ItaliaOggi, 5 aprile 2022
Periscopio
Tutti questi uomini di scienza desiderano disperatamente la pace. All’occorrenza le sacrificherebbero l’intera popolazione della terra. Ioan P. Couliano, La collezione di smeraldi.
The Intercept ha raccontato come Google abbia istruito l’agenzia che ne traduce i materiali informativi dall’inglese al russo di non tradurre «war» con «guerra», ma di usare eufemismi come «circostanze straordinarie». Viola Stefanello, wired.it.
Dopo che Masyanya [un personaggio dei cartoni animati, opera di Oleg Kuvaev] è andata a trovare Vladimir Putin nel suo bunker al Cremlino, il Roskomnadzor, l’ente di vigilanza della Rete in Russia, l’ha messa fuori legge, insieme a tutte le 160 puntate del cartone animato sul sito muit.ru. Il motivo è che l’ultima puntata si conclude con quello che Kuvaev chiama un «lieto fine»: l’irriverente ragazza pietroburghese porta al suo illustre concittadino un regalo, tirando fuori dal suo zainetto «la soluzione migliore, l’unica giusta»: una spada da samurai, per «fare più comodamente quella cosa che sai». Anna Zafesova, La Stampa.
C’è un’analogia che noto: tra Putin e Edipo. Gli antichi greci lo chiamavano Oidipus tyrannos. Ciò che lo rende un tiranno nella tragedia di Sofocle è il terrore di essere rovesciato. Paul Woodruff (Viviana Mazza, Corsera).
I sondaggi su alcune questioni valgono poco o niente. Un sondaggio che imponesse la scelta fra la guerra e la pace vedrebbe il trionfo della pace. Anche in Ucraina, eh. Facciamo un sondaggio in Ucraina: preferite la guerra o la pace? Direbbero la pace, ma lo direbbero con le armi in pugno per respingere i russi al di là del confine e tornare nella pace in cui vivevano prima dell’invasione. Mattia Feltri, HuffPost.
Dovrebbe essere chiaro a tutti, come ha notato Anne Applebaum, che quando parliamo con leggerezza di quali «concessioni territoriali» l’Ucraina dovrebbe fare alla Russia di Vladimir Putin stiamo parlando di questo: esporre i civili di quelle regioni a fucilazioni, stupri di massa, saccheggi, deportazioni. Francesco Cundari, linkiesta.it.
Resterà negli annali della storia italiana la posizione di coloro che non volevano mandare armi agli ucraini «per non prolungare le loro sofferenze». Angelo Panebianco, Corsera.
[Edy Ongaro] Bozambo, che combatteva in Donbass da sette anni, suscita rabbia e pena come tutti «i sensibili alla foglie» – è il nome della casa editrice di Renato Curcio – che non ce la fanno a stare al mondo e che, invece di farsi male da soli come accadeva una volta, si dedicano a togliere di mezzo gli altri. […] Bozambo è l’erede legittimo di quel vasto mondo, una maledizione italiana, che va dalle prime Brigate rosse sino a Nadia Desdemona Lioce che nel 2002 uccise il professor Marco Biagi. Certo, la giovinezza di Bozambo, che è morto a 46 anni, non si infiammò nelle discussioni degli anni sessanta, tra lotte studentesche, cortei operai, università e fabbriche occupate. Nella sua formazione ci sono le curve degli stadi, la violenza nei bar e i centri sociali: più che a Che Guevara, Bozambo somigliava al disadattato del film Taxi Driver. Francesco Merlo, la Repubblica.
Ieri il Partito democratico incoronava Conte leader di tutti i progressisti e immaginava di affidargli la guida dell’alleanza strategica alle elezioni, proprio a lui, al referente italiano di Vladimir Putin e di Donald Trump e per un certo momento anche volenteroso sostenitore della Via della Seta di Xi Jinping, perché va dato atto a Conte di non essersi lasciato sfuggire nemmeno uno dei nemici dell’Europa, della società aperta e del mondo libero. […] Conte ha cominciato la legislatura da capo del governo più di destra dai tempi di Gengis Khan e si appresta a chiuderla da leader della sinistra radicale antiamericana e antioccidentale. Oggi sembra tutto incredibile, ma a questo punto sarebbe il caso che il Pd, i giornali, le tv e gli intellettuali d’area che tardivamente cominciano a prendere le distanze da Conte, e che quindici mesi fa, a «Giuseppi» piacendo, hanno fatto di tutto per non far arrivare Mario Draghi a Palazzo Chigi e poi, tre mesi fa, per rimuoverlo dal governo, rinuncino espressamente al contismo e ai suoi derivati, e riconoscano di aver spacciato al paese una gigantesca e pericolosa sòla. Christian Rocca, linkiesta.it.
Sarebbe stato risolutivo portare lo scontro con Conte alle sue logiche conseguenze: crisi di governo ed elezioni anticipate al prossimo giugno, insieme alle amministrative. Una lezione salutare per la massa di sconsiderati che un elettorato sviato e a sua volta sconsiderato ha condotto in Parlamento. Domenico Cacopardo, ItaliaOggi.
[Dice Carlo Freccero:] «C’è un progetto globale di nuovo ordine mondiale, che il potere non nasconde più [e che] ha i propri referenti politici nel Partito democratico americano, di cui il Pd è la copia carbone. Esistono stanze virtuali dove le multinazionali farmaceutiche si riuniscono per decidere il nostro destino, giacché le élite premono verso il transumanesimo». Per Freccero «tra la fiction e la realtà di Zelensky non c’è soluzione di continuità. L’attore Zelensky con i suoi interventi porta avanti una fiction, si mostra sempre dentro uno studio, i suoi sono discorsi scritti da un autore americano che lavora per il governo americano», o così almeno gli assicurano fonti bene informate. Pietro Salvatori, HuffPost.
Non si dimentichi che di docenti stiamo parlando [sia pure no-vax e reintegrati nella scuola per non fare nulla. Sono] persone che hanno studiato e non accetteranno certo di essere declassati a fare quello che in altri tempi facevano i bidelli. Cominceranno quindi a predicare. Ognuno di loro sentirà il bisogno di reagire alla scomunica. Non avendo altro da fare diverranno testimoni della loro fede. Frotte di studenti saranno attratti da pifferai magici che apriranno loro la mente sui rischi del 5g, altri chiederanno di essere iniziati all’autoguarigione o si convertiranno al culto delle piramidi di Visoko. Allora sì che dalle parti del Ministero dell’istruzione qualcuno comincerà a tremare. Gianluca Nicoletti, La Stampa.
Fino al 1953 [di pasta alla carbonara] non parlava nessun ricettario. Gli ingredienti furono portati nel secondo dopoguerra dalle truppe americane. A bacon e uova, la loro colazione, aggiunsero la pasta. Il gastronomo Luigi Carnacina se ne attribuiva la paternità. Il collega Luigi Veronelli gli chiese: «Ma perché le hai dato questo nome?» La risposta fu: «Non me lo ricordo». Alberto Grandi, docente di storia dell’alimentazione (Stefano Lorenzetto, Corsera).
Fingo di credere alle bugie solo se mi fanno comodo. Roberto Gervaso.