Corriere della Sera, 9 aprile 2022
La brigata Azov si prepara alla morte sposandosi (da remoto)
PAVLOGRAD (Dnipro) Resiste il Reggimento Azov. «Difendiamo ogni metro della città. Sappiamo che trattenere a Mariupol almeno 10-15 gruppi tattici russi, permette alle Forze Armate ucraine di organizzare le difese e la controffensiva su tutto il territorio nazionale», dice il vice comandante del distaccamento di Mariupol, capitano Sviatoslav Palamar detto drug Kalyna, amico Kalyna. Parla di destino vittorioso per il popolo ucraino, cita antiche battaglie, assicura che nessuno intende cedere. Ma tutti, lui compreso, si preparano al peggio.
«Questa settimana – dice in un video filtrato dall’assedio – cinque coraggiosi soldati del Reggimento si sono sposati».
L’hanno fatto a distanza, ovviamente, forse con un semplice messaggio. È un favore che i comandi militari concedono di solito ai militari feriti a morte. Sul letto della loro agonia un cappellano compiacente finge di sentire il loro «sì lo voglio» per poter dare alla compagna che, magari ha già un figlio, che magari è con lui da anni, gli stessi diritti di una moglie: in sostanza la pensione di reversibilità.
I comandi di Kiev hanno concesso il tragico matrimonio ai soldati di Azov e alle loro ragazze. Bombe e missili cadono in continuazione e, invece che miele, a loro tocca sfiorare ogni momento la morte.
Una telecamera tipo GoPro inquadra il recinto di una casa unifamiliare, poi si abbassa e mostra un cumulo di cadaveri di soldati russi. Almeno dieci. Sono stati messi uno sopra l’altro per non intralciare il passo.