Corriere della Sera, 8 aprile 2022
Intervista a Eric Zemmour
In auto verso il Palais des sports di Parigi, Éric Zemmour parla al Corriere della Francia di oggi e di quella che lui sogna per il 2050, di Putin e di Italia, e del perché crede ancora di potere conquistare l’Eliseo.
Con che spirito affronta il comizio di stasera, l’ultimo prima del voto di domenica?
«Con fiducia e entusiasmo. Facciamo i comizi più grandi, questo dedicato ai giovani l’abbiamo deciso in poche ore e subito abbiamo avuto 4.500 iscrizioni. La nostra campagna è la più dinamica».
Però dopo l’esplosione iniziale i sondaggi la danno in calo, crede ancora di passare al secondo turno?
«I sondaggi in Francia si sbagliano sempre e da vent’anni, pure in Ungheria davano Orbán perdente e ha vinto con 20 punti di scarto. Gli istituti tradizionali non riescono più a cogliere il comportamento politico delle persone. Le applicazioni di intelligenza artificiale come Qotmii invece mi danno qualificato al secondo turno».
Come mai? Esiste un «voto nascosto» a suo favore?
«Sì, perché sono demonizzato dai media e le persone non osano confessare che votano per me».
Negli ultimi giorni lei ha denunciato a gran voce il caso tragico di Jérémie Cohen, il trentenne ebreo di Bobigny morto investito da un tram mentre cercava di sfuggire ai suoi aggressori. Perché secondo lei è una vicenda simbolo?
«Sono immagini orribili, simbolo di quel che sta diventando la Francia, un Paese dove la delinquenza dei minori non accompagnati venuti dal Maghreb nella regione di Parigi è aumentata del 400% in cinque anni. È un imbarbarimento provocato dall’immigrazione e dal lassismo giudiziario. Oggi le donne non prendono la metropolitana dopo le nove di sera, in certo posti non osano mettere la gonna, sono aggredite dai delinquenti venuti dal Sud del Mediterraneo».
Non sta strumentalizzando questa storia a fini elettorali?
«No, la strumentalizzazione sta nel fare silenzio, nel nascondere la realtà ai francesi. Non ho chiamato io il padre di Jérémie Cohen, è stato lui a cercarmi».
Lei è entrato in politica dicendo «Marine Le Pen non vincerà mai». Eppure non è mai stata così vicina a conquistare l’Eliseo. Pensa di avere paradossalmente contribuito a migliorare la sua immagine, a normalizzarla?
«Conosco questo argomento, lo ha lanciato la stessa Marine Le Pen. Io rifiuto le parole della sinistra, penso che la battaglia sia innanzitutto semantica, ma lei rifiuta di combatterla e riprende il linguaggio della sinistra. Marine Le Pen si sottomette intellettualmente e quindi politicamente alla sinistra. Ecco perché adeso quello demonizzato sono io. Ma state tranquilli, se per caso dovesse andare lei al secondo turno e non io, Marine Le Pen tornerebbe a essere messa all’angolo all’istante, e vedremmo di nuovo le grandi manifestazioni scandalizzate, il teatro dell’antifascismo come diceva l’allora premier socialista Jospin».
Ma è ancora convinto che Le Pen non vincerà?
«Sì, perché se anche dovesse passare al secondo turno nessun esponente della destra inviterà a votare per lei. Al contrario, se mi qualifico io raccoglierò il voto dei Républicains, molti dei quali hanno già annunciato di sostenermi. Sono io l’unico candidato credibile della destra, l’unico capace di riunirne le diverse anime. È questo l’unico modo per battere Emmanuel Macron».
In caso di duello Macron-Le Pen, lei passerà dalla parte di Marine Le Pen?
«Ci penseremo. Per adesso sono convinto di andarci io, al duello finale».
Il Cremlino
Dissi che ci vorrebbe un Putin francese perché voglio un patriota alla guida della Francia. Però condanno l’invasione dell’Ucraina: io sono per le sovranità nazionali
Che cosa farebbe per prima cosa un Éric Zemmour presidente?
«La prima misura sarebbe organizzare un referendum sulle mie proposte sull’immigrazione zero: stop ai flussi migratori, espulsione dei delinquenti stranieri, dei clandestini, soppressione dello ius soli e degli aiuti sociali per gli stranieri. Nessuna autorità, giudiziaria o europea, potrà opporsi alla volontà del popolo francese».
E se invece niente Eliseo?
«Farò il capo dell’opposizione».
In un’intervista al «Corriere» lo scrittore Emmanuel Carrère ha detto che «la sua lettura della storia francese è costernante, spaventosa», specie riguardo a Vichy. Come mai lei che ama la storia e le citazioni non è riuscito ad avere l’appoggio di scrittori e intellettuali?
«Scrittori e intellettuali sono intervenuti molto poco in questa campagna elettorale. Il signor Carrère può pensare quello che vuole, la mia visione della storia di Francia abbraccia 1500 anni, non i quattro anni di Vichy. Carrère potrebbe leggere prima il mio libro Destin Français, e poi passarlo a sua madre Hélène Carrère d’Encausse che, lei sì, è una grande letterata. E sono sicuro che sua madre sarà più vicina a quel che dico di quanto non lo sia lui».
Dopo l’invasione russa dell’Ucraina è riemersa la sua frase «ci vorrebbe un Putin francese». Ne è pentito?
«No, mantengo quel che ho detto perché intendevo dire che ci vuole un patriota alla testa della Francia».
Ma ha raso al suolo Grozny, Aleppo e adesso sta devastando l’Ucraina.
«Putin ha metodi rudi, violenti. È russo. I russi hanno una storia violenta da sempre. La Russia non è la Svezia o la Norvegia, è così. Ma io non sono russo, sono francese».
E condanna l’invasione dell’Ucraina?
«Sì, perché io difendo le sovranità nazionali e quindi anche la sovranità ucraina».
Se lei sarà eletto privilegerà in Europa i rapporti con Polonia e Ungheria. Che ne sarà dell’attuale asse Francia-Italia basato anche sulla relazione Macron-Draghi?
«Potremo fare molte cose assieme all’Italia, un Paese che amo, il mio preferito dopo la Francia».
Marine Le Pen è alleata con la Lega di Salvini. Lei ha rapporti privilegiati con un partito italiano?
«Per adesso no, ma Marion Maréchal che mi sostiene sì (è sposata con l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Vincenzo Sofo, ndr), e ha molti contatti in Italia e in Europa il deputato europeo Jérôme Rivière che fa parte della mia squadra».
Se vinco...
La prima misura sarebbe organizzare un referendum sull’immigrazione zero: stop ai flussi migratori, espulsione dei delinquenti stranieri
Dicono di lei che è il candidato del ripiegamento nel passato. Guardiamo al futuro, come vede la Francia dei prossimi anni?
«Se io non sarò eletto, nel 2050 vedo una Francia africana, dove la popolazione originaria europea sarà stata sostituita. Se sarò presidente, vedo invece una Francia che sarà rimasta la Francia, europea e cristiana».