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 2022  aprile 09 Sabato calendario

I trattati per spartirsi lo spazio


   

Vietato agli Stati firmatari rivendicare risorse spaziali come la luna
Vietato agli Stati firmatari rivendicare risorse spaziali come la luna
Sempre che la civiltà moderna non finisca in malora, dovremo decidere eventualmente a chi apparterrà lo spazio extraterrestre. Finora il tema è delineato da cinque trattati chiave, a partire dal «Trattato sui principi che governano le attività degli Stati in materia di esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico compresa la Luna e gli altri corpi celesti», in inglese, più sinteticamente, Outer Space Treaty, del 1967, cioè, due anni prima dell’arrivo dell’uomo sulla Luna. Il documento gronda di buona volontà. Prevede, tra l’altro, la proibizione agli stati firmatari di rivendicare risorse spaziali come la Luna, un pianeta o un altro corpo celeste (poiché considerate «patrimonio comune dell’umanità» e quindi «non soggette ad appropriazione nazionale né rivendicandone la sovranità, né occupandoli, né con ogni altro mezzo»). Così gli astronauti, figure ipotetiche al momento della sua stesura, si trasformano in «inviati dell’umanità intera».

Sono propositi altamente nobili, ma tengono poco conto dei comportamenti umani in situazioni paragonabili del passato, nella spartizione di immensi territori e spazi assolutamente sconosciuti, come nel caso del Trattato di Tordesillas del 1494 che divise il globo (allora perlopiù inesplorato) tra il Portogallo e la Spagna. L’accordo (che fu una reazione alla scoperta dell’America da parte di Colombo) prevedeva la divisione del mondo extraeuropeo in un duopolio esclusivo tra gli Imperi spagnolo e portoghese lungo il meridiano nord-sud a 370 leghe (1.770 km) a ovest delle Isole di Capo Verde. Le terre a est della linea sarebbero appartenute al Portogallo e quelle a ovest alla Spagna, una spartizione che spiega perché il Brasile è un paese di lingua portoghese, mentre il resto dell’America del Sud parla lo spagnolo.
Al momento della firma però non si sapeva praticamente nulla del Sudamerica, e tantomeno dei territori nell’Oceano Pacifico, dove passava l’antimeridiano speculare che completava la divisione in due del globo: fu un problema quando si scoprì che l’antimeridiano del Pacifico passava per le Molucche, isole ricche di spezie. Finirono ai portoghesi in cambio di un ricco indennizzo alla Spagna. Le emergenti potenze marittime protestanti, l’Inghilterra e l’Olanda, si rifiutarono di riconoscere un accordo che vietava loro di muoversi liberamente nel mondo, come anche la Francia cattolica, il cui Re, Francesco I (1494-1547), dichiarò: «il Sole splende per me come per altri. Vorrei vedere la clausola del testamento di Adamo che negherebbe la mia quota del Mondo».
Il contrasto vive ancora. Il Trattato di Tordesillas è, per esempio, citato dagli argentini per sostenere la perenne controversia con la Gran Bretagna sul possesso delle isole Falkland/Malvine. Aldilà dei rimasugli storici, rivendicare il controllo su ciò che non si conosce può essere pericoloso. Oltre al fatto che l’accordo tra le parti «iberiche» sia stato per secoli una fonte di guai, è suggestivo come né il Trattato di Tordesillas né l’Outer Space Treaty abbiano considerato che le «terre/corpi celesti» da scoprire potrebbero appartenere già ad abitanti in loco… Gli spagnoli e i portoghesi ebbero l’enorme fortuna di possedere armi superiori a quelle dei «nativi». Chissà cosa troveremo noi tra le stelle…