Maurizio Stefanini per “Libero Quotidiano”, 10 aprile 2022
UN ESERCITO DI MACELLAI PER TRADIZIONE - QUELLO DI BUCHA È SOLO L'ULTIMO DI UNA SERIE DI MASSACRI DI CUI SI È MACCHIATA L'ARMATA ROSSA NELLA SUA STORIA: UNO DEGLI ESEMPI PIÙ NOTI È L'ECCIDIO DI 22 MILA TRA UFFICIALI, POLITICI, GIORNALISTI, PROFESSORI E INDUSTRIALI POLACCHI NELLA FORESTA DI KATYN NEL 1940 - IN POLONIA GLI STORICI PARLANO DI PRIGIONIERI SCOTTATI CON ACQUA BOLLENTE A BOBRKA; DI ALTRI A CUI A PRZEMYSLANY FURONO MOZZATI NASO, ORECCHIE E DITA E CAVATI GLI OCCHI; DI DETENUTE COL SENO TAGLIATO A CZORTKÓW…
Importante promessa: dagli italiani di Graziani a Addis Abeba agli americani a Sand Creek e Mi Lai passando per i francesi in Algeria o gli inglesi in India, la gran parte degli eserciti del mondo hanno fatto cose simili a quelle di cui sono ora accusati i russi a Bucha.
Ma la Russia rispetto ad altri Paesi ha avuto un'incapacità storica a riconoscere colpe del genere molto maggiore: sia relativamente all'epoca zarista che a quella sovietica e post-sovietica. Anche per questo, la quantità di eccidi sembra maggiore.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare, l'Armata Rossa commesse una gran quantità di crimini di guerra che non furono mai giudicati. Uno degli esempi più noti fu il massacro di 22.000 tra ufficiali, politici, giornalisti, professori e industriali polacchi che avvenne nella foresta di Katyn tra il 3 aprile e il 19 maggio 1940. Ma quello fu uno scenario che si ripeté prima in tutti i territori occupati in base al patto Molotiv-Ribbentrop, e poi in quelli occupati dopo la sconfitta nazista.
Anche gli ufficiali dell'esercito estone, ad esempio, furono tutti giustiziati o deportati. Ma furono in tutto più di 300.000 cittadini estoni che durante la Seconda Guerra Mondiale furono colpiti da deportazioni, arresti, esecuzioni e altri atti di repressione.
Quasi un terzo della popolazione, mentre le 200.000 vittime furono un estone su cinque. Una Bucha estone fu ad esempio Viru-Kabala: un villaggio in cui nell'agosto del 1941 fu uccisa tutta la popolazione. Anche un bambino di due anni e un neonato di sei giorni.
Pure in Lettonia il 14 giugno 1941 ci fu una deportazione in massa verso la Siberia. E la Lituania perse 780.000 cittadini, cui seguì una sanguinosa coda nel gennaio 1991, con le 13 persone uccise durante le manifestazioni indipendentiste. In Romania ci fu il primo aprile 1941 il massacro di Fantana Alba.
L'Urss ammetterà 44 vittime, ma varie stime arrivano a 3000. Dalla Moldavia ci furono almeno 46.000 deportati. Katyn a parte, in Polonia gli storici parlano di prigionieri scottati con acqua bollente a Bobrka; di altri a cui a Przemyslany furono tagliati naso, orecchie e dita e cavati gli occhi; di detenute col seno tagliato a Czortków.
Secondo gli studi di Tadeusz Piotrowski, negli anni dal 1939 al 1941 quasi 1,5 milioni di persone furono deportati dalle aree controllate dai sovietici dell'ex Polonia orientale.
Secondo lo storio Carroll Quigley, almeno un terzo dei 320.000 prigionieri di guerra polacchi catturati dall'Armata Rossa nel 1939 furono assassinati. I soldati dell'Armata Rossa iniziarono in Polonia la politica di stupri di massa poi portata avanti in Germania, al punto da provocare nel 1945 una pandemia di malattie sessuali.
Gli archivi di Stato polacchi stimano almeno 100.000 vittime. Il governo tedesco nel 1974 stimò in almeno 600.000 i civili morti durante le espulsioni di massa tra 1945 e 1948. E sono stimate in almeno 2 milioni le tedesche vittime di stupri.
Ma stupri furono documentati non solo in un altri Paese occupato come l'Ungheria, ma perfino in Cecoslovacchia e Jugoslavia. In Jugoslavia almeno 121 casi, da cui proteste di Tito che forse ebbero un ruolo nella rottura con Stalin.
Violenze contro i civili ci furono anche durante la Rivoluzione Ungherese del 1956 e l'invasione della Cecoslovacchia nel 1968, per non parlare dell'Afghanistan. Almeno 500 civili furono per esempio uccisi durante il massacro di Laghman nell'aprile 1985, e 360 durante il massacro di Kulchabat, Bala Karz e Mushkizi.
Nel 1992 l'Urss cessò di esistere, ma episodi del genere hanno continuato a essere denunciati anche nelle successive guerre russe. Nell massacro di Samashki dell'aprile '95 oltre 100 civili ceceni furono uccisi dalla polizia antisommossa, e il rapporto Onu del 26 marzo '96, accusò i russi di aver sparato e ucciso civili ai posti di blocco e di aver giustiziato sommariamente ceceni catturati, sia civili che combattenti.