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 2022  aprile 08 Venerdì calendario

Armi di guerra


Sembra ieri. Dal campo dicevano che agli ucraini restavano munizioni per appena una settimana e i russi avevano viveri per tre giorni. Calcoli avventurosi, notizie uscite dalla nebbia di guerra e rivelatesi infondate: non erano fake news, ma proiettili di propaganda. Dopo un mese, il tema dei rifornimenti è ancora al centro della strategia Nato, con posizioni non sempre uniformi.
Gli schieramentiI Paesi baltici, Londra e un’ala dell’amministrazione Usa si sono espressi in favore di equipaggiamenti pesanti, soprattutto tank e artiglieria. Francia, Turchia, Germania sono apparse più prudenti. Le posizioni, però, fluttuano influenzate dalle notizie che arrivano dai fronti. Siamo partiti dalle armi «difensive» – che non esistono – per poi passare ai sistemi missilistici fino ad arrivare ai carri armati indispensabili ai «difensori» per tenere e avanzare. È stata la Slovacchia a mandare un «lotto» iniziale di carri T72 e blindo. Tuttavia non sappiamo ciò che non sappiamo, come disse l’ex segretario alla Difesa Donald Rumsfeld: il materiale potrebbe arrivare ma nessuno lo ammette. La Polonia è stata spesso indicata pronta a dare i propri carri.
Le scorteCi sono pezzi sufficienti per alimentare la resistenza? C’è chi ha avanzato dubbi, in particolare sui missili anti-aereo Stinger e perfino sui Javelin anti-carro. Il generale Mark Milley, capo di Stato Maggiore ha assicurato che le forniture non mettono a rischio le scorte e il responsabile della logistica, Doug Bush, aveva assicurato che la produzione andava avanti con grande ritmo. Infatti, sempre mercoledì, è stato annunciato un altro «pacchetto». La Gran Bretagna sta considerando l’invio di blindati, Mastiff o Jackal. I turchi, a marzo, hanno venduto invece altri 16 droni Tb2, confermatisi efficaci. I bulgari, per ora, se lo sono cavata con 2.000 elmetti e altrettanti giubbotti anti-proiettile per assicurare «la protezione dei civili». Cipro, che ha apparati compatibili con quelli di Kiev, ha detto no ad un sollecito di Washington.
La logisticaCi vogliono fra i 4 e i 6 giorni per consegnare armi in Ucraina, ha confermato mercoledì il portavoce del Pentagono John Kirby. La filiera funziona come per l’e-commerce, ha spiegato su Npr Vince Castillo, ex addetto alla logistica dell’Us Army in Iraq, e si divide in primo miglio, miglio centrale e ultimo. Il primo è quello che va dal fornitore al produttore: in questo caso è l’esercito americano che «prende» nelle sue basi dislocate in tutta Europa (o in America) e trasferisce il tutto in Polonia, Romania o Slovacchia. Questa tratta può essere lunga anche 1.000 chilometri. Da lì parte il miglio centrale, ovvero l’attraversamento del confine – generalmente via terra – per arrivare nelle città ucraine vicine alle zone di combattimento: in questo caso tutte le informazioni delle spedizioni restano riservate fin tanto che nessuno lo scopre. Questi convogli possono essere obiettivi facilmente identificabili dai russi, quindi vengono frazionati in spedizioni piccole. Per lo più si muovono di notte, quando non ci sono civili, magari in strade protette da soldati pronti a rispondere a minacce multiple. L’ultimo miglio è il più complicato, porta al fronte: le spedizioni vengono divise in convogli ancora più piccoli che necessitano di ulteriore protezione, e ci si affida all’intelligence per capire cosa spedire e in quale area. Infine c’è la distribuzione alle singole unità, dell’esercito e della Territoriale.
L’addestramentoPer la prima volta, il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha ammesso martedì in un’audizione alla Camera che il Pentagono addestra soldati sul territorio americano, per insegnare loro a usare lo Switchblade, il drone-kamikaze. Gli Stati Uniti hanno sempre negato di essere attivamente impegnati nell’addestramento della resistenza: l’unica informazione pubblica, finora, era il programma di addestramento che la Cia ha portato avanti in Ucraina dal 2015 fino all’invasione russa, evacuando poi – almeno ufficialmente – tutto il personale americano. Durante il viaggio in Polonia di fine marzo, però, Joe Biden aveva commesso una gaffe lasciando intendere che i soldati della 82nd Airborne di stanza nel Paese stessero per andare in Ucraina. «Stiamo parlando di aiutare nell’addestramento di truppe ucraine che si trovano in Polonia», aveva detto ai giornalisti che gli chiedevano conto di quell’affermazione. Poteva essersi sbagliato di nuovo, oppure aver involontariamente rivelato l’attività. Ora la nuova indicazione sul team presente in terra statunitense. Per il portavoce Kirby «un militare può imparare a usare il drone in due giorni». Il programma di addestramento è cominciato in autunno ed è tuttora in corso in una non meglio identificata – per motivi di sicurezza – base americana nel Sud degli Stati Uniti.