la Repubblica, 10 aprile 2022
Il catalogo di Stato dei crimini dei russi
KIEV – A uno come Igor, ad esempio, hanno cercato di tranciare le dita, senza riuscirci però. Poi l’hanno pestato ben bene, rompendogli così una mascella (le dita erano già rotte, a quel punto). Nell’ospedale di Sumy, Igor racconta l’aggressività gratuita di alcuni soldati russi. Cosa poteva mai rivelare uno come lui, piccolo commerciante a Boromlya? Niente di importante, probabilmente. “La prima volta è durata un’ora. In tutto mi hanno picchiato dieci volte. Mi hanno lasciato andare, ma mi hanno ridotto così. E mi hanno anche rubato una croce, un anello, e 2500 dollari”. Mikhailo Korolyov, medico di Sumy, certifica che il paziente presenta queste ferite, e che ne avrà per un altro mese.
Igor è uno degli esempi viventi nel catalogo di torture che il governo ucraino ha messo online ieri (war.ukraine.ua) “per documentare i crimini di guerra”. Non c’è solo questo sul sito, ci sono anche i modi per aiutare la lotta contro i russi, facendo donazioni, ospitando i profughi eccetera, o arruolandosi nella “legione straniera” che combatte a fianco dell’esercito. E se volete sentire le sirene dell’allarme antiaereo, c’è anche quello. C’è tutto quanto vorrete sapere sull’aggressione subita, e ancora in corso, raccontata attraverso testimonianze, video, foto, e sul punto l’Ucraina risulta già vincente, nell’altra guerra che qui si combatte ed è quella della comunicazione, dei social, dell’immagine. Sullo stesso piano, i russi appaiono scopertamente inadeguati, superati, vecchi.
E tornando ai casi di tortura, mancano ancora quelli dei morti. Gli anatomopatologi stanno eseguendo le autopsie sui corpi fin qui ritrovati soprattutto nell’area intorno a Kiev, e raccogliendo tutti gli elementi che in futuro, se mai verrà istituito un tribunale internazionale per processare la Russia, verranno utilizzati come prova di colpevolezza. Dalle fosse comuni alle cosiddette “camere della tortura”, le esecuzioni sommarie dei civili, gli stupri contro donne, bambini, uomini. Nell’apposita sezione “Crimini di guerra russi”, la sottosezione “ostaggi e torture” racconta le violazioni della Convenzione di Ginevra (articolo 32). Un testimone diretto, Oleg, collaboratore della chiesa del suo paese, sequestrato il 24 marzo e liberato tre giorni dopo, la casa trasformata in caserma russa, accusato di aver trasmesso informazioni agli ucraini. E perciò seviziato, tenuto prigioniero in un pozzo per due giorni, lo stesso pozzo in cui alla liberazione del suo paese verrà ritrovato un cadavere. Stesso trattamento. Un uomo arrestato e poi ucciso, e stava solo rifornendo di mangime le sue bestie, in una fattoria vicina.
Altri casi simili sono emersi in queste ultime settimane, si è avuta notizia del ritrovamento di corpi mutilati, e queste mutilazioni non sarebbero state provocate dai bombardamenti, ma da sevizie gratuite. Anche su bambini, forse torturati per costringere i genitori o altri parenti a parlare. Ma questi non compaiono ancora nel catalogo online (e sarebbe persino troppo, mostrarli alla opinione pubblica internazionale). Basta quello che c’è, come i 400 ostaggi, tra pazienti e medici, dell’ospedale regionale di Mariupol. le 15 soldatesse catturate, e poi rilasciate grazie a uno scambio di prigionieri. Nella foto sorridono abbastanza, e sembrano tutto sommato in buona salute. Rapate a zero, come le donne nei campi di concentramento nazisti, e pochi mesi dopo la stessa cosa successe alle donne collaborazioniste, nell’Europa appena liberata dai nazisti.