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 2022  aprile 08 Venerdì calendario

Un italiano su tre non vuole sanzioni per Putin


«L’Italia è a fianco dell’Ucraina», ha ripetuto più volte il premier Mario Draghi. Di certo lo è il governo, al netto dei mal di pancia di Matteo Salvini. Ma, a quanto pare, non lo sono tutti i cittadini. Secondo l’ultimo monitoraggio del “sentiment” della nostra opinione pubblica curato da Ipsos, solo sei italiani su dieci (57%) dicono apertamente di stare con l’Ucraina, mentre c’è un 5% che non si fa problemi ad ammettere di parteggiare per la Russia. In mezzo troviamo un 38% di intervistati che non prende posizione, scegliendo l’equidistanza tra gli aggressori e gli aggrediti: «Esiste la percezione che i filorussi siano molti di più», spiegano i ricercatori dell’Ipsos. Non tutti hanno voglia di dichiararsi ammiratori di Putin, ma lo lasciano intendere. Un italiano su tre, ad esempio, sostiene che Mosca abbia ragione a sentirsi minacciata dall’allargamento della Nato, anche se quasi tutti ritengono comunque ingiustificata l’invasione dell’Ucraina, a parte un 6% completamente allineato sulle mosse del Cremlino. Numeri finiti sul tavolo del segretario del Partito democratico, Enrico Letta, che non nasconde la preoccupazione per la fotografia che ne emerge.
La voglia di neutralità
In un quadro di questo tipo, non sorprende che solo la metà del campione si dica favorevole a mantenere le sanzioni nei confronti della Russia, anche a fronte di un aumento dei prezzi: un terzo (32%) è, invece, poco o per niente d’accordo, un’opinione in crescita rispetto alle prime settimane di guerra. La volontà che prevale è quella di cercare di restarne fuori, il più possibile. Metà degli italiani (48%) preferirebbe evitare qualsiasi coinvolgimento nel conflitto, astenendosi anche dall’inviare armi all’Ucraina, un’azione sostenuta solo dal 29% degli intervistati. Se per uno su quattro (28%) il governo fa bene a insistere con le sanzioni, c’è una percentuale analoga che chiede di scegliere la neutralità: il nostro Paese dovrebbe ritirare le sanzioni e proporsi come mediatore, anche a costo di creare contrasti con gli Stati Uniti e gli alleati europei. A proposito, sul fronte diplomatico è la Francia di Macron a emergere come l’attore internazionale che più sta contribuendo alla ricerca di una soluzione al conflitto. Seguita dalla stessa Unione europea, dal Vaticano e da Israele.
Le paure economiche
L’avvio dei negoziati ha ridotto i timori di un allargamento della guerra su scala globale: per oltre il 50% resterà una questione tra Russia e Ucraina o, al massimo, si estenderà ad altri Paesi dell’Est Europa. Allo stesso modo, per il 45% è poco o per niente probabile il ricorso ad armi nucleari. Tuttavia, l’85% degli italiani resta molto o abbastanza preoccupato delle conseguenze di questo conflitto. In particolare di quelle economiche, sia per la propria famiglia che per il Paese in generale: rincari di beni e servizi, rischi per i risparmi, peggioramento dei conti pubblici, rallentamento dell’export e della produzione industriale. Ma è in aumento, fino al 30%, anche il timore di un coinvolgimento diretto dell’Italia nelle operazioni militari. Decisiva, poi, per farsi un’opinione circostanziata, è l’offerta di informazione garantita dai media italiani, che solo tre intervistati su dieci giudicano neutrale e oggettiva. Per il 37% del campione, invece, è troppo sbilanciata a favore dell’Ucraina e del presidente Zelensky. In generale, il 28% si considera poco o per nulla informato, confuso rispetto allo scenario bellico, mentre il 42% si ritiene informato solo in parte.
Il ruolo delle aziende
Un terzo degli italiani ritiene che le nostre aziende debbano prendere una posizione pubblica sul conflitto, mentre un 43% auspica che restino distanti e neutrali, per evitare di compromettere gli affari. La maggioranza (58%), comunque, sostiene che le aziende dovrebbero partecipare alle sanzioni nei confronti della Russia, ritirando i loro prodotti dal mercato di Mosca e chiudendo eventuali fabbriche ed uffici. Ma c’è anche un 40% che ritiene giusto non penalizzare i cittadini russi, assicurando loro i prodotti cui sono abituati. Per quanto riguarda le azioni a sostegno dell’Ucraina, per l’85% degli intervistati le aziende dovrebbero innanzitutto inviare aiuti materiali ai profughi, mentre il 72% vorrebbe che arrivassero a donare parte dei loro ricavi a beneficio di chi è scappato dalla guerra. —