Corriere della Sera, 5 aprile 2022
Cacciari prende le distanze da Freccero
«Bisogna essere fuori dal mondo per non capire che siamo di fronte a una sconfitta strategica della Russia».
Professor Cacciari, quindi secondo lei Putin ha perso?
«Chi può dirlo? Ma certo ha sbagliato completamente i calcoli. Mi pare chiaro che si aspettasse una resa del governo ucraino alla sola vista dei carrarmati del Cremlino. Così non è stato. Quanto può resistere la Russia rispetto a sanzioni che pesano tantissimo? A questo punto non rimane che auspicare un cambio di direzione politica da parte di Mosca».
Da parte di Putin stesso o di Mosca in generale?
«Se Putin non ha cambiato idea fino a oggi, dubito che lo faccia domani».
Biden ne ha chiesto l’incriminazione per crimini di guerra.
«Sparate senza senso. Scusi, come può arrivarci Putin a un processo di fronte al Tribunale internazionale de L’Aja? O perché c’è un golpe a Mosca, qualcuno lo rovescia, e a questo punto sarebbe tutto da vedere che chi lo rovescia poi lo consegna a un tribunale internazionale; oppure, com’è successo con Milosevic, la Nato bombarda Mosca come ha fatto con Belgrado, lo cattura e lo porta alla sbarra. Stiamo parlando di cose fuori dalla realtà. I tribunali che processano per crimini contro l’umanità sono soltanto i tribunali dei vincitori».
Continua a respingere l’equazione Putin uguale Hitler?
«Continuo a respingerla perché è una totale idiozia pensare che Putin sia come Hitler e la Russia come la Germania. Mi rifiuto anche solo di riflettere un secondo in più su una risposta a una domanda priva di ogni senso storico. Anzi, di ogni buon senso».
Lei si è detto contrario all’invio delle armi in Ucraina...
«Attenzione: io sono contrario all’aumento delle spese militari di Paesi che non hanno una comune politica di sicurezza né una comune difesa. Aumentare le spese per armamenti in queste condizioni è pura follia. Che bisogno c’è di innalzare le spese militari quando l’Unione europea non ha avuto alcun ruolo decisivo in nessuna delle crisi internazionali che ci sono state negli ultimi trent’anni?».
Per iniziare ad averlo, magari.
«Glielo dico da europeista deluso, da uno che ci credeva talmente tanto da sentirsi oggi uno sconfitto. Questa dell’aumento delle spese militari è l’ennesima scelta, dall’euro in giù, che provocherà un allontanamento dei cittadini dall’idea di un’Europa unita».
Ma sull’invio delle armi all’Ucraina è favorevole o no?
«Se si aiuta un Paese aggredito lo si può aiutare anche così. Ma è assolutamente doveroso che sia il Parlamento, con una discussione più che approfondita, ad assumersene le responsabilità».
In Parlamento si è votato.
«Ma non diciamo sciocchezze... Se questa pantomima va bene a lei, a me non va bene. C’è stata la scelta del Principe, cioè di Draghi, piombata a posteriori dai soliti Senatus consulti... Perché a questo siamo, da molto prima di Draghi: alle assemblee elettive trasformate in organi ratificanti e poco più. Quando qualcuno blatera di crisi della democrazia, non dimentichi lo scempio italiano dell’aver preso una decisione così delicata senza averne discusso in Parlamento».
A una riunione del Comitato Dubbio e Prevenzione, di cui lei fa parte, Carlo Freccero ha accostato le immagini da Mariupol a una fiction. È d’accordo?
«Per nulla. Non sono per nulla d’accordo con questa e altre cose dette da Freccero. Il comitato DuPre non è un partito. Ciascuno può dire quello che vuole, io sono libero di bollare come sciocchezze le cose che ritengo tali».
Nella stessa sede, Ugo Mattei ha notato analogie tra la strategia anti-Covid e la guerra della Nato.
«Detta così non sono affatto d’accordo. Se ci si riferisce al modo in cui queste crisi sono state affrontate, possiamo discutere. Col Covid non poteva scoppiare la Terza guerra mondiale, con l’invasione dell’Ucraina sì. Certo, la gestione dell’emergenza Covid e alcuni provvedimenti di politica sanitaria – non ovviamente i vaccini, sui cui benefici, per quanto non risolutivi, parlano i dati – non mi hanno affatto convinto, come non mi convincono le decisioni prese sull’onda dell’emergenza. Ma non andrei oltre ed eviterei paragoni assurdi».