Il Messaggero, 8 aprile 2022
Intervista a Lillo & Greg
Un gigolò bellissimo e richiestissimo (Francesco Arca) che, dopo un incidente, si sveglia con le sembianze di Lillo e rimane disoccupato. L’ex re degli escort (Greg) che è diventato un santone e indottrina il collega ormai senza clienti su come sedurre le donne. E un’irresistibile coppia di narcos colombiani: Corrado Guzzanti («nella parlata mi sono ispirato, con tutto il rispetto, a Papa Bergoglio») e Ilaria Spada, sempre più brava nei ruoli da ridere. Sono i protagonisti di Gli idoli delle donne, la nuova esilarante commedia di Lillo e Greg, anche registi con Eros Puglielli, produzione Lucky Red e Vision in sala il 14 aprile. I due comici romani, in coppia da oltre un trentennio, pronti a portare in tournée lo spettacolo Gagmen – Upgrade (al Teatro Olimpico l’11 maggio) e in simbiosi anche a tavola dove senza nemmeno parlare si scambiano le pietanze, raccontano la nuova impresa cinematografica, seconda regia dopo D.N.A. decisamente non adatti.
Il messaggio del film è che la bellezza non è tutto?
Lillo: «Anche. Fin da adolescente, quando avevo gli ormoni a palla, per conquistare le donne puntavo a farle ridere. Il guaio è che continuavano a sbellicarsi nell’intimità».
Greg: «Checché se ne dica, l’apparenza conta. Se Giacomo Leopardi avesse avuto miriadi di ragazze sotto casa, non avrebbe sofferto dunque non avrebbe scritto niente».
Ridere sui rapporti tra uomo e donna non rischia di risvegliare i gendarmi del pensiero politicamente corretto?
L: «Non bisogna porsi troppi problemi, sennò non si va in scena. Per fare la satira di vizi e magagne, ed esaltare la correttezza politica, un po’ scorretto devi esserlo».
G: «La comicità è sempre dissacratoria. È il buon gusto personale a porre i limiti. Mai fare umorismo nero a un funerale, o scherzare su difetti fisici e del carattere».
Come giudicate Will Smith che all’Oscar ha schiaffeggiato Chris Rock per aver preso in giro l’alopecia della moglie?
L: «Smith aveva mille modi per reagire alla battuta infelice di Rock: poteva prendere il microfono e rimproverarlo, o convocare la stampa... sferrare il cazzotto proprio no. Ma diciamo la verità: ci sono cose ben più gravi di cui occuparsi in questo momento».
G: «Io penso che non siano fatti miei. Possibile che su ogni fatto dobbiamo creare le fazioni? Smith è libero di dare uno schiaffo a Rock che sulle battutacce ha costruito la carriera».
Oggi che ci sono cose più serie di cui occuparsi, come la guerra, un comico ha maggiori responsabilità?
L: «Può dare il suo piccolo apporto sollevando la gente dallo stress, regalandole un po’ di relax mentale».
G: «Giustissimo. Bisogna far salire le endorfine, specialmente nei momenti bui».
I comici nati sul web hanno rivoluzionato la comicità?
L: «Non credo, cambia solo il mezzo. Noi abbiamo iniziato nei locali, dove potevi imbatterti in cose sia sublimi sia infime, ma oggi sulla rete vedo tanti giovani talenti».
G: «Io invece non li guardo e resto convinto che senza bottega e gavetta, se non ti esibisci davanti al pubblico, non arrivi da nessuna parte. Se i Beatles fossero usciti da un talent, sarebbero durati poco».
Perché, a parte qualche incursione, oggi non fate tv?
L: «La faremmo se ci dessero carta bianca, invece ci propongono show già confezionati e noi diciamo di no. Per fortuna siamo impegnatissimi sugli altri fronti».
G: «In un sistema televisivo sano, un genio come Guzzanti avrebbe un programma tutto suo. Lo hanno dato giustamente a Valerio Lundini (nel film ha un piccolo ruolo, ndr), ma c’è sempre l’ossessione degli ascolti che un tempo non esisteva».
Il successo di cui siete più orgogliosi?
L: «La nostra entità live, nata in teatro dove si è creata l’alchimia unica che ci rende originali».
G: «Il nostro successo sulla scena, che dura dal 1995, è una scommessa andata in porto. Dovevamo essere un riempitivo estivo e invece siamo ancora qui».
Avete un sogno?
L: «No, io vivo alla giornata. Senza aspettative, ti gusti tutto di più».
G: «Io vorrei vivere di musica».