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 2022  aprile 07 Giovedì calendario

Periscopio

Mezzo secolo fa, quando i reparti del KGB deportavano cittadini dagli stati baltici che l’URSS aveva invaso e soppresso, c’erano anche i filatelici tra le categorie sociali da prelevare. Iosif Bodskij, Profilo di Clio.

Bravo Viktor [Orbán]! Da solo contro tutti, attaccato dai sinistri fanatici del pensiero unico, minacciato da chi vorrebbe cancellare le radici giudaico-cristiane dell’Europa, denigrato da chi vorrebbe sradicare i valori legati a famiglia, sicurezza, merito, sviluppo, solidarietà, sovranità e libertà, hai vinto anche stavolta grazie a quello che manca agli altri: l’amore e il consenso della gente. Forza Viktor, onore al libero popolo ungherese. Matteo Salvini, un tweet.

Per anni lo hanno attaccato [sempre Orbán] per le sue politiche a difesa dei confini e della famiglia, ma nessuno lo ha ringraziato nelle ultime settimane per aver accolto centinaia di migliaia di profughi ucraini. È interesse dell’Europa riappassionare gli ungheresi alla causa comune e chiudere spazi alle ingerenze di Russia e Cina, ma per farlo Bruxelles deve innanzi tutto rispettare la loro volontà. Che oggi, ancora una volta, ha parlato chiaro. Giorgia Meloni.

I nostri cari liberal sono pronti a scatenare la terza guerra mondiale per «la libertà e la democrazia» in Ucraina, ma non riescono proprio ad accettare la democrazia ungherese. [Notare le virgolette]. Francesco Borgonovo, La Verità.

La crescente rabbia della Destra per le politiche della Sinistra incoraggia un debole per Putin, più visibilmente negli Stati Uniti. La tendenza americana è iniziata col movimento Tea Party, poi è proseguita con l’elezione di Donald Trump, le «elezioni rubate» del 2020, l’opposizione al vaccino contro il Covid-19, e ora l’invasione dell’Ucraina. […] Un mese dopo aver invaso l’Ucraina, Putin ha dedicato un intero discorso a quella che lui ha definito «la cancel culture» e ha audacemente paragonato le critiche della sinistra alla scrittrice J.K. Rowling (per via delle sue opinioni sul transgenderismo) all’Occidente che vuole cancellare la Russia, «un intero Paese millenario». Rowling ha risposto su Twitter con l’hashtag #IStandWithUkraine, io sto con l’Ucraina. Daniel Pipes, La Voce Repubblicana.

[In Russia,] dopo l’entrata in vigore della cosiddetta «legge sulle fake news» e oltre 15mila arresti, per strada non si vedono più i pur sparuti cortei delle prime settimane, ma solo picchetti solitari. Molti di quanti si opponevano a quello che accade in Ucraina hanno scelto l’esilio. I pochi che restano trovano le porte delle loro abitazioni imbrattate dalla scritta «traditori». Rosalba Castelletti, Corsera.

I russi hanno sparato a tutto ciò che si muoveva: passanti, persone in bicicletta, auto con la scritta «bambini». Bucha è la vendetta dei russi sulla resistenza ucraina. Hanno trasformato intere parti della città in campi di concentramento. Le persone sono state chiuse negli scantinati per settimane, senza acqua e cibo. Chi usciva a cercarne veniva ucciso. Anatoly Fedouruk, sindaco di Bucha (Greta Privitera, Corsera).

L’ANPI condanna fermamente il massacro di Bucha. In attesa [beninteso] di una commissione d’inchiesta internazionale guidata dall’ONU e formata da rappresentanti di Paesi neutrali, per appurare cosa davvero è avvenuto, perché è avvenuto, chi sono i responsabili. Ufficio stampa Associazione Nazionale Partigiani, un tweet.

Immaginate una commissione indipendente per stabilire cosa è «davvero» successo a Marzabotto o a Sant’Anna di Stazzema? Daniele Zaccaria, Il Dubbio.

Il totalitarismo moderno non è che un episodio nel quadro della perenne rivolta contro la libertà e la ragione. Dagli episodi più antichi esso si distingue non tanto per la sua ideologia quanto piuttosto per il fatto che i suoi leader sono riusciti a realizzare uno dei più audaci sogni dei loro predecessori: essi hanno fatto della rivolta contro la libertà un movimento popolare. Una popolarità, naturalmente, che non deve essere sopravvalutata: l’intellighenzia è soltanto una parte del popolo. Karl Popper, Contro Hegel.

Dopo il crollo del 1991, quando si inizia a elaborare un’identità nazionale nuova, i vari progetti in campo vengono tutti fatti convergere sull’identità russa che diventa la base di una nazione imperiale da ricostruirsi su un territorio che viene percepito tutto come russo. E che va al di là della Russia. Un impero che per Putin e i russi ha anche il compito di ristabilire e tutelare valori identitari opposti alle degenerazioni dell’Occidente. Quali valori? La democrazia sovrana o guidata, che in realtà è una dittatura, in contrapposizione a quella occidentale, dove nessuno decide; l’integrità dei costumi contro la libertà sessuale, che è declino, come ha accusato anche il patriarca di Mosca Kirill; la grande industria sotto guida dello stato, e in mano agli oligarchi, contrapposta al libero mercato; il popolo, entità costitutiva della nazione, contrapposto all’individuo. Simone A. Bellezza, docente di Storia contemporanea (Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi).


Il ministero degli Esteri russo ha annunciato che «risponderà» all’espulsione dei 30 diplomatici da parte dell’Italia: «La Russia darà una risposta appropriata». Anche la Lega si dissocia dalla mossa dell’Italia: «La Farnesina avrà fatto le sue valutazioni. [Ma] la storia insegna che la pace non si raggiunge espellendo i diplomatici». Marco Galluzzi, Corsera.

I miei calunniatori mi danno della vittima, ma io sono un guerriero, forgiato nello scontro e nella lotta. Non ho paura dei poteri forti che potrebbero colpirmi. Io non ho paura di Draghi, dei suoi ministri, non ho paura di tutti i parlamentari e di tutte le università che mi attaccano. Alessandro Orsini, prof, opinionista televisivo.

La televisiun la g’ha na forsa de leun / La televisiun la g’ha paura de nisun / La televisiun la t’endormenta cume un cuiun. Enzo Jannacci, La televisiun.

La pandemia ieri, la guerra oggi. Ma allungando la memoria si troverà che tanto Cacciari quanto Freccero hanno usato l’enfasi, i volti e i loro stessi personaggi per affermarsi come figure di primo piano nell’immaginario di questo tempo; è il loro mestiere e in fondo la loro vita. Filippo Ceccarelli, la Repubblica.

Si dibatte se il fanatismo sia uno stato passeggero, come l’innamoramento. Dopo tre, quattro anni, uno si sveglia un bel mattino, e la tensione, il delirio, la morbosa, monomaniaca dipendenza, sono finite. Sarebbe interessante per la tv, per i giornali, scovare e intervistare dei terroristi ottuagenari, che rievocassero la loro antica passione reggendo tra le mani un bicchiere di latte caldo. Fruttero e Lucentini, La prevalenza del cretino.

Dare tempo al tempo spesso è solo tempo perso. Roberto Gervaso.