Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  aprile 09 Sabato calendario

Peskov nel mirino dei falchi


Le difficoltà sul campo e lo scontro sempre più duro con l’Occidente stanno facendo salire la tensione all’interno del gruppo di potere che ruota attorno a Vladimir Putin. Tra i luogotenenti volano parole grosse, fino ad accusare implicitamente i rivali di «stupidità o tradimento». Si starebbero formando due fronti contrapposti sempre più bellicosi e compatti: da un lato i falchi che gli esperti hanno denominato «quelli dell’andare fino in fondo»; dall’altro chi vorrebbe arrivare a una conclusione onorevole e negoziata dell’Operazione militare speciale in Ucraina. Il più esposto delle colombe è senz’altro Dmitrij Peskov, il portavoce di Putin che fino a poche settimane fa era noto tra i giornalisti per i suoi toni felpati e moderati. Dal 24 febbraio è cambiato tutto, ma non abbastanza, evidentemente. Nei giorni scorsi Peskov ha parlato bene del noto attore Ivan Urgant che si era espresso contro la guerra definendolo «un grande patriota». È stato subito preso di mira dal super-falco Ramzan Kadyrov che ha tuonato acidamente contro di lui: «Parla di discutibili patrioti che poi scappano all’estero e non dice nulla di me che sono stato promosso generale a due stelle».
Giovedì Peskov si è lasciato sfuggire un commento troppo «umano» sulla guerra: «Abbiamo perdite significative e per noi è un’enorme tragedia». Immediatamente è insorto il segretario generale del partito putiniano Russia Unita Andrej Turchak: «Quali sono queste perdite significative? E quali non lo sono? E gli otto anni di vittime del genocidio nel Donbass? È stata per noi una tragedia semplice e quella di ora è invece una tragedia enorme? Propongo di portare a forza questi tribuni moscoviti nel Donbass. Così avranno un’illuminazione». Il dirigente ha poi aggiunto che dissonanze all’interno del potere sono pericolose e ha citato un politico prerivoluzionario che si chiedeva se «erano frutto di stupidità o di tradimento». Subito dopo si è mosso un canale Telegram che fa capo a Evgenij Prigozhin, il cosiddetto cuoco di Putin, presunto capo della milizia privata Wagner. Il canale ha comunicato al milione di persone che lo segue: «Cessiamo di pubblicare i dubbi commenti che Peskov rilascia ed esortiamo anche altri ad unirsi al boicottaggio». Secondo il politologo Mikhail Komin, lo scontro è tra due partiti ben definiti. Da un lato Peskov, la governatrice della banca centrale Elvira Nabiullina e il capo della delegazione russa Vladimir Medinsky. Assieme a dirigenti e ministri economici, si rendono conto delle enormi difficoltà della Russia e premono per una intesa accettabile per uscire dal pantano. Dall’altro Kadyrov, lo speaker della Duma Volodin e l’ex presidente Medvedev che spingono per portare fino alle estreme conseguenze l’azione militare.