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 2022  aprile 09 Sabato calendario

Anche gli ucraini sono spietati

Quattro soldati sono a terra. Un blindato è pochi metri più avanti. Ci sono una valigia e altri oggetti per nulla marziali appesi all’armatura, forse il frutto di saccheggi. Sulla scena si muovono altri 6 soldati. Per le bande bianche che hanno sulle braccia, quelli a terra sembrano russi. Uno ha le mani legate dietro la schiena. In piedi, i vincitori, appaiono dalla parte ucraina. Non hanno remore a mostrarsi in video. Sembrano gli attimi successivi a una imboscata riuscita. I russi a terra sono tutti immobili tranne uno che si lamenta debolmente. Un ucraino dice «lascialo stare», l’altro ribatte «no, non voglio lasciarlo stare». E spara. Più volte. Fino a ucciderlo. È il filmato di un’esecuzione barbara di prigionieri di guerra che circola da giovedì su Telegram e che si conclude con Slava Ukraine, «gloria all’Ucraina».
Il Corriere ha individuato il sedicente comandante del reparto di assassini. Si chiama Mamuka Mamulashvili e rivendica l’orrore come conseguenza dei suoi ordini. Mamulashvili si presenta come ufficiale della «Legione nazionale georgiana» che combatte in Ucraina a fianco del governo di Kiev. In effetti, almeno uno del reparto che ha sparato ai prigionieri russi parla russo con accento georgiano. E, in ogni caso, è lo stesso ufficiale Mamulashvili a riconoscere proprio quella pattuglia come ai suoi ordini. «L’abbiamo detto sin dal principio, noi non facciamo prigionieri», è l’allucinante spiegazione del comandante.
La Bbc ha esaminato il video dell’esecuzione con tecniche di riconoscimento satellitare e incrociando i dati a disposizione. Dall’indagine risulta che l’eccidio sarebbe avvenuto durante il ritiro dell’esercito di Mosca dalle aree a nord di Kiev. In particolare, sulla strada tra Dmytrivka e le zone di Irpin e Bucha. Già nei giorni scorsi erano state segnalate alcune unità russe rimaste isolate in un ritiro non particolarmente ordinato. Oppure quell’unità si era attardata per caricare il blindato di oggetti rubati nelle case ucraine. In ogni caso l’imboscata dei miliziani georgiani ha avuto successo e si è conclusa in quel modo disgustoso.
La ricostruzione
L’esecuzione sarebbe avvenuta durante il ritiro di Mosca dalle aree a nord di Kiev
Non è la prima volta che emergono prove di violenze gratuite da parte ucraina. Ci sono immagini di violenze barbare nei confronti di presunti saccheggiatori o di possibili infiltrati. Calci in faccia, a persone già a terra, file di uomini al muro, terrorizzati, maltrattati e umiliati. Uno lasciato senza mutande davanti ai kalashnikov. Un altro video mostra dei prigionieri russi, già inoffensivi, che vengono gambizzati a freddo, uno dopo l’altro, in mezzo a soldati ucraini. Senza che nessuno intervenga per fermare il responsabile. In quell’occasione si disse poi che il soldato ucraino autore del gesto fosse appena tornato in reparto dopo aver seppellito moglie e figlio uccisi da un bombardamento. Il presidente Zelensky aveva bollato come inammissibile quel comportamento e annunciato un’inchiesta. Non se ne sa ancora nulla.
Ieri è toccato al ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba. «Bisognerà esaminare le prove e i colpevoli dovranno essere individuati e puniti». La posizione ufficiale dell’Ucraina, in sostanza, è di non negare ogni responsabilità com’è invece la strategia comunicativa russa.
Kiev si mantiene ferma sull’idea che simili comportamenti siano inaccettabili. Non riesce però ad impedirli e, al momento, a guerra in corso, neppure a perseguirli.