la Repubblica, 6 aprile 2022
Storie di spie
Non sono tutti agenti segreti, i trenta diplomatici russi espulsi dall’Italia, così come i loro colleghi cacciati da altri Paesi europei, per ritorsione contro i massacri di Putin in Ucraina. Ma è risaputo che, sotto incarichi apparentemente innocui, nelle ambasciate si nascondono spie. E gli 007 giocano sempre un ruolo nelle sfide tra grandi potenze: è dei giorni scorsi l’indiscrezione che William Burns, capo della Central Intelligence Agency, l’agenzia di spionaggio americana, si è recato a Mosca e a Kiev subito prima dell’invasione russa, prima per cercare di evitarla, poi per avvertire e aiutare gli ucraini.Le “guerre di spie”, come vengono soprannominate le loro operazioni clandestine, precedono, accompagnano o seguono i conflitti militari, spesso senza che si venga a saperlo: in genere una missione diventa di dominio pubblico soltanto quando fallisce. Anche arrestare una spia, del resto, è di solito un’ammissione di fallimento: significa ammettere che nel proprio sistema c’era una falla e che da lì sono usciti danni alla sicurezza nazionale. Nel gioco di specchi di questo mestiere vecchio come il mondo, nato al tempo dei Sumeri, sfruttato da Giulio Cesare per la conquista della Gallia, organizzato professionalmente da Napoleone in poi, niente è come sembra.
Mata Hari, la ballerina francese il cui nome diventò sinonimo della femme fatale, fucilata come spia dei tedeschi durante la Prima guerra mondiale, forse venne volontariamente sacrificata dall’Impero austro-ungarico per nascondere l’identità di un’altra ben più pericolosa agente, nome in codice Fraulein Doktor, di cui non si sono mai sapute le generalità. Ethel e Julius Rosenberg, i coniugi americani finiti sulla sedia elettrica all’inizio della guerra fredda con l’accusa di avere passato all’Unione Sovietica i segreti per fabbricare la prima bomba atomica, diedero probabilmente a Mosca informazioni insignificanti. Viceversa, Klaus Fuchs, uno scienziato tedesco naturalizzato britannico che passò al Cremlino segreti nucleari ben più importanti, fu condannato ad appena 14 anni di carcere, di cui 5 condonati, e scontata la sentenza si trasferì tranquillamente nella Germania Est.
Talvolta la guerra di spie rischia di farne scoppiare una vera e propria, come nel 1960, quando l’abbattimento di un aereo-spia americano sopra i cieli dell’Urss fece saltare il summit tra Eisenhower e Krusciov che avrebbe dovuto rappacificare le due superpotenze: anche se poi il pilota Gary Powers, condannato a dieci anni di lavori forzati, venne scambiato con il colonnello del Kgb Rudolf Abel sul ponte di Glienicke, a Potsdam, da allora soprannominato “il ponte delle spie” (che è anche il titolo del film diretto da Steven Spielberg sulla vicenda). Ci sono le cosiddette “spie dormienti”, come Anna Chapman detta “la Rossa”, la giovane russa seducente che sposò un’inglese per cambiare cognome, si trasferì a New York e lì rimase in attesa di ordini: ma fu beccata prima che le arrivassero. E ci sono le spie che uccidono, come i killer inviati dal Cremlino a cercare di assassinare un ex-agente “traditore” con il gas nervino.
©RIPRODUZIONE RISERVATA Il movente, per una spia che tradisce, è l’ideologia o il denaro. Al primo caso appartenevano Kim Philby e i “cinque di Cambridge”, gli agenti segreti inglesi che in nome della fede comunista fecero il doppio gioco per Mosca, dove Philby riuscì a scappare: solo prima di morire comprese che il “paradiso socialista” era meno radioso di come lo aveva immaginato. Oleg Gordievskij, colonnello del Kgb, tradì il suo Paese attirato da una vita migliore in Occidente e alla fine la ottenne, dopo una rocambolesca fuga attraverso il confine finlandese nascosto nel bagagliaio di un’auto dell’ambasciata britannica. Aldrich Ames, agente della Cia vendutosi ai russi per soldi, sconta invece una condanna all’ergastolo negli Stati Uniti: ad attirare sospetti su di lui furono le troppe borsette firmate che regalava alla moglie. Già, perché raramente il lavoro di spia è ben retribuito. Ogni tanto, però, una spia fa una carriera straordinaria: come l’ex-tenente colonnello del Kgb Vladimir Putin, da 23 anni al potere in Russia.