Corriere della Sera, 9 aprile 2022
Intervista a Vincenzo Nibali
«Dove sono oggi? Sulla luna. A 37 anni penso di averci passato quasi un anno e mezzo ad allenarmi. Quando sono atterrato per la prima volta, nel 2007, qui non prendeva nemmeno il telefono. Oggi c’è internet ma resta un posto abitato solo da ciclisti e astronomi».
Su quale versante della luna si trova, Vincenzo Nibali?
«Ai 2.152 metri della cima del Teide, a Tenerife: zero alberi, zero distrazioni, pochi esseri umani: perfetto per allenarsi e osservare le stelle, se reggi la solitudine. Sto concludendo le mie tradizionali due settimane di preparazione prima del Giro d’Italia. Domani volo a Catania per il Giro di Sicilia senza passare da casa».
La sua 18ª stagione da professionista non è cominciata benissimo.
«No. Ho disputato soltanto 12 giorni di gara, metà del solito. A febbraio ho contratto il Covid, curato a casa senza problemi apparenti. A contagio concluso, dopo essere risalito in bici, il tracollo: una notte sono stato così male che ho detto a mia moglie di chiamare l’ambulanza. Deliravo. I problemi alle vie respiratorie sono durati giorni e giorni. Mi sentivo uno straccio».
Ha approfondito?
«Credo che molti di noi abbiano sottovalutato l’infezione cercando di recuperare troppo in fretta, non a caso tanti colleghi sono fuori uso. Per questo, conclusa la Coppi & Bartali sono venuto in altura invece di gareggiare: volevo riprendermi completamente».
Ci è riuscito?
«Sì, ma sono in ritardo rispetto ai programmi. Correrò le quattro tappe siciliane, poi Freccia Vallone e Liegi, e poi volerò a Budapest per la partenza del Giro d’Italia. Negli anni ho imparato a fare buon viso a cattivo gioco: devi cavartela con quello che hai».
Tutti fragili tranne Pogacar che vola sempre e ovunque.
La Sicilia nel cuore Ma quanti pericoli per chi pedala
Mio padre ha rischiato di essere travolto
«È incredibile. In tv sembra che gli venga tutto facile, standogli a fianco ancora di più: non ho mai visto un corridore così dotato e così rilassato in gara. Mi ricorda me agli inizi, quando tutto veniva facilissimo».
Come fa un fuoriclasse a capire che un suo collega è ancora più fuoriclasse di lui?
«Nel caso di Tadej basta guardare come risale il gruppo, mi creda».
Punti deboli?
«Io sono entrato in crisi dopo la vittoria al Tour del 2014, quando per la prima volta ho sofferto la pressione esterna: prima mi addormentavo ovunque, poi tutto è diventato meno naturale».
Il Giro d’Italia quest’anno le dedica la 5ª tappa che arriva a Messina, a casa sua.
«Grande onore e grande emozione. Per me ormai casa è Lugano ma il mio cuore, i miei genitori e i miei amici sono in Sicilia. Con un solo cruccio».
Quale?
«I pericoli per chi pedala. Dieci giorni fa a Taormina un gruppo di 15 ciclisti (tra loro anche mio padre) è stato falciato da una macchina. Lui era in testa ed è rimasto illeso, sette sono finiti all’ospedale, uno è grave. Mi allenerò a Messina fino a Pasqua ma raddoppiando le attenzioni».
Pogacar
fenomeno: non ho mai visto un corridore così dotato e al tempo stesso rilassato
Lei dopo il Giro d’Italia ha in programma il Tour.
«Sulla carta sì. Ma ho deciso che dopo l’arrivo a Verona metterò un punto e deciderò il da farsi. Correre Giro e Tour significherebbe di fatto terminare la stagione a Parigi e invece io vorrei concluderla in maniera diversa, magari preparando bene il Lombardia che ho già vinto due volte».
Sarà la sua ultima stagione?
«Non rispondo mai, perché non so cosa rispondere. Anzi, non so cosa fare. Non riesco a pianificare il mio ritiro, come fanno altri atleti, a dire il giorno X dopo la corsa Y sarò un ex corridore. Penso a un finale che arrivi all’improvviso per ispirazione, ma non ho ancora capito da cosa dovrebbe essere ispirato».
Cosa le manca, lì sulla luna del Teide.
«Mia moglie e mia figlia, che non vedrò fino a Pasqua. Dopo 15 anni di Teide non mi sono ancora del tutto abituato alla solitudine».
Com’è il Giro di Sicilia che parte martedì da Milazzo?
«Impegnativo ma non durissimo, stimolante e insidioso. Come la Sicilia».
Ha sentito Sonny Colbrelli dopo l’arresto cardiaco?
Smetterò senza preavviso, non sono il tipo che pianifica
E ho ancora voglia di correre
«Gli ho scritto di godersi la famiglia, che per noi ciclisti è sempre lontana. Per pensare al ciclismo ha tempo».