere come centrocampista. Il suo dribbling non è così affilato per trasformarlo in un esterno devastante. Eppure Alessandro Florenzi ha giocato ovunque. E anche bene. L’inserimento offensivo come vocazione, Fabregas come santino da tenere nel portafogli» (Andrea Romano) • A proposito dell’addio alla Roma ha poi detto: «La Roma mi manca perché è e sarà sempre la squadra che ho tifato fin da bambino. Il momento in cui ho capito che le nostre strade si stavano separando è stato quando mi hanno detto che non servivano più gli eroi per i tifosi della Roma. Davanti a me c’è stata la successione degli addii di De Rossi e Totti e ho capito che era arrivato il mio turno. Sono andati via cercando di dare meno problemi possibili e comportandomi da professionista esemplare».
Amori Sposato con Ilenia Atzori, conosciuta nel 2009 in Curva Sud all’Olimpico, quando lui ancora non giocava in prima squadra. Matrimonio il 19 giugno 2015 nella chiesa di San Pietro in Montorio a Roma. Hanno due figlie, Penelope (2016) e Sveva (2018) • «Con Ilenia condivide tutto. L’amore per le lunghe passeggiate (un’estate sono stati sull’Etna), quello per la cucina molto attenta e selezionata (poco glutine, poco lattosio, poca carne rossa), la passione per la palestra, il basket, il tennis e l’x-cross, l’amore per le serie tv, quello per le Maldive, quello per Ligabue, quello per Kobe Bryant (il loro cane si chiama così) e per pochi ma selezionati amici» (Chiara Zucchelli).
Numeri Con la Roma aveva il numero di maglia 24: «Mi ha sempre portato fortuna il 24, lo avevo a Crotone. Il 24 febbraio del 2009 mi sono messo con Ilenia». Oggi al Milan ha il 25.
Affari «Florenzi è anche imprenditore nel mondo degli e-sports (ha investito con De Rossi nella startup Mkers) e co-proprietario di un ristorante nel cuore di Roma» (Chiara Zucchelli).