Il Fatto, il Giornale, 9 aprile 2022
Dare del «bimbominkia» è un reato
Innanzitutto: «bimbominkia» o «bimbominchia»? Con la lettera «k» o con la lettera «c», cambia poco; anche se, forse, la «c» rende meglio l’idea. Tuttavia la Cassazione (che nessuno mai si sognerebbe di scrivere «Kassazione»), occupandosi del termine per ragioni d’ufficio, mutua la grafia indicata sulla Treccani che – senza fallo – opta per la «k». Offrendo del «sostantivo spregiativo» sotto esame la seguente definizione: «Nel gergo della Rete, giovane utente dei siti di relazione sociale che si caratterizza, spesso in un quadro di precaria competenza linguistica e scarso spessore culturale, per un uso marcato di elementi tipici della scrittura enfatica, espressiva e ludica (grafie simboliche e contratte, emoticon, ecc.)». Una spiegazione che, di primo acchito, non farebbe pensare a una madornale offesa, soprattutto alla luce degli epiteti ben più pesanti di cui il web trabocca. Eppure per la Suprema corte «bimbominkia», è una parola che integra il reato di «diffamazione aggravata». Se gli «ermellini» sono giunti a questa conclusione avranno certo le loro buone ragioni, benché agli occhi di noi semplici bimbominkioni la cosa sembra un tantino esagerata. E chissà se dello stesso parere sono pure illustri opinionisti come Marco Travaglio che per il suo «amico» Matteo Renzi ha simpaticamente coniato proprio il soprannome di «bimbominkia», o Selvaggia Lucarelli specialista nel dare del «bimbominkia» un po’ a tutti (in primis Fedez e Madonna) salvo che a se stessa.
Ma da cosa è nato il pronunciamento dei giudici del «Palazzaccio»? Tutto è nato dalla querela presentata dall’animalista Enrico Rizzi che si era beccato del «bimbominkia» da una gentile signora all’interno di un gruppo Facebook con 2.297 iscritti. Ora la Cassazione gli ha dato ragione, in quanto il termine «definisce una persona con un quoziente intellettivo sotto la media».
Una curiosità non da poco: lo stesso Rizzi, tempo fa, era stato condannato per diffamazione dopo aver definito «vigliacco» e «infame» il presidente del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, Diego Moltrer, a causa del suo appoggio alla cattura dell’«orsa Daniza» nel 2014. Una vicenda davvero bestiale.