il Giornale, 7 aprile 2022
Roma, l’algoritmo fa il prezzo dei biglietti
Uno dei primi lo hanno chiamato Frank, ed era un’agente virtuale. Forse per il nome americano è piaciuto alla Roma, perché appunto il club di proprietà dei Friedkin – Dan col figlio Ryan arrivati dopo aver acquistato la squadra da Jim (Pallotta) – lo hanno preso come esempio per lanciare un sistema innovativo, roba da Silicon Valley insomma. Frank «lavora» per una piattaforma che utilizza la sua intelligenza artificiale per vendere pacchetti turistici (si chiama Vedrai). Ed è in questo campo infatti che nella Capitale arriva una grande novità, che riguarda però le partite dei giallorossi. La Roma infatti ha annunciato l’adozione di un nuovo sistema di biglietteria in collaborazione con una società, la Premoneo, specializzata nel cosiddetto «ticketing intelligente». Che non vuol dire altro che avere il posto giusto al prezzo giusto nel momento giusto. In pratica: un sistema tecnologico basato su un cervellone smart decide a quanto si debba vendere un tagliando per la partita.
Basandosi su parametri come l’importanza del match e le condizioni meteorologiche, passando per dati come i flussi di visitatori in città o l’organizzazione di eventi sul territorio che possano condizionare le presenze allo stadio. Questo porterà non solo a prezzi differenziati tra partita e partita, ma anche a dei cambi repentini all’interno della stessa vendita, a seconda dei giorni che mancano alla sfida e alla riuscita o meno della cessione dei biglietti. Col risultato che due spettatori vicini di seggiolino potrebbero aver pagato tariffe differenti nella stessa zona della stadio.
Roba da mal di testa, insomma, se lo dovesse fare un Frank qualunque. Ma con l’intelligenza artificiale tutto viene fatto in tempo reale, ed ecco dunque che almeno in questo la Roma è già da scudetto, arrivando prima a fiutare l’affare di consegnarsi alla tecnologia. D’altronde quella è già ampiamente anche nel calcio giocate e lo studio dei dati ormai fa parte della nostra esperienza di tifosi, visto che gli allenatori sono anche capaci di contestare un risultato avverso citando a memoria il numero di tiri in porta e di calci d’angolo della loro squadra, dimenticandosi magari che poi il fine ultimo è che il pallone finisca nella rete avversaria.
Ma in tempi di «expected goal» (basta solo provare a segnare senza riuscirci per eccitare gli amanti dei numerologi), ecco che affidarsi a un algoritmo per i biglietti può diventare una scelta vincente. Tanto che a Roma hanno anche già un nome da dargli, perché da Frank a Francesco è proprio un attimo.