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 2022  aprile 09 Sabato calendario

Nel raid a Tel Aviv 3 gli israeliani morti Ucciso a Jaffa il killer palestinese

È salito a tre il bilancio delle vittime dell’attentato di giovedì sera nella centralissima via Dizengoff di Tel Aviv. Ieri, un terzo cittadino israeliano – un allenatore di 35 anni – è morto in ospedale, per le gravi ferite riportate: si aggiunge ai due giovani di 27 anni assassinati la sera stessa al pub in cui si trovavano. L’autore dell’attentato è stato ucciso, invece, ieri all’alba dopo che gli uomini dello Shin Bet lo avevano rintracciato vicino a una moschea di Jaffa.
Si chiamava Raed Fathi Hazem, aveva 29 anni e viveva nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Secondo una versione preliminare dell’accaduto, l’uomo ha aperto il fuoco sugli inseguitori ed è stato colpito a sua volta. I servizi di sicurezza israeliani ritengono che il palestinese abbia organizzato l’attentato da solo e che sia entrato in territorio israeliano attraverso un varco nella “barriera di sicurezza”. Intanto, Israele ha chiuso il valico di Gilboa con la Cisgiordania, nei pressi di Jenin, al termine di una riunione di sicurezza presieduta da Naftali Bennett. Al tempo stesso, il premier ha ordinato di indagare se i familiari dell’attentaore siano coinvolti nell’attacco. In un video diffuso sui social, il padre dell’attentatore ha lodato l’azione del figlio, mentre i media hanno segnalato una marcia a Jenin in onore dell’autore dell’attacco dopo l’esultanza l’altra sera dei leader dei fondamentalisti di Hamas.
Dal canto suo, il ministro della Difesa, Benny Gantz, ha detto che saranno «ampliate le operazioni contro l’ondata terroristica» e che i responsabili «pagheranno un pesante prezzo». Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, tenta intanto di correre ai ripari «condannando la morte di civili israeliani», ribadendo che l’uccisione di palestinesi e israeliani conduce solo a un «deterioramento della situazione» in un periodo segnato dal Ramadan, dalla Pasqua ebraica e da quella cristiana. Abu Mazen ha, poi, sottolineato il «pericolo delle continue incursioni sulla Moschea al-Aqsa e le azioni provocatorie di gruppi di coloni estremisti».