la Repubblica, 6 aprile 2022
Un inedito per la pace di Vonnegut
Non è questo il momento per un lungo e pomposo discorso. Il nostro messaggio sta nel fatto che siamo qui. La nostra presenza dice tutto quello che c’è da dire: «Fate finire il massacro». Non ci saranno applausi. Non abbiamo nulla da festeggiare. Siamo qui perché i nostri leader hanno commesso errori che hanno avuto conseguenze agghiaccianti: mutilazioni, morte e corruzione. Siamo qui per aiutare i nostri leader a fare in modo che la tragedia non continui in eterno – e che la soluzione finale non sia il genocidio o una bomba all’idrogeno.
Siamo qui per dare una mano. Il nostro presidente ha ricevuto i migliori consigli dei rispettabili militari, gente coraggiosa. Facciamogli sentire pure la voce dei rispettabili civili. Anche noi siamo gente coraggiosa. Nessun oratore potrà risollevarvi il morale stasera, perché nessun oratore può dire l’unica cosa che vorreste sentire: «In Vietnam c’è la pace». Sarebbe possibile elettrizzare alcuni di voi con un discorso carico d’odio verso gli alti papaveri dell’esercito e le grandi aziende che stanno facendo palate di soldi con questa guerra. Ma stasera qui non c’è posto per l’odio. È una serata magica. Milioni di persone sono radunate in assemblee come questa da un capo all’altro degli Stati Uniti, e il sentimento della serata è l’amore. Le parole d’amore che stiamo dicendo col nostro essere qui sono queste: «Fate finire il massacro».
Quelli che ci disprezzano per le nostre parole assolutamente cristiane dicono così: «Lasciate proseguire il massacro. Voi non sapete quello che sanno i militari». Così dicono. Be’, noi di morte ce ne intendiamo quanto i militari. Non c’è bisogno di fare l’accademia a West Point o a Fort Benning per imparare a conoscere la morte. Noi alla morte siamo contrari, non favorevoli. Fate finire il massacro. E come la mettiamo con i sudvietnamiti che verranno uccisi dai nordvietnamiti se ci ritiriamo? Aiuteremo anche loro a venire via. Possono venire qui da noi, e assaggiare per la prima volta la libertà. Non mi interessa ripercorrere la triste storia di questa guerra. Era una guerra civile. Non siamo stati attaccati sul nostro territorio. Abbiamo scelto da che parte schierarci nella guerra civile e abbiamo attaccato. È stato un errore terribile, che ha avuto come risultato migliaia e migliaia di morti inutili. Siamo qui per dire al nostro presidente che non ci vergogneremo se ammetterà che è stato un errore. L’imbarazzo che ne deriverà possiamo tollerarlo. Quello che ci sembra intollerabile è che l’errore vada avanti in eterno. Siamo qui per salvare delle vite. Siamo qui anche per salvare il nostro onore. Siamo qui per evitare una vittoria ottenuta col genocidio.
Tutti i paesi commettono errori. Solo i paesi profondamente liberi e onesti possono bene ammetterlo. Le dittature non lo fanno mai. In Vietnam noi abbiamo commesso un errore madornale. Stasera stiamo dicendo al mondo: «L’abbiamo fatta grossa». Questo farà gongolare i comunisti di tutto il mondo. Quelli gongolano di qualunque cosa. E anche dalla nostra parte c’è tanta gente a cui piace gongolare. Ben issimo: stasera gongoli pure chi vuole. Una grande orgia di gongolamento: a me non importa nulla. A proposito di errori madornali: certo ne ha commesso uno anche Hanoi quando ha elogiato pubblicamente la nostra mobilitazione. Grazie mille, Hanoi. Be’, sono esseri umani anche loro. Di errori ne facciamo tutti. Hanoi. Ecco una parola sinistra. Hanoi fa questo. Hanoi fa quello. Hanoi. In altri momenti ci sono state altre parole sinistre dello stesso tipo: Roma, Berlino, Tokyo. E in altri periodi non era strano che gli americani nominassero quelle città con terrore. Ci viveva tanta gente che la guerra aveva portato alla follia. Adesso non sono più folli. Non è che gli abbiamo insegnato a comportarsi bene. Semplicemente, il massacro è finito. Abbiamo tutto il diritto di rabbrividire, oggi, quando pronunciamo la parola Hanoi. In Vietnam sono successe cose orrende a persone innocenti – su istigazione di Hanoi. Non credo a tante delle cose che dice il nostro governo sulla guerra. Ma che a Huè siano stati trucidati migliaia di civili, dietro precisi ordini di Hanoi, a questo ci credo. E credo anche che bombardiamo alla cieca, e che i nostri berretti verdi abbiano ucciso a freddo un cittadino straniero. Sono convinto che torturiamo i prigionieri, e che lo stesso faccia Hanoi. E via dicendo. La guerra porta tutti alla follia. In altre parti del mondo, “Washington” è una parola sinistra, ed è giusto che lo sia. Quindi fate finire il massacro, in modo che i folli da entrambe le parti possano ridiventare esseri umani perbene.
Vorrei dire una cosa a proposito del conteggio delle vittime. È questo il metodo con cui misuriamo la vittoria, non avendone altri. Ogni giorno annunciamo: «Uccisi tot comunisti». Forse dall’altra parte contano i corpi dei nostri soldati e annunciano: «Uccisi tot capitalisti». I soldati uccisi erano poco più che bambini. Adesso sono capitalisti o comunisti morti. Che cosa ridicola e falsa – e orripilante. Fate finire il massacro. Noi viviamo in piccole comunità rurali, e per questo abbiamo la fortuna di veder compiere atti di altruismo e coraggio quasi tutti i giorni. Parlo delle nostre squadre di vigili del fuoco e soccorritori volontari. Appena suona la sirena, eccoli che arrivano! Portano avanti la tradizione dei minutemen, che Dio li benedica per questo. In passato, gli americani hanno fieramente risposto con quasi altrettanta prontezza quando sono stati chiamati a scendere in guerra. Il che giustamente viene chiamato patriottismo. Alcuni americani, però, credono che questa sia l’unica forma di patriottismo. Che cosa fa il patriota? Va in guerra. Roba da matti. Ci sono mille altre cose che può fare un patriota. Noi siamo qui con lo scopo patriottico di salvare delle vite. Se questo è tradimento, fatene buon uso.