il Giornale, 6 aprile 2022
Intervista a Laura Pausini
Insomma qui ci sono le due Pausini. Quella famosa in tutto il mondo. E quella che, se a fine febbraio 1993 non avesse vinto il Festival di Sanremo con 7.464 voti e una canzone decisiva (La solitudine), avrebbe continuato a fare pianobar, oppure sarebbe diventata architetto, oppure avrebbe fatto entrambe le cose. Si incontrano in Laura Pausini – Piacere di conoscerti, il docufilm che domani 7 aprile esce in 240 paesi del mondo su Prime Video, prodotto da Endemol Shine Italy per Amazon Studios, scritto da Ivan Cotroneo (anche regista) e Monica Rametta su idea che la stessa cantante ha fissato sulle note del suo cellulare. «L’idea mi è venuta proprio in piena notte», spiega lei che, quando parla, è dolcemente torrenziale e, se accenna alla musica, conferma di aver conservato la stessa passione adolescente: «Anche nel film si vede che, cantando Destinazione Paradiso di Grignani, ho lo stesso entusiasmo, la stessa gestualità sia in una trattoria che sul palco di uno stadio. L’unica differenza è che da una parte c’erano poche persone, dall’altra decine di migliaia». Le sliding doors della vita. Ma un filo conduttore comune.
Qual è, Laura Pausini.
«La realizzazione di noi stessi, che non è la fama ma il carattere che abbiamo».
Oggi spesso si pensa il contrario.
«Ci insegnano a tentare di essere i primi della classe, ma non c’è solo quello».
Qualcuno potrebbe dire che, beh, è facile dirlo adesso dopo esser diventata una popstar famosa in tutto il mondo.
«Proprio per questo ho voluto fare questo viaggio introspettivo che spiega che la realizzazione non dipende da un premio che si ha sul comodino di casa. Bisogna conoscere la vittoria ma anche la sconfitta. Perciò non volevo un documentario autocelebrativo e basta».
Quando lo ha realizzato?
«Beh l’incontro fondamentale è stato quello con mia figlia Paola e il rapporto che ho con lei. Sono contenta che, quando sono tornata a casa dopo aver vinto il Golden Globe e dopo aver perso l’Oscar, io avevo lo stesso sguardo, ero la stessa persona».
Un messaggio decisivo.
«Però sono preoccupata che lei, come tantissimi altri, sia molto legata al mondo dei like, della fama. L’importante è capire che, per averla davvero questa fama, bisogna partire da altro. Non bisogna focalizzarsi solo sull’immagine perché c’è tutto il resto, ossia la vita vera».
Però vincere piace sempre.
«Però mi vien quasi da dire che non voglio più essere nominata per un premio, mi viene troppa ansia. Dopo la nomination all’Oscar sono entrata in crisi perché mi sono detta: E se lo vinco dopo che cosa faccio di più?. Oltretutto, a 47 anni, inizio a sentire delle pressioni, legate anche all’età».
Anche a Hollywood le dive lamentano la stessa cosa.
«Ma forse è sempre stato così. Quando ho vinto Sanremo, dicevano per fortuna arriva una giovane. Dopo a me hanno fatto un contratto da un solo disco, mentre agli artisti uomini, che non avevano neanche vinto, il contratto era per tre dischi. Dicevano che gli uomini avevano una carriera più lunga e le donne che funzionavano in quel periodo, come la Mannoia, cominciavano a essere 40enni».
E oggi?
«So che in molti Paesi i giornali femminili non concedono la copertina ad artiste che abbiano superato i 40 anni. E anche i discografici consigliano di strizzare l’occhio alle nuove generazioni facendo collaborazioni e cose del genere».
Anche lei ha appena pubblicato Scatola scritta con Madame che ha 20 anni.
«La mia scatola l’ho trovata in soffitta dai miei: dentro c’erano oggetti della mia adolescenza che mi hanno risvegliato i ricordi. Poi è arrivato il testo di Madame, che ho modificato ma che sembrava scritto apposta. Come per La solitudine, era una canzone scritta da altri senza sapere di raccontare davvero la mia storia. Così l’ho scelta».
Davvero Laura Pausini cantava Billie Jean a squarciagola come dice il testo di Scatola?
«In realtà Madame aveva scritto un altro titolo di canzone, ma io l’ho sostituita ricordando quando mia mamma si lamentava del baccano che facevo in casa quando ascoltavo Michael Jackson».
In «Piacere di conoscerti» lei recita tutte e due le Laura. Ha pensato di farsi «interpretare» da qualche altra attrice?
«Mai pensato a nessun’altra al posto mio».
Però avrà pensato di recitare in qualche film.
«Non sono un’attrice, sono una cantante. Già in questo film gli attori veri mi hanno cazziato perché cambiavo le battute e li disorientavo. Però in passato Zeffirelli mi ha chiesto di fare la Callas nel suo film. Lo ricordo bene, eravamo al Pavarotti and Friends. Poi altri tre registi mi hanno proposto ruoli, ma ho sempre detto di no. Chi sono? Non ho chiesto loro se posso dirlo quindi non lo dico».
Non le resta che fare un nuovo disco.
«Sono due anni che ci lavoro senza risultato. Di solito parto dal titolo e stavolta non ho neanche il titolo. In teoria vorrei farlo per l’autunno, ma ho accettato talmente tanti impegni che non sarò libera fino a giugno. Ed è difficile riuscire a registrare tutti i brani in così poco tempo. Poi magari succede, chissà. Resta in ascolto del 2004 l’ho chiuso in poche settimane».
Allora pensiamo all’Eurovision Song Contest di Torino, che presenterà con Mika e Alessandro Cattelan. A proposito, quanti vestiti cambierà durante lo show? Si dice tanti.
«Vorrei proprio sapere chi diffonde queste fake. Ho accettato di farlo perché ci sono Ale e Mika. E ho pure trattato per ridurre a tre i cambi abito. In origine avrebbero dovuto essere quattro».
Dopo tutto questo tour de force sposerà finalmente Paolo?
«Avremo dovuto farlo l’anno scorso ma c’era il Covid. Ora aspettiamo di trovare un’altra data possibile».