Corriere della Sera, 6 aprile 2022
Clima militare alla Scuola di Specializzazione di Ortopedia di Salerno
«Gli specializzandi sono obbligati a presentarsi alle ore 6.30 per lo svolgimento dell’attività formativa. In caso di ritardo sono costretti a eseguire dei piegamenti sulle braccia e a pagare la colazione a tutti i presenti. Riteniamo questa pratica indegna di un paese civile…».
Medici specializzandi, non soldati. Qualcuno si è ribellato e ha denunciato il «clima da caserma» che si sarebbe venuto a creare alla Scuola di Specializzazione di Ortopedia e Traumatologia dell’Università di Salerno, frequentata da giovani medici che saranno i futuri ortopedici italiani.
A raccogliere la denuncia, corroborata da un paio di video, è stata l’Associazione liberi specializzandi (Als) che li rappresenta. La quale non ci ha pensato due volte a segnalare il caso a tutte le istituzioni interessate, dal Rettore dell’Università al Direttore sanitario dell’azienda ospedaliera «Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona», dall’assessore regionale campano alla Salute al Direttore generale per la formazione universitaria.
Il rettore
Loia: «Ho chiesto una relazione dettagliata, vanno effettuati tutti gli approfondimenti»
Risultato: sono state avviate due indagini interne per verificare la situazione, una dell’Azienda ospedaliera, l’altra dell’Università. Che intanto, «in attesa di eventuali altre azioni» ha affidato pro tempore la direzione della Scuola al direttore del Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria in attesa dei risultati della commissione di inchiesta. «Noi abbiamo invece attivato il nucleo ispettivo interno – aggiunge il Direttore generale dell’azienda ospedaliera, Vincenzo D’Amato —. Abbiamo un’immagine da tutelare ed episodi del genere non sono accettabili. Da noi gli specializzandi rappresentano una risorsa importante, che dà freschezza e vivacità alla struttura, un arricchimento che intendiamo curare e tutelare». Nel contempo si è mosso anche il rettore, Vincenzo Loia, che ha chiesto una relazione dettagliata sui fatti segnalati: «Vanno effettuati tutti gli opportuni approfondimenti in merito ai fatti denunciati», dice.
Alcuni giovani medici sono già stati sentiti, altri lo saranno, come pure i docenti. Fino a ieri la Scuola era diretta da un luminare del settore, il professor Nicola Maffulli, sessantaduenne napoletano che si divide fra Londra, dove ha una cattedra onoraria alla facoltà di Medicina della Queen Mary University, e Salerno, dove insegna Ortopedia e dirige, oltre alla formazione, anche il dipartimento dell’apparato locomotore. Un nome, il suo, di fama internazionale. Quinto ortopedico nel ranking mondiale, specializzato anche in Medicina dello Sport, Maffulli è presidente europeo dei medici sportivi ed è conosciuto anche per aver curato vari campioni, fra cui David Trezeguet e Thierry Henry, e per essere un punto di riferimento per i calciatori della Premier League. Alla Scuola di specializzazione pare abbia imposto un certo rigore. «Giacca, cravatta e puntualità – racconta uno degli specializzandi, che chiede l’anonimato —. Se si arriva in ritardo rispetto alle 6.30 del mattino, che significa 6.32, punizione, cioè flessioni».
La denuncia
Minerva (Als): pratiche indegne di un Paese civile, grazie al coraggio di chi ha denunciato
C’è chi racconta di un ambiente poco sereno, di gente trattata a male parole, di urla in reparto. «Non è gioco, non è goliardia. Fra le punizioni ho visto escludere colleghi dalla sala operatoria per cose che non c’entravano con il lavoro – dice un altro —. Questa non è formazione, è tensione». Con nome e cognome parla solo Massimo Minerva, presidente dell’Associazione degli specializzandi (già in campo anche per il caso di Sara Pedri, la ginecologa di Trento che, secondo la famiglia, si sarebbe tolta la vita per le vessazioni subite in reparto): «Ci sono evidenti illegalità deontologiche e giudiziarie. Ringraziamo i colleghi che, tutelati dall’anonimato, si sono rivolti a noi con coraggio. A chi ha paura di raccontare dico invece che, più dei professori, dovrebbe temere la scarsa preparazione a fine corso».