Corriere della Sera, 9 aprile 2022
Il murale di Manara a Padova
La tecnica è quella del tattoo wall, una sorta di affresco-murale che Milo Manara ha utilizzato per raccontare (e celebrare) la profonda (e antica ) relazione tra l’Ateneo di Padova e l’anatomia «affondando le radici nel passato per accompagnare e proiettare i giovani anatomisti del futuro verso le nuove frontiere della ricerca».
Con questo spirito Manara, fumettista e illustratore che ha saputo come forse nessun altro avvicinarsi alle più diverse esperienze creative (da Hugo Pratt a Federico Fellini, ad Alejandro Jodorowsky) ha così affollato i 225 metri quadrati dello scalone monumentale dell’Istituto di via Falloppio con le figure dei grandi anatomisti (Antonio Maria Valsalva, Bartolomeo Eustachio, Andrea Vesalio, Giovanni Battista Morgagni, Marcello Malpighi, Gabriele Falloppio) passati da questa cattedra. Una cattedra dove uno di loro (Vesalio) avrebbe prodotto il De humani corporis fabrica, il trattato che nel 1542 rivoluzionò l’anatomia umana.
Sempre a Padova, d’altra parte, sarebbe stato eretto nel 1595 il primo teatro anatomico al mondo (ancora perfettamente conservato a Palazzo del Bo) e ancora a Padova (nel 1922, in un’area adiacente all’Ospedale Giustinianeo) sarebbero stati realizzati, su progetto dell’architetto aretino Guido Fondelli, gli Istituti anatomici destinati a proseguire (con la creazione di un nuovo teatro anatomico e di nuovi spazi per la Biblioteca e i Laboratori) la tradizione dei grandi anatomisti che nei secoli avevano insegnato nell’Ateneo.
«Nella prima parete – ha spiegato Manara durante l’inaugurazione di ieri – ho raffigurato in chiave allegorica la frase “Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae”, meravigliosa dichiarazione che fin dall’ingresso dell’antico Teatro anatomico di Palazzo del Bo ci ricorda che in quel luogo si studiava il corpo dei morti per imparare a guarire i vivi».
Nel segno di Klimt
Un Albero della vita lega le immagini sui 225 metri dello scalone monumentale
Nella seconda Manara ha invece preso spunto dal frontespizio del De humani corporis fabrica di Vesalio per presentare le figure di altri importanti scienziati che hanno insegnato a Padova. La terza parete è infine dedicata ai nuovi medici e alle entusiasmanti possibilità della chirurgia moderna, a cominciare dal trapianto degli organi. Orizzonti che, secondo Manara, «proiettano idealmente l’umanità verso un’ipotetica eternità» metaforicamente illustrata sul soffitto da una volta stellata come quella della Cappella degli Scrovegni di Giotto (ma attualizzata alla visione dei moderni telescopi) dove volano un Adamo e una Eva primordiali, a rappresentare il ciclico inizio della vita dopo la morte.
A legare le diverse immagini del murale è un Albero della vita ispirato all’omonimo dipinto di inizio Novecento di Gustav Klimt a cui rimandano anche i suoi celebri e ormai perduti Quadri delle facoltà, il ciclo di dipinti che l’artista realizzò per decorare il soffitto dell’Università di Vienna, dedicati rispettivamente alla Filosofia, alla Medicina e alla Giurisprudenza.
«Abbiamo deciso di affidare questo affresco a Milo Manara – ha spiegato il direttore del dipartimento di neuroscienze, Raffaele di Caro – per rinsaldare e rilanciare il dialogo tra saperi e linguaggi artistici che questa università ha sempre coltivato ma anche per creare un’opera “vicina” all’anatomia moderna, una scienza che ha rivoluzionato lo studio della medicina e la formazione del medico».
Un modo per festeggiare anche Padova con la sua università che nel 2022 celebra il suo ottocentesimo anno di vita con un calendario di eventi lungo diciotto mesi (iniziato nel 2021, si concluderà nel 2023). Mentre, accompagnato da Milo Manara, l’Istituto di Anatomia si appresta a superare il suo primo secolo di vita.