Corriere della Sera, 5 aprile 2022
Alla Biennale di Venezia la robot-artista
LONDRA Invasione degli ultracorpi alla Biennale di Venezia: sbarca Ai-Da, la robot-artista dalle sembianze umanoidi e le braccia meccaniche (di lei si è occupata più volte «la Lettura»). Ora la cyborg-pittrice si è evoluta: è in grado di comporre ritratti dal vivo a colori grazie a una nuova protesi basata su robotica e avanzati algoritmi. E Ai-Da, durante la settimana inaugurale della Biennale, farà sfoggio in pubblico delle sue nuove capacità dipingendo quattro ritratti in presa diretta.
«Mi ispiro a Yoko Ono, Michelangelo, Kandinsky», dichiara lei con la sua inconfondibile voce metallica durante la presentazione avvenuta ieri alla British Library di Londra. Ma dice di rifarsi anche «alla letteratura: Dante, Orwell, Aldous Huxley». Ed è eccitata di andare a Venezia: «È un posto adorabile, meraviglioso, un ambiente che mi piace davvero».
La sua è la prima personale di un robot-artista mai presentata tra gli eventi collaterali della Biennale: Ai-Da esporrà al Concilio Europeo dell’Arte con una esposizione intitolata Saltare nel Metaverso, una riflessione su umanità e Intelligenza Artificiale che rielabora ampiamente echi danteschi. La prima installazione è Fiori sulle rive del Lete, creata con fiori stampati in 3D sulla base degli schizzi di Ai-Da; si prosegue poi attraverso altri richiami alla Divina Commedia, con un ologramma di Ai-Da dal volto girato all’indietro (come gli indovini nel Purgatorio), fino agli autoritratti con gli occhi cuciti che ripetono il destino degli invidiosi.
Ai-Da è essa stessa una performance, al di là delle opere che crea: e vuole essere una riflessione – e una messa in guardia – sulle sfide che la tecnologia, in special modo l’Intelligenza Artificiale, lancia all’umanità. Ma la sua esistenza pone domande sulla natura dell’arte: «Ai-Da è in grado di imitarla nella maniera più profonda – dice Aidan Meller, il suo creatore —. È quanto di più vicino ci sia a essere un’artista umana, è la più avanzata imitazione di ciò che un’artista può essere». Ma Meller non arriva a descrivere le sue opere come «arte»: «Lascio a voi decidere».
Ai-Da deve il suo nome a un omaggio a Ada Lovelace, la figlia di Lord Byron che fu la pioniera della moderna scienza dei computer: dopo il suo esordio nel 2019 a Oxford, ha girato il mondo, riuscendo perfino a farsi arrestare in Egitto come sospetta spia britannica. Ma ora la Biennale dovrebbe tributarle ben altra accoglienza.