Corriere della Sera, 10 aprile 2022
Mosca ora si affida al generale Dvornikov
Ci sono voluti 44 giorni e alla fine il Cremlino sembra aver deciso di nominare un comandante unico dell’Operazione militare speciale in Ucraina. Da tempo gli esperti occidentali facevano notare come le varie forze impegnate sui differenti fronti sembrassero non agire in maniera coordinata. Segno evidente della mancanza di un solo centro di supervisione generale. Adesso, secondo una fonte della Bbc, al generale Aleksandr Dvornikov, ex capo del corpo di spedizione in Siria, sarebbe stata assegnata la guida di tutte le truppe in vista della battaglia che dovrebbe portare Mosca a controllare l’intero Sud-Est dell’Ucraina.
Le truppe alle quali era stato affidato il tentativo di conquista di Kiev, poi abortito, e quelle schierate nel Donbass o sulla costa del Mare d’Azov «sembravano competere per ottenere le risorse necessarie, invece di agire in maniera univoca», ha commentato un analista americano parlando con la Cnn. «Invece uno dei princìpi della guerra è l’unità del comando, nel senso che una persona deve avere la responsabilità di tutto: deve coordinare gli attacchi, dirigere la logistica, adoperare le forze di riserva, misurare i successi e gli insuccessi delle differenti ali del fronte e, in base a quello che vede, modificare la strategia».
Questa situazione ha portato probabilmente molti generali russi a doversi impegnare direttamente quasi in prima linea per tenere sotto controllo l’azione dei vari reparti. Da qui le fortissime perdite tra gli alti gradi denunciate dagli ucraini che affermano di aver ucciso almeno sei generali russi. E la morte in combattimento di un altissimo ufficiale è un evento che di solito è estremamente raro, secondo David Petraeus, ex comandante delle forze statunitensi in Afghanistan e in Iraq nonché ex direttore della Cia.
Non è del tutto certo che prima di Dvornikov i russi non avessero una guida unica delle operazioni, il cui nome, magari, non era stato rivelato. Nel caso, sostengono gli analisti occidentali, si sarebbe trattato di un comandante non molto efficiente, visti i risultati.
Dvornikov, sessant’anni, è attualmente alla guida del Distretto militare del Sud, dopo essere stato a capo delle forze in Siria. In quell’occasione i russi adoperarono la cosiddetta «tecnica Grozny», vale a dire bombardamenti massicci e indiscriminati per spianare la strada alle forze di terra mandate poi ad occupare i centri cittadini.
Quella strategia comportò un ampio uso di bombe a grappolo e di armi termobariche, che provocano un alto numero di morti tra i civili. Si teme che lo stesso metodo stia per essere adottato nelle città tenute dall’esercito di Kiev e dai volontari.
Il generale, che ha studiato alla prestigiosa accademia Frunze di Mosca, è stato insignito del titolo di Eroe della Russia proprio per la sua attività in Siria.
In vista di quella che dalla prospettiva di Mosca dovrebbe risultare l’offensiva definitiva, i russi continuano a tentare di fermare i rifornimenti di armi alle forze di Kiev. Anche con rinnovate minacce. Ieri è stata la volta dell’ambasciatore negli Usa Anatolij Antonov: «I Paesi occidentali seguitano a rifornire di armi l’Ucraina. Sono azioni provocatorie e pericolose che possono portare gli Stati Uniti e la Russia sulla strada del confronto diretto». Antonov ha detto ancora una volta che i convogli sono considerati «obiettivi militari legittimi».