il Giornale, 9 aprile 2022
Intervista a Marion Maréchal Le Pen
Marion Maréchal Le Pen, che ha abbandonato il Rassemblement National, è pronta a sostenere Marine al ballottaggio. Anche il candidato all’Eliseo di Reconquête!, il polemista Eric Zemmour, ha aperto alla «unità delle destre».
Sosterrà sua zia Marine se Zemmour dovesse restare fuori dal secondo turno?
«Ho già dichiarato il mio sostegno a Marine Le Pen in caso di ballottaggio contro Macron, il problema però è più complesso. Ho sempre sostenuto la necessità di arrivare in Francia alla creazione di una coalizione di centrodestra sull’esempio italiano, come peraltro desiderano i nostri elettori. Fino a ieri né il Rassemblement National né i Repubblicani hanno voluto intraprendere questo percorso e ciò è il motivo della discesa in campo di Eric Zemmour, che ha colmato questo vuoto politico avviando la ricomposizione a destra».
Con Zemmour avete forse reso Marine Le Pen più «moderata» agli occhi dei francesi?
«L’estremizzazione della figura di Zemmour è un’operazione mediatica per cercare di disinnescare un fenomeno politico e sociale inaspettato. Grazie a Zemmour, per la prima volta nella storia della destra francese, stiamo assistendo alla comunicazione tra due blocchi della destra che fino a ieri erano inconciliabili. Questo è il motivo per cui Zemmour fa paura a Macron e alla sinistra, perché è l’avversario non gestibile che può arrivare alla vittoria».
La gestione di Emmanuel Macron del dossier sulla guerra in Ucraina è molto apprezzata a prescindere dalla parte politica.
«In realtà no, anzi il bilancio diplomatico della gestione Macron è molto deludente. Il nostro presidente crede che basti la comunicazione a fare la politica ed è molto abile e cinico a gestire il marketing come dimostra un video divenuto virale in cui, nel giro di pochi minuti, prima dichiara con enfasi alla stampa francese il proprio pessimismo sui negoziati nella crisi ucraina e subito dopo dichiara con la stessa enfasi alla stampa estera il proprio ottimismo sugli stessi negoziati».
Emmanuel Carrère ha detto che voterà per Macron e che quella del presidente è una «destra che include e aggrega».
«Mi pare di capire che Emmanuel Carrère abbia un concetto di destra un po’ bizzarro. Parliamo di un presidente, Macron, che ha affermato che non esiste una cultura francese, che porta avanti politiche di annientamento dell’identità della nostra nazione e che è fortemente progressista sui temi etici. Oltre a essere il presidente che ha fatto entrare più immigrati in suolo francese nella storia recente. La sua maggioranza in Parlamento ha come perno il Partito socialista. Di sicuro è la destra dei sogni per chiunque sia di sinistra».
Potrebbe, nel breve, nascere un’Europa più politica. Concorda sulla difesa comune dell’Unione europea?
«In linea di principio sono sicuramente d’accordo con la costruzione di difesa comune europea nell’ottica dello sviluppo di un’autonomia strategica del nostro continente, nel solco della tradizione francese incarnata in primis da De Gaulle. Il problema è che una difesa comune presuppone appunto una politica estera comune, cosa di cui l’Europa oggi è priva».
Persiste il tema della «sottomissione»: quello posto da Michel Houellebecq.
«Questo è il motivo per cui Zemmour ha riscosso così tanto successo in così poco tempo. Da intellettuale ha teorizzato, scritto e affermato nell’opinione pubblica e nel dibattito mediatico, le conseguenze per la Francia del fallimento del modello multiculturalista promosso dalle sinistre».