Corriere della Sera, 10 aprile 2022
Caso Liliana Resinovich, il Dna scagiona tutti
Loro, quel cordino, pare non l’abbiano toccato. E siccome potrebbe essere l’arma del delitto, o del suicidio, la conclusione diventa importante per risolvere il giallo di Liliana Resinovich, la 63enne triestina scomparsa lo scorso 14 dicembre e ritrovata senza vita il 5 gennaio. Loro sono infatti le tre persone che più di tutti la frequentavano: il marito Sebastiano Visintin, settantaduenne fotoreporter in pensione; l’amico Claudio Sterpin, ex maratoneta ottantaduenne che aveva preso a incontrare Liliana dopo quarant’anni; e il vicino di casa Salvatore Nasti, un carabiniere in pensione che vedeva Liliana e Sebastiano insieme con la moglie. E sono anche i soli tre soggetti ai quali la Procura di Trieste ha chiesto il Dna per poterlo comparare con l’unica traccia di terzi trovata sui reperti portati all’attenzione della Scientifica. La traccia, maschile, è stata scovata sul cordino che stringeva al collo i due sacchetti di nylon nei quali era infilata la testa di Liliana. Ma i poliziotti in camice bianco, al termine delle analisi consegnate alla Procura proprio in questi giorni, hanno scosso la testa: negativo. Si esclude che quella traccia sia del terzetto in questione.
Domanda: c’è forse l’ipotesi di un quarto uomo? La Procura tende a escluderlo, un po’ perché non ci sono altre presenze importanti nella vita della donna e un po’ perché il materiale biologico trovato sul cordino non è comunque considerato molto rilevante dagli inquirenti. Si tratta di un Dna debole, «potrebbe trattarsi di una contaminazione» dicono. In definitiva, dalla Scientifica non escono risultati che possano portare a un’incriminazione. Tutt’altro. Ben più nitido è infatti il Dna di Liliana trovato sullo stesso reperto. Significa che lei sì l’ha toccato. E questo elemento depone per il suicidio, ipotesi mai esclusa dagli inquirenti e avvalorata dalle indagini. In primis dall’autopsia che ha escluso qualsiasi violenza e l’avvelenamento. Resta in piedi il soffocamento e se Liliana ha toccato il cordino potrebbe anche averlo stretto. Un suicidio anomalo, anche perché il corpo è stato ritrovato all’interno di due sacchi neri. Chi l’ha messa in quei sacchi? «Erano aperti, è possibile che l’abbia fatto lei stessa», precisa chi sta indagando.
E il marito di Liliana, cosa ne pensa? «Mi fa molto male l’idea che Lilly si sia tolta la vita. Non riesco proprio a immaginarlo. Mi chiedo cosa non ho capito, perché l’ha fatto? Se davvero sarà suicidio resta comunque questo mistero. Perché lei non viveva alcun disagio o almeno io non me ne sono accorto. E questo mi distrugge». Anche lui non crede al quarto uomo: «Non mi sembra possibile». Cosa pensa invece dell’esclusione di Sterpin e Nasti? «Beh, per me Sterpin rimane il responsabile di tante cose. Mi dicono che sta scrivendo un libro sulla vicenda, è meglio che si faccia curare. Salvatore invece non lo riesco proprio a capire, con quei sospetti lanciati su di me. Lui mi ha ferito. Non ci guardiamo nemmeno più».
Nasti aveva parlato dello strano comportamento di Visintin per non aver denunciato subito la scomparsa. «Ma erano le sette di sera ed era andata via di casa la mattina, poteva essere rimasta fuori per qualche motivo». E a tutti quelli che l’hanno accusata, come il fratello di Liliana, Sergio, cosa dice? «Li perdono. Perché, vede, io ho un modo di fare che può indurre certi pensieri... Con Sergio eravamo amici, spero di trovare con lui un nuovo equilibrio, quando la procura chiuderà il caso».
Molti parenti e amici si sono allontanati. «Nove su dieci mi hanno abbandonato». Ma Visintin non è rimasto solo: «Ricevo decine di bei messaggi ogni giorno. Di recente ho avuto anche la bella sorpresa di una signora di Zurigo, mai conosciuta prima, che mi ha mandato dei soldi con un bonifico. Altri lo vogliono fare con Postepay. Voglio dire, c’è anche chi crede in me e mi vuole aiutare. Ringrazio tutti, anche se nessuno potrà mai colmare il vuoto di Lilly e togliermi quest’angoscia che ho dentro».