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 2022  aprile 09 Sabato calendario

Il viaggio a Kiev di Ursula von der Leyen


KIEV È lungo e lento il viaggio che in treno porta dalla Polonia a Kiev, da un Paese in pace con la guerra alle porte e un Paese che è in guerra. All’aeroporto di Rzeszow è dispiegata la contraerea poco lontano da dove atterrano i voli civili. Il punto di ritrovo con il team della Commissione europea per accompagnare la presidente Ursula von der Leyen nel suo viaggio a Kiev è un hotel non lontano dall’aeroporto, pieno di americani in forza alla Nato. Con lei c’è anche l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri Josep Borrell.
Si parte a mezzanotte e mezza dalla stazione ferroviaria di Przemysl, che in queste settimane sta accogliendo i profughi ucraini, scortati fino al treno dai militari polacchi. Le misure di sicurezza sono molto elevate e la richiesta è di conservare lo smartphone in uno speciale involucro che ne scherma la posizione una volta superato il confine. Sullo stesso treno viaggiano anche il premier slovacco Eduard Heger e una delegazione di europarlamentari. Dopo dodici ore e mezza di viaggio, la missione arriva alla stazione di Kiev intorno alle 14 ora locale, sacchi di sabbia e militari armati ad aspettarci. Gli elmetti che consegnano sono nuovi, prodotti in Romania, e anche il giubbino antiproiettile ha ancora l’odore della plastica. Forse sono parte delle dotazioni che da settimane gli Stati membri stanno fornendo all’Ucraina, equipaggiamento protettivo ma anche armamenti.
L’Ucraina deve emergere dalla guerra come un Paese democrati-co. Assieme agli altri donatori internazio-nali siamo pronti a ricostruire Ora tutto desta preoccupa-zione ma ci sono anche enormi opportunità perché il Paese ripartirà da zero
Prima di arrivare, la presidente ha spiegato al ristretto gruppo di giornalisti che era con lei sul treno, tra cui il Corriere della Sera, il senso del viaggio: «Vogliamo portare il nostro forte sostegno agli ucraini e dare loro una speranza». «Il nostro messaggio – aggiunge Borrell – è che l’Ucraina ha il controllo del suo territorio, delle sue infrastrutture, si può viaggiare». La presidente è visibilmente stanca, in quarantotto ore è passata da Strasburgo, Sofia, Stoccolma per poi raggiungere Kiev. Ma è determinata a dare un segnale forte agli ucraini. E quel segnale è nella cartellina gialla e blu – i colori nazionali – con il titolo «Questionario» che von der Leyen ci mostra con orgoglio: è il documento redatto dai tecnici della Commissione, che «hanno lavorato giorno e notte». È il documento a cui deve rispondere Kiev per aiutare l’esecutivo comunitario a redigere l’opinione da sottoporre al Consiglio per la richiesta di adesione. E la presidente sa che nel processo «l’importante è il tono della nostra opinione, stiamo lavorando a stretto contatto con gli ucraini». Il Paese ha «un urgente bisogno di aiuto» sottolinea von der Leyen, che ricorda che «gli Ucraini sono parte della famiglia europea» e lo ripeterà poi anche durante la conferenza stampa con il presidente Zelensky. «L’Ucraina deve emergere dalla guerra come un Paese democratico – prosegue —. Insieme agli altri donatori internazionali siamo pronti a ricostruire e riformare il Paese. Ora tutto desta preoccupazione ma ci sono enormi opportunità perché il Paese partirà da zero».
La prima tappa della visita è a Bucha: «Qui è successo l’impensabile. Abbiamo visto il volto crudele dell’esercito di Putin, l’incoscienza e la freddezza con cui hanno occupato questa città. Qui a Bucha abbiamo visto la nostra umanità distrutta», ha detto la presidente, accompagnata dal premier ucraino, Denys Shmyhal. Davanti a loro i sacchi neri con alcuni dei corpi riesumati per l’indagine aperta da Kiev, a cui contribuisce anche la Ue, per crimini di guerra.
La cerimonia
Il cero acceso durante la cerimonia nella Chiesa di Sant’Andrea e di Tutti i Santi
Von der Leyen e Borrell hanno partecipato a una breve cerimonia nella chiesa di Sant’Andrea e di Tutti i Santi, dove hanno acceso una candela per i civili barbaramente uccisi dai russi. Lungo la strada la realtà si sovrappone in parte alle immagini che hanno fatto il giro del mondo, auto distrutte, case annerite dal fuoco o scoperchiate dalle esplosioni. Sotto la pioggia di Bucha gli occhi azzurri di von der Leyen sembrano grigi, nello sguardo l’orrore per quello che sa e che le raccontano è accaduto. Il convoglio si è poi spostato in Vokzalna Street, dove sono visibili le carcasse dei cingolati bruciati che bloccano la strada. Von der Leyen e Borrell ascoltano. E fanno promesse. «State combattendo per i nostri valori». La missione è lunga, scandita da incontri e meeting, solo il buio del coprifuoco ne scandisce la fine.