la Repubblica, 10 aprile 2022
Berluconi, Putin e la fine di un’amicizia
Non gli risponde più al telefono, l’ingrato. E quell’unica volta in cui gliel’hanno passato, lo ha liquidato con sbrigativa freddezza, come si fa con lo scocciatore di un call center che ti chiama mentre stai cenando. Così oggi Berlusconi confessa di essere «profondamente deluso» da Vladimir Putin, e ammette di essersi sbagliato: «Mi era sempre parso un uomo di pace. Peccato». Tra gli effetti collaterali dell’”operazione militare speciale” tocca dunque annoverare anche la fine di un’amicizia che sembrava di ferro, a chi ricorda i toni idilliaci dei tempi d’oro. Quelli delle cene a tu per tu in riva al mare di Sochi. Delle nuotate nelle acque della Costa Smeralda. Delle passeggiate col colbacco nell’inverno russo. Quelli in cui i due si chiamavano «caro Silvio» e «caro Volodia», e ognuno diceva dell’altro le più belle cose. «Putin è un dono della Provvidenza». «Berlusconi è uno dei più grandi politici europei del dopoguerra». «Vladimir è il più grande leader del mondo». «Sono tutti invidiosi di Silvio». In un crescendo di dichiarazioni di amicizia, di stima reciproca, di affetto sincero («Voglio bene a Vladimir come a un fratello») culminate una sera a Mosca con la dichiarazione di Berlusconi: «Non siamo più fidanzati, ormai siamo sposati».
Tutto era cominciato con una telefonata. Era la mattina del 3 luglio 2001 e Putin chiamò per la prima volta Berlusconi, appena tornato a Palazzo Chigi. «Signor presidente, volevo congratularmi con lei...» esordì, rispettando il galateo dei potenti. Ma subito scattò qualcosa, perché Berlusconi richiamò, e l’altro pure, e poi ancora, al punto che dopo qualche settimana il ministro Giuliano Urbani rivelò che «la frequenza dei contatti tra Berlusconi e Putin è molto alta, decisamente molto alta».
Presto arrivò il tempo di incontrarsi. In autunno Berlusconi riservò a Putin la sua prima visita ufficiale all’estero, e la primavera seguente Silvio fu il primo leader occidentale a essere ricevuto nella villa di Sochi. Si piacevano. L’ex tenente colonnello del Kgb e l’ex pioniere della tv commerciale parlavano la stessa lingua, e non era quella della diplomazia. Cominciarono a vedersi ogni due o tre mesi, prima senza i ministri intorno e poi senza neanche i consiglieri diplomatici. Tra i due divampò un’amicizia spettacolare.
Quando Berlusconi arrivava a Mosca, Putin gli faceva trovare una limousine Zil lunga sei metri e mezzo, organizzava uno spettacolo di danza del ventre o uno spettacolo di cosacchi, lo portava ad assistere a bordo ring a una sfida di arti marziali tra russi e americani, lo sfidava a pesca nel Valdaj, poi senza preavviso si metteva al volante di una Mercedes e, rompendo il protocollo, lo portava a cena in riva al mare.
Berlusconi, naturalmente, non era da meno. Invitava il «caro Volodia» a Villa Certosa e gli faceva trovare Andrea Bocelli che cantava “Tu ca’ nun chiagne”, lo portava sul suo yacht “Principessa Vaivia” a fare il bagno nel mare color turchese, lo faceva salire accanto a lui sul caddy dei golfisti per mostrargli le 400 specie di cactus scelte da lui stesso u na per una, faceva partire i fuochi d’artificio e gli faceva vedere il suo Milan che giocava la finale di Supercoppa contro il Porto. Cercando di non farsi impressionare più di tanto dalla scorta con cui l’amico russo si era presentato in Costa Smeralda: l’incrociatore lanciamissili Moskva, il cacciatorpediniere Smetlivy e la nave d’appoggio Bubnov.
Era come se ognuno dei due cercasse di conquistare l’altro. Nessuno assistette alla scena madre, raccontata da Mattia Feltri su La Stampa: «Erano in dacia. Neve ovunque. “Andiamo Silvio, solo io e te”. Niente scorta né bracci destri. Avvertirono un’ombra. Volodia fece fuoco. Aveva abbattuto un cervo sul colpo. Prese il coltello, gli estrasse il cuore ancora caldo e lo porse all’ospite come gesto supremo. Silvio stramazzò». Poi, certo, c’era la politica e c’erano gli affari. Ancora ieri Berlusconi si vantava di aver organizzato quello che vent’anni fa chiamava «lo sposalizio di Pratica di Mare» tra la Russia e la Nato, pomposo accordo che produsse solo tre esercitazioni navali congiunte di search-and-rescue, innocue operazioni di salvataggio. Ma sorvola sulla sua firma sotto l’accordo Italia-Russia per il raddoppio del gasdotto South Stream che avrebbe dovuto aggirare l’Ucraina, suscitando i sospetti che l’ambasciatore Usa a Roma comunicò a Washington in uno dei cablo cifrati svelati da Wikileaks: «Le strette relazioni personali (e, qualcuno sospetta, anche finanziarie) tra Berlusconi e Putin hanno portato il primo a sostenere senza riserve qualsiasi iniziativa del Cremlino».
Degli affari non è mai stata trovata nessuna prova, mentre l’amicizia sembrava inscalfibile. Il 7 ottobre di ogni anno, fino al 2019, Berlusconi andava a Sochi per il compleanno del presidente russo. E puntualmente il 31 dicembre scorso i due si erano sentiti per gli auguri di buon anno, ma anche – fece sapere l’ex Cavaliere – «per un confronto sui principali dossier di politica internazionale». Non sapeva che sarebbe stata la sua ultima telefonata con il «caro Volodia».