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 2022  aprile 10 Domenica calendario

Il ritorno di Berlusconi sul palco

Con voce sicura, davanti alla sua gente dopo due anni e mezzo, in gran forma, in un discorso di 40 minuti che poi è il tempo che dedica alla convention dove arriva blindato e blindato se ne va, Silvio Berlusconi dice che questa potrebbe essere la sua «seconda discesa in campo» dopo quella del ’94 che lui stesso rievoca, con punte di rabbia anche, quando lamenta la «persecuzione giudiziaria» e la grottesca esclusione dal Senato» da lui subite. E appare sinceramente e direttamente toccato dai «venti di guerra» che stanno «devastando una nazione importante come l’Ucraina». 
Concludendo all’hotel Parco dei Principi gremito (ben oltre il migliaio i presenti, quadri, dirigenti, parlamentari, tanti giovani, fans) la due giorni «L’Italia del Futuro», kermesse dell’orgoglio azzurro di un partito che mostra di essere ancora vivo, il Cavaliere parla per la prima volta a cuore aperto della guerra, con dispiacere personale. Chiarisce – davanti all’ospite d’onore Antonio Lopez, segretario del Ppe che ringrazia Forza Italia, e con Roberta Metsola, presidente dell’Europarlamento, che invece interviene in video-messaggio – che mai è stata in discussione la «fedeltà all’Europa, all’Alleanza atlantica, all’Occidente», ricorda come abbia «sempre operato cercando di includere anche la Russia in una nuova architettura di sicurezza europea», rivendica di aver tentato di convincere i leader europei a unirsi in una politica estera e di difesa comune: «Purtroppo hanno prevalso gli egoismi». 
Poi, parole senza ambiguità, nette: «Siamo di fronte a una aggressione senza precedenti messa in atto dalla Russia ai danni di un Paese neutrale come l’Ucraina. Una aggressione che anziché portare la Russia in Europa l’ha portata nelle braccia della Cina. Peccato, davvero peccato!». E in un climax: «Non posso e non voglio nascondere di essere profondamente deluso e addolorato dal comportamento di Putin, che si è assunto una gravissima responsabilità di fronte al mondo intero». E la confessione: «L’ho conosciuto 20 anni fa, mi era apparso un uomo di buonsenso, di democrazia, di pace. Peccato davvero...». 
E dunque, chiarito che FI sostiene «senza distinguo» la politica del governo su sanzioni e aiuti all’Ucraina contro un’aggressione che ha già reso evidenti «crimini di guerra» per i quali «la Russia non può negare le sue responsabilità», Berlusconi assicura sostegno politico all’esecutivo. 
E però, dice senza mai nominare Draghi e nemmeno accarezzare troppo i suoi ministri – Gelmini, Carfagna e Brunetta, che si è commosso perché «stiamo facendo le riforme, è un fatto epocale» —, il leader azzurro non fa sconti. Premette che «siamo leali e lo saremo fino alla fine», ma avverte: il governo «non può fare a meno del supporto delle forze politiche, e non può non considerare l’esistenza e la necessità di una normale dialettica parlamentare». In particolare, FI non rinuncerà «all’identità sostenendo provvedimenti che negano i nostri principi», e quindi non consentirà «a nessun governo di mettere le mani nelle tasche degli italiani» e di «colpire la casa, che per noi è sacra». Insomma, nessun passo indietro su catasto e no a nuove tasse: il governo eviti di «porre la fiducia» sulla delega fiscale come sulla giustizia. 
Ma nella giornata in cui FI cerca il rilancio sapendo che «senza di noi non c’è nessuna maggioranza, né di destra né per assurdo di sinistra», ma «bisogna lavorare duramente per continuare a crescere sul piano dei numeri e della qualità», Berlusconi ribadisce la collocazione nel centrodestra. Però specifica: «Siamo diversi dagli amici e alleati e distinti dalla destra con cui siamo e saremo alleati». Non una parola su Salvini, una stoccata invece alla Meloni che «ha perso l’occasione di essere partecipe al rilancio del Paese» decidendo di non entrare nel governo. Ma non è questo il giorno in cui si decide la nuova strategia del centrodestra.
Intanto partirà il «Tour della Libertà» dove si voterà per le Amministrative, annuncia Sestino Giacomoni, il partito sembra presente e operante, la convention è servita. E non può che compiacersene il coordinatore Antonio Tajani, che si guadagna l’elogio del Cavaliere («Da 28 anni non sbaglia mai una parola, una dichiarazione») e gli applausi di una platea che dedica l’ovazione al Cavaliere. Tornato in campo – giura – per restarci.