il Fatto Quotidiano, 6 aprile 2022
I libri per ragazzi raccontati da Grazia Gotti
Chi ama i libri non può non amare i libri sui libri. E chi ama i bambini non può non amare i libri per i bambini. Sono loro il futuro della cultura. Cominciano istintivamente a maneggiare e sfogliare i libri ancor prima di imparare a leggere.
Ma poi, da ragazzi e da adulti, molti perdono via via questa sana abitudine. Abbandonano i libri per cedere alla seduzione dei cartoni animati, dei fumetti, dei videogiochi. Perché? Quali sono le ragioni di questo “tradimento”? E che cosa si può fare per invertire la tendenza e contrastare la crisi della lettura?
Una risposta, anzi molte risposte si possono trovare nell’originale libro Alla lettera L – libri & librerie scritto per Bompiani da Grazia Gotti, cofondatrice della storica “Libreria per ragazzi Giannino Stoppani” di Bologna, che racconta il suo appassionato lavoro attraverso un alfabeto personale di esperienze e di memorie. Cioè attraverso l’elenco delle lettere, dalla A di Accademia alla Z di Zero, per tornare infine alla A di un promettente “Arrivederci!” finale. Una vita da libraia, si potrebbe anche dire parafrasando il titolo di un delizioso libro dello scozzese Shaun Bythell, pubblicato da Einaudi qualche anno fa. Nel nostro caso, una vita da libraia per ragazzi.
Questo non è, però, un libro per l’infanzia. È un libro per tutti, a cavallo fra il saggio letterario e il memoir. Una testimonianza a favore della lettura, per far crescere il mercato editoriale e quindi la cultura. Magari partendo proprio dai libri pensati e scritti per i bambini.
Scorrendo l’alfabeto autobiografico dell’autrice, alla lettera B si trova subito la parola “best-seller”. Qui si parla, più precisamente, di un “long-seller”: Per questo mi chiamo Giovanni, un libro di Luigi Garlando che “nacque da una ferita profonda” e ottenne vent’anni fa un grande successo. Fu il primo dedicato a Giovanni Falcone, il magistrato ucciso dalla mafia nella strage di Capaci, 23 maggio 1992, insieme alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della scorta. “Poi fu la volta di Paolo Borsellino – ricorda Grazia Gotti – e il senso della sconfitta fu totale”. E aggiunge: “A trent’anni da Capaci vedere Per questo mi chiamo Giovanni entrare ancora nelle classifiche di vendita, mi fa molto piacere. Ho fatto un best-seller pro bono”.
Segue una riflessione sulle Biblioteche. A cominciare, appunto, dalla libreria per ragazzi di Bologna intitolata a Giannino Stoppani, soprannominato “Gian Burrasca” per la propensione a combinare guai, protagonista del romanzo in forma di diario firmato nel 1907 da Vamba, pseudonimo di Luigi Bertelli. E poi, le biblioteche di Modena che “avevano elaborato un metodo di lavoro che coinvolgeva tutti: librai, bibliotecari, insegnanti, educatori, genitori”. Racconta Grazia Gotti: “Un tempo lavorare con le biblioteche era un idillio. Le cose sono cambiate con l’onda neoliberista. Anche i bibliotecari sono stati asfissiati da quell’aria mefitica”. Ma c’è pure la B di Bilancio con cui bisogna fare i conti, per convivere ogni giorno con tre vocaboli concreti e impegnativi: “crediti, debiti, liquidità”.
Da qui, passando per la C di Calvino, Italo; la E di Editori ebrei, le Librerie per ragazzi, Mosca e Napoli, Poesia e Premi, Gianni Rodari, il Sogno e lo Sport, in un avvincente tourbillon di ricordi si arriva alla V di Vendere e di Vetrine. “Per anni – ricorda con trasporto l’autrice di Alla lettera L – sono stata una grande venditrice. Mi portavo il lettore in giro per gli scaffali e parlavo, parlavo, e capivo al volo se si trattava di un lettore aperto, curioso, appassionato”. Ma, per vendere i libri, bisogna anche metterli in bella mostra. “Allestire le vetrine di una libreria è come scrivere un articolo”, perché “le vetrine sono il biglietto da visita di una libreria” e le “più belle sono quelle che esprimono un pensiero”.
Alla fine di questo alfabeto letterario, Grazia Gotti torna alla A per un “Arrivederci!”. E conclude: “Quindi il gioco delle lettere non si ferma. Io, intanto, tengo in serbo anche la lettera L per ragionare di Letteratura”. A presto, allora.