la Repubblica, 8 aprile 2022
Intervista a Marcello Dell’Utri
Ha cercato di portare sponsor alla corsa di Silvio Berlusconi per il Quirinale, è intervenuto direttamente sulle trattative per i candidati sindaci del centrodestra al Comune di Palermo e alla Regione Siciliana. Riecco Marcello Del’Utri, 81anni di cui quattro passati in carcere dopo una condanna definitiva per mafia: “Non faccio politica, do solo consigli”, dice. Ma sono consigli che, nel partito che ha fondato con Berlusconi, arrivano con la forza di un ciclone.
Dell’Utri, il procuratore Luigi Patronaggio si è detto “indignato” per il fatto che persone con gravi condanne continuino a fare politica.
«Ha preso un abbaglio, io non mi occupo di politica e non me ne voglio più occupare. Ho espresso personalissimi pareri sull’importanza di mettere persone di livello alla guida della Regione e della città di Palermo. Non è che una sentenza ti proibisce di esprimere pareri. Io dico la mia come il pm Patronaggio può dire la sua».
È tornato in Sicilia e dicono che ci sia la sua ombra dietro le trattative.
«Da quanti anni dicono che c’è sempre la mia ombra dietro qualcosa? Non ci faccio più caso.
Sono tornato a Palermo per altre faccende, per occuparmi di libri. Sa che voglio donare la parte siciliana della mia biblioteca alla Regione?
Sono diecimila volumi, fra quelli che parlano dell’isola, quelli che sono stati scritti da siciliani o che in Sicilia sono stati stampati».
L’hanno vista nel centralissimo Hotel delle Palme, a Palermo, a incontrare esponenti politici.
«Certo, ho visto molte persone per parlare della biblioteca, ma anche di calcio. E di politica, sì: ormai posso farlo liberamente, sono come il nonno di casa che può andare in giro in mutande e nessuno ci fa caso».
Beh, mica tanto. Le trattative per la quinta città d’Italia hanno preso una piega del tutto diversa da quando ha dato i suoi “consigli”.
«Guardi, ho detto soltanto che per Palermo sarebbe una fortuna avere un sindaco dello spessore e del livello di Roberto Lagalla. Non c’è paragone con gli altri. Cascio (ex presidente dell’Ars, ndr) lo stimo ma forse è meglio che svolga un altro ruolo. Per quanto riguarda la Regione, Musumeci è un governatore uscente e gli uscenti di solito si ricandidano».
Il suo vecchio amico Micciché non è d’accordo.
«Può capitare, resta un mio amico.
Sono certo che prenderà una giusta decisione, assieme agli alleati».
A proposito di vecchi amici. È stato vicino a Berlusconi quando voleva correre per il Quirinale.
«La sua candidatura per il Colle aveva un senso, e diversi deputati e senatori del centrosinistra l’avrebbero votato. Ma i leader dei partiti di quella parte politica hanno impedito loro di farlo, imponendo a tutti i rappresentanti di non entrare in aula. Quando si è capito quello, si è compreso pure che la candidatura di Berlusconi non avrebbe avuto fortuna».
È vero che ha incontrato Renzi prima del voto per il Colle?
«Sì, alcuni mesi prima in realtà. Ma anche lì, abbiamo fatto chiacchiere da bar. Renzi è una persona gradevole. Nei confronti della candidatura di Berlusconi mi è sembrato di cogliere da parte sua simpatia e disponibilità. Non so poi cosa sia successo».
Intanto Berlusconi continua a fare parlare di sé anche per ragioni extra-politiche.
«Ah, il quasi-matrimonio, come dite voi. Che bella cerimonia, allegra. Una festa dell’amore e dell’amicizia. Ha diretto lui le danze».
I figli hanno impedito un rito ufficiale.
«Ma sì, c’è stata qualche tensione ma lui ha appianato tutto. Posso dire che questa formula delle quasi-nozze farà tendenza?».
Un anno fa, di questi tempi, si temeva per la vita di Berlusconi.
Sabato tornerà a fare un intervento pubblico.
«Berlusconi ti sorprende sempre, quando sembra che sta per mollare raddoppia l’impegno. Propone sempre cose nuove, come l’Universitas libertatis che sta promuovendo a Villa Gernetto».
Possiamo dire con certezza che su Putin ha sbagliato.
«Macché. Lui ha portato verso l’Occidente il presidente russo che poi si è rivelata una persona diversa. Berlusconi è sorpreso e dispiaciuto. Non riconosce più l’amico Vladimir Putin. Però Silvio sarebbe la persona ideale a svolgere un ruolo di mediatore internazionale per risolvere il conflitto in Ucraina. So che il Ppe l’avrebbe proposto, assieme ad Angela Merkel, per quell’incarico».
Rimane Berlusconi il leader di un centrodestra che oggi è a pezzi?
«È il leader storico, poi si vedrà. Il centrodestra esiste e Forza Italia è al centro, svolgerà un importante ruolo in futuro».
Berlusconi ha incoronato davvero Salvini come suo successore?
«Basta, non mi faccia parlare più di politica. Dico solo che il centrodestra sarà unito alle prossime elezioni. Se non sarà così, non vincerà».
E Draghi?
«Una fortuna averlo come premier. Cosa vorrà fare in futuro non lo so.
Non lo vedo come candidato premier di una coalizione».
Lei è stato quattro anni in carcere e uno ai domiciliari con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Continua a pensare di avere pagato per colpe che non ha avuto?
«Penso che la vita ti possa presentare il conto anche per cose che non hai fatto. Io sarei il tramite fra la mafia e Forza Italia? Non esiste al mondo, ci sono stati momenti di forte contrapposizione politico-giudiziaria e sono entrato nell’occhio del ciclone sin da quando è nata Forza Italia, nel ’94.
Sono stato vittima di calunnie ma adesso, mi creda, ho metabolizzato tutto. Rifarei tutto quello che ho fatto. Mi dispiace soltanto per come la mia vicenda, soprattutto per effetto del risalto mediatico, abbia fatto soffrire la mia famiglia».