La Stampa, 7 aprile 2022
All’asta villa Aurora, che ha un murale di Caravaggio
Quanto vale casa tua? E quanto questo valore dipende dalla zona, da quanto è ben collegata, dai servizi, dalle scuole? A Londra, Hong Kong e New York ci sono case costosissime e lussuose, ma di Villa Aurora ne esiste una sola. Quest’eco meravigliosamente fatiscente e incredibilmente gloriosa del XVI secolo non è solo grande e maestosa, ma ha un valore aggiunto del tutto speciale. Ospita l’unico murale di Caravaggio sulla faccia della Terra. L’attuale proprietaria, sua altezza la principessa Rita Boncompagni Ludovisi, è di origini texane e ha acquisito il titolo sposando il principe Nicolò Boncompagni Ludovisi, nel 2009. È così entrata in possesso della villa di 32 mila metri quadrati, di una bellissima scultura di Pan fatta da Michelangelo che si trova nel giardino e di un tavolo un tempo di proprietà di Ugo Boncompagni, colui che promulgò il calendario gregoriano. Spettacolari opere d’arte di artisti del calibro del Guercino e manufatti storici, tra cui le lettere tra Luigi XV e Maria Antonietta, rendono questa villa una tappa imperdibile. In effetti, lo era già per chi faceva il Grand Tour, così come lo è per i visitatori di oggi, che pagano un biglietto per avere come guida d’eccezione la principessa. Le cose andavano in maniera piuttosto diversa, quando la villa fu costruita, alla fine del XVI secolo, dal cardinale Francesco Maria Del Monte, che ne volle fare il proprio casino di caccia. Più tardi, nel 1620, la vendette a Ludovico Ludovisi e l’edificio assunse il nome di Villa Ludovisi. La famiglia Ludovisi era imparentata con papa Gregorio XV e i loro possedimenti all’epoca si estendevano fino a Villa Borghese e a quella che in seguito sarebbe diventata la Scalinata di Trinità dei Monti.Purtroppo questa vasta proprietà fu vittima della riqualificazione urbana del tardo XIX secolo e la maggior parte venne venduta al governo, che vi creò una strada, la famosa via Veneto. Isolata, eppure magnifica, Villa Aurora se ne rimase per conto suo, come una vedova benestante, che si coccola i propri tesori. Stendhal definì i suoi giardini come «i più belli del mondo» e Goethe andò a visitarla.A gennaio questo monumento è andato all’asta per 471 milioni. La casa più costosa del Pianeta. Nonostante siano stati già preventivati 11 milioni per la ristrutturazione. Nessuno l’ha acquistata. Oggi la casa d’aste riproverà a venderla. Di solito la necessità di lavori così corposi influenza il prezzo, ma è a questo punto che subentra Caravaggio. Il suo murale, che misura 10 x 6 metri, vale da solo 310 milioni. E, a differenza dei quadri, l’opera non potrà mai essere rimossa, perché è stata realizzata sul soffitto. (A voler essere pedanti, non si tratta di un affresco, Caravaggio usò colori a olio su intonaco secco, mentre l’affresco prevede che si lavori su una superficie ancora umida).
Caravaggio, uomo permaloso e irascibile, quando era stato accusato di non aver capito la prospettiva, si era offeso. Desideroso di dimostrare ai suoi detrattori che si sbagliavano, accettò l’incarico da parte del cardinale Del Monte di decorare il soffitto del suo laboratorio alchemico. Come tutto ciò a cui l’artista metteva mano, il risultato fu eccezionale.
Da suo grande estimatore qual era, Del Monte aveva sempre desiderato rabbonire quel giovane pittore tanto collerico quanto rivoluzionario. In quel periodo a Roma vivevano 100 mila persone, di cui 10 mila artisti, e il cardinale era felice di aver scoperto un genio. Dopo aver apprezzato il Buona ventura e Il concerto, nel 1597 Del Monte gli chiese un murale sul tema Giove, Nettuno e Plutone, un’allegoria della triade alchemica di Paracelso.
Plutone rappresenta la terra e il sale, Nettuno l’acqua e il mercurio, Giove l’aria e lo zolfo. Al centro dell’opera caravaggesca il dio Giove muove le sfere celesti – forse un riferimento a Galileo, che era amico di Del Monte. Le divinità sono ritratte con i rispettivi animali simbolo, l’ippocampo per Nettuno, il cane a tre teste per Plutone e l’aquila per Giove, e tutte di scorcio. Nel caso qualcuno mettesse in dubbio questo trionfo prospettico, ognuno dei volti è un autoritratto di Caravaggio.
Nonostante l’arroganza, e la sfacciata messa in mostra dei suoi organi sessuali, Caravaggio non considerò il murale un successo. Non ne dipinse più nessun altro e tornò ai suoi capolavori in chiaroscuro. Anche altri non lo apprezzarono e a un certo punto venne persino imbiancato a calce. Per fortuna è stato riscoperto ed è nuovamente famoso. Cosa che mi spinge a chiedermi cosa l’artista avrebbe pensato di questa storia.Quando realizzò il murale, stava cercando di farsi un nome e mancava ancora parecchio prima che creasse quelle immagini che avrebbero influenzato Rembrandt. Quanto si sarebbe infastidito se fosse venuto a sapere che una delle sue opere minori sarebbe stata usata come moneta di scambio? La sua mischia di divinità e animali scruta dall’alto i potenziali acquirenti di Villa Aurora. Mentre se ne stava disteso sulle impalcature e dipingeva gli immortali, avrebbe mai creduto che sarebbe stato il suo genio – secoli dopo – a rendere una casa la più costosa del Pianeta? Si sarebbe forse messo a ridere e avrebbe considerato assurda quest’asta imminente? O si sarebbe infuriato? Sappiamo quanto vale il suo nome.
Così, adesso che l’asta è alle porte, chissà se il suo fantasma non vede l’ora di recitare di nuovo la parte dell’anarchico e forse, ma solo forse, prendere in mano un altro secchio di calce…