Corriere della Sera, 8 aprile 2022
Intervista a Paola Barale
Paola Barale, 54 anni portati splendidamente, sta recitando a teatro, con un classico della commedia, «Se devi dire una bugia dilla grossa», rivisitata da Garinei, con Paola Quattrini, Antonio Catania, Nini Salerno. Sarà al Teatro Manzoni di Milano fino a domenica e poi altre tappe in giro per l’Italia.
Si è data al teatro perché era stufa di televisione?
«Diciamo che quello che volevo io, non era quello che mi offrivano».
Tipo i reality...
«Non ce l’ho con i reality, ma con i contenuti. Io a litigare e a mettere in piazza i fatti miei, non ci vado. Dopo tanti anni di lavoro, mi sembrava di regredire. E ho detto dei no. In tv vorrei fare l’intrattenimento, una tv che è un po’ sparita».
Così è arrivato il teatro...
«Al momento giusto, quando avevo la maturità per affrontarlo. Mi ha ridato entusiasmo. Facendo le prove con i miei colleghi, giganti del talento, era come fare un corso di recitazione, ma gratis».
Il pubblico veniva a vedere com’era diventata Paola Barale secondo lei?
«Sì, ci sta. La gente è curiosa, si domanda: “Adesso vediamo la Barale che fa?” Del resto mi hanno preso perché sono un nome di richiamo, non perché sono brava...».
E in camerino, amici, parenti, vecchi colleghi della tv che le hanno detto?
«Erano tutti molto stupiti. Dicevano: “Ma non ce l’aspettavamo!”. Quando senti la sala che ride è una grande soddisfazione. Perché a teatro non c’è lo scalda pubblico come in tv...».
Ma lei che farebbe in tv?
«Lo show dei record, Italia’s got talent, Lol. L’intrattenimento puro, forse perché è quello che ho fatto io. Magari sono rimasta indietro, legata ai ricordi».
L’unico reality che ha fatto è stato «Pechino Express».
«Meraviglioso, ma se avessi saputo che era cosi faticoso, non so se l’avrei fatto. Il bello di Pechino è che entri nelle case, nella cultura locale. Vedi come vivono: meno hanno, più ti danno. Pechino Express mi ha insegnato a chiedere aiuto senza imbarazzo: al massimo ti dicono di no».
Di recente ha partecipato al «Costanzo show», Maurizio suo vecchio compagno di lavoro a «Buona domenica».
«Mi ha fatto tanto piacere rivederlo».
E stasera c’è l’intervista di «Belve» con Francesca Fagnani. Una brava giornalista che non fa sconti: lei si è comportata da belva?
«Macché belva, sono una povera scema, anche se ultimamente sono un po’ diffidente».
Negli anni ‘90 era diventata un modello estetico per le ragazze che si pettinavano e vestivano come lei. Adesso è rimasta bella e affascinante.
«Non sono succube della moda: bisogna solo sapersi valorizzare. Io però non mi sono mai piaciuta».
L’età che avanza?
«Detesto invecchiare, hai meno possibilità, meno energie, e avere limiti non mi piace. Poi certo sono grata alla vita, ma non ho mai sentito uno di 80 anni che non vorrebbe averne 30, e un trentenne desiderare di avere 80 anni».
Come ha vissuto il lockdown?
«Sono diventata più responsabile. Potevo passare il lockdown a Ibiza dove ho una casa e invece sono rimasta qui, per stare più vicina ai miei genitori. Mi sono iscritta alla Croce Rossa, perché cercavano volontari per la raccolta alimentare».
Ha un legame serio?
«Non ho una relazione così importante da mettermi un uomo in casa. Sono diventata rigida, ma ho scoperto come si sta bene soli. Non ho bisogno di niente, ho tanti amici. Non mi manca nulla, neanche dal punto di vista sessuale: non ho appeso il cappello al chiodo eh! Ma ognuno va a casa sua».
Lei ha avuto la fortuna di lavorare con i grandissimi della tv. Come li ricorda?
«Mi mancano. Sono stata davvero fortunata. Mike è stato un maestro abbastanza severo; Sandra Mondaini e Raimondo Vianello sono stati speciali, li ho amati moltissimo».