Il Post, 5 aprile 2022
Biografia di Adam Tooze
Adam Tooze è uno storico dell’economia di 56 anni, docente alla Columbia University a New York e tra i più eclettici e apprezzati osservatori della situazione finanziaria e politica internazionale. È autore di libri di successo, di una newsletter su Substack con migliaia di iscritti (Chartbook), di un podcast settimanale (Ones and Tooze) e di numerosi articoli sui principali quotidiani e siti di news internazionali, tra cui Financial Times, Wall Street Journal, Guardian e Die Zeit, e anche The New Statesman e New Left Review, considerate due tra le più influenti riviste della sinistra intellettuale nel mondo anglosassone.
L’eterogeneità degli interessi e delle competenze di Tooze, oltre a uno stile di scrittura molto comprensibile e sintetico, ne hanno fatto uno dei più presenti e rispettati storici del dibattito pubblico contemporaneo, specialmente nel contesto anglosassone. In uno dei suoi libri più recenti e citati, Lo schianto, uscito nel 2019, Tooze ha spiegato la crisi finanziaria del 2008 in un modo giudicato molto chiaro anche dai non addetti ai lavori, ricostruendo le connessioni tra quella crisi e altri eventi del decennio successivo, da Brexit alla crisi della Crimea del 2014, a loro volta legati all’attuale instabilità politica internazionale. Partecipa inoltre con grande frequenza a programmi di approfondimento i cui conduttori ammirano la sua capacità di trattare e tenere insieme argomenti di vario genere ed eventi storici apparentemente anche molto distanti.
A gennaio scorso, in un’edizione della sua newsletter Chartbook in cui cita peraltro l’influente filosofo e storico tedesco del Novecento Reinhart Koselleck, Tooze ha disegnato varie mappe della «“policrisi” in cui ci troviamo», parola da lui intesa come «crisi che arrivano da tutte le parti e che non si fermano». Nelle mappe delle crisi – idea da lui sviluppata a partire dal termine tedesco Krisenbilder, che significa “immagini delle crisi” – collegava gli effetti della variante omicron, l’inflazione statunitense, quella europea, la necessità di politiche di “neutralità carbonica” e il ruolo degli Stati Uniti nella guerra tra Russia e Ucraina (peraltro in un momento in cui un’estesa parte dell’opinione pubblica in Europa nemmeno intravedeva il rischio di quel conflitto).
Tooze, che in passato ha insegnato anche alla University of Cambridge e alla Yale University, è considerato uno dei pensatori attualmente più citati e influenti in una parte della sinistra americana composta perlopiù da persone giovani interessate alle politiche del cambiamento climatico e critiche verso il mondo finanziario e le democrazie capitalistiche. Tra le molte persone di una certa influenza, per quanto di nicchia, che lo seguono con assiduità e ricondividono sui social le sue riflessioni alcune sono suoi ex studenti e collaboratori. Altre provengono da esperienze di partecipazione a movimenti di protesta come Occupy Wall Street. Altre ancora da brevi esperienze di attivismo politico e lavoro svolto tra i responsabili degli account social di candidati illustri delle scorse primarie democratiche americane, tra i quali il senatore Bernie Sanders.
In ambito accademico, il lavoro di Tooze è principalmente noto e apprezzato per il suo libro Il prezzo dello sterminio. Ascesa e caduta dell’economia nazista, scritto nel 2006 e pubblicato in Italia da Garzanti due anni dopo. In quel testo, Tooze ricostruì la storia dell’economia nazionalsocialista in Germania tra il 1938 e il 1945, descrivendola come il tentativo di Adolf Hitler di ristrutturare l’ordine mondiale realizzando un’alternativa al modello economico e sociale affermato dagli Stati Uniti. Tentativo sostanzialmente fallito, secondo Tooze, perché Hitler sottovalutò la debolezza dell’economia tedesca, limitata dalla ridotta estensione del territorio e dalla scarsità di risorse naturali.
In un recente articolo sulla rivista New York Magazine, la giornalista Molly Fischer si è occupata di Tooze e del fenomeno di culto che negli ultimi anni si è sviluppato intorno a lui. E ha spiegato come la sua notorietà sia cresciuta anche attraverso un costante passaparola – Tooze è «il tipo consigliato dagli altri tipi» – all’interno di gruppi di persone a loro volta ascoltati e influenti nelle loro cerchie e nei loro rispettivi ambiti di lavoro.
Sono persone tra i 20 e 30 anni, «principalmente giovani maschi, a volte descritti come “Tooze Bros” o “Tooze Boys”», ha scritto Fischer, e svolgono lavori che permettono loro di trascorrere molto tempo su Twitter, dove condividono grandi quantità di dati, grafici e informazioni, secondo un approccio molto simile a quello di Tooze. Che è peraltro a sua volta un frequentatore assiduo di Twitter, un ambiente in cui sostiene di essere riuscito a creare nel tempo una comunità complice e molto cordiale, diventata per lui «molto più importante dei seminari universitari». Anche perché attingere ai dati, osservò una volta Tooze, è diventato un «interesse minoritario» tra gli storici al punto da provocare atteggiamenti di «ostilità e incomprensione» verso chi prova a utilizzarli in quell’ambiente.
L’approccio e le riflessioni di Tooze, diventate note presso un pubblico più vasto dopo l’uscita del libro Lo schianto, hanno acquisito maggiore centralità negli anni successivi alla crisi finanziaria, tra molti lettori interessati a trovare risposte riguardo ai fallimenti del capitalismo. Con le sue analisi di ciò che le élite tecnocratiche e l’ideologia del libero mercato hanno prodotto, secondo Fischer, Tooze ha dato solidità e autorevolezza a molte critiche provenienti da sinistra riguardo all’inadeguatezza e all’intempestività degli interventi del governo per limitare gli effetti della crisi.
La formazione accademica di Tooze è ritenuta un elemento molto importante nella comprensione della sua versatilità e della sua capacità di analizzare i fenomeni storici da prospettive diverse ma sempre basandosi su numeri e dati. Nato a Londra da una famiglia inglese, Tooze ha trascorso gran parte della sua infanzia in Germania, dove suo padre lavorava come biologo molecolare. Crescere nella parte sud-occidentale del paese, non lontano dalle sedi di Porsche e Mercedes, fu come crescere in un posto a metà tra la Silicon Valley e Detroit, disse una volta Tooze, che prima di decidere di studiare economia voleva diventare progettista di motori e telai per macchine da corsa. L’altra sua passione era la storia militare.
Dopo la laurea in economia alla University of Cambridge, Tooze studiò alla Freie Universität di Berlino e conseguì un dottorato di ricerca in storia alla London School of Economics. Tornato a Cambridge, da ricercatore, si interessò all’analisi in chiave marxista che lo storico britannico ed ex direttore di New Left Review Perry Anderson fece del popolare saggio La fine della storia, scritto all’inizio degli anni Novanta dal politologo Francis Fukuyama. Lettura che Tooze giudicò in seguito molto utile nella sua successiva esperienza da docente negli Stati Uniti, alla Yale University, dove tenne corsi anche in tedesco e lavorò in un ambiente che, a suo dire, accolse e favorì più degli altri il suo approccio interdisciplinare allo studio della storia, dell’economia e della filosofia.
Fu a Yale, verso la fine degli anni Dieci del Duemila, che Tooze si interessò alla crisi finanziaria e al modo in cui era prevalentemente raccontata e spiegata, ossia attraverso modelli macroeconomici convenzionali che non tenevano del tutto conto degli effetti della globalizzazione e che non erano riusciti a prevedere quella crisi. I suoi corsi, di cui Lo schianto sarebbe in seguito stato considerato una sorta di espansione e riepilogo, diventarono molto popolari.
Ted Fertik, ex studente e collaboratore di Tooze, è oggi uno storico esperto di finanza internazionale e analista per il gruppo Grassroots Policy Project, un’organizzazione non profit che fornisce risultati di ricerca accademica per promuovere campagne politiche. Fertik ha raccontato a Fischer di avere sempre avuto l’impressione che Tooze, nei suoi corsi, fosse particolarmente incline ad accogliere suggerimenti ed esperienze riferite dai suoi studenti, tutti peraltro provenienti da varie discipline, incluse filosofia e scienze politiche, e alcuni dei quali erano peraltro impegnati all’epoca nelle manifestazioni di protesta di Occupy Wall Street.
Riguardo al fatto che quei corsi fossero prevalentemente frequentati da studenti maschi, Tooze ha detto a Fischer che effettivamente esiste una grande complicità «omosociale» all’interno del gruppo dei “Tooze Boys”, in gran parte formato da suoi ex studenti. Non ha tuttavia dato troppa rilevanza a questa osservazione, segnalando peraltro che i suoi corsi alla Columbia sono attualmente frequentati in egual misura da maschi e da femmine.
Il lavoro di ricerca poi confluito nei libri più recenti di Tooze è stato descritto a Fischer, dai “Tooze Boys” da lei contattati per la stesura dell’articolo, come il risultato di conversazioni molto prolifiche e di un’influenza reciproca tra lui e i suoi studenti, alcuni dei quali gli fecero da editor e gli permisero di mantenersi ancora più aggiornato. Alcuni di quegli studenti insegnano oggi alla Columbia, alla Cornell University e alla Georgetown University, e altri lavorano come giornalisti, podcaster o analisti in organizzazioni e think tank.
«Questa fascia demografica potrebbe non avere potere istituzionale ma a volte ha l’attenzione delle persone che ce l’hanno», ha scritto Fischer a proposito dell’influenza esercitata dai “Tooze Boys” in ambienti aziendali e strutture governative in cui gran parte delle analisi sono svolte da persone intorno ai 30 anni.
Un responsabile delle politiche del gruppo di influenza Green New Deal Network e amico di Tooze ha detto a Fischer che negli uffici di influenti senatori come Chuck Schumer ed Elizabeth Warren conoscere le ricerche di Tooze funziona come «una specie di tacita stretta di mano». E che c’è qualcosa del lavoro di Tooze, per esempio, anche nella recente riforma Build Back Better – considerata la più ambiziosa dell’amministrazione di Joe Biden – relativamente ad alcune misure di contrasto al riscaldamento globale che combinano modelli economici e dati sulle emissioni di anidride carbonica.
Il lavoro di Tooze ha ricevuto ulteriori attenzioni e incrementato il numero di suoi estimatori dopo la sua scelta di dedicarsi alla crisi causata dalla pandemia, sospendendo la scrittura di un libro che aveva in programma sull’economia della crisi climatica. Queste riflessioni sono state sviluppate nel libro L’anno del rinoceronte grigio. La catastrofe che avremmo dovuto prevedere, uscito l’anno scorso e pubblicato in Italia da Feltrinelli, in cui Tooze mette in relazione la crisi con le disuguaglianze sociali causate dal sistema globale basato sul libero mercato e su un’«accumulazione capitalista» portata avanti attraversi canali che moltiplicano continuamente i rischi, in assenza di «forze di compensazione collettiva» di quelle disuguaglianze.
All’interno del dibattito contemporaneo su temi economici e finanziari, Tooze è ritenuto uno degli autori più capaci di avvicinare persone non esperte ad argomenti tradizionalmente ostici. Persone che prima parlavano di indie rock e di narrativa sorseggiando una birra, ha raccontato il giornalista di Brooklyn Alex Yablon in una newsletter sul fenomeno dei “Tooze Boys”, ora parlano del regime fiscale adottato dall’Unione Europea per ridurre le emissioni di anidride carbonica e rispettare gli obiettivi delle politiche sul clima.
Nel 2019, New Left Review pubblicò una recensione negativa del libro Lo schianto, scritta dall’ex direttore Anderson, considerato ancora oggi uno degli esponenti più autorevoli del marxismo occidentale, una corrente filosofica del Novecento meno interessata all’analisi economica presente nel marxismo e più attenta alla sua interpretazione in chiave storica e filosofica. Fu come assistere a «uno scontro tra titani», ha detto a Fischer un “Tooze boy”.
Anderson definì l’approccio di Tooze nel libro Lo schianto non abbastanza rigoroso e coerente, troppo concentrato sugli effetti delle azioni delle élite e sostanzialmente ingabbiato in una prospettiva pienamente liberale piuttosto che critica di quel sistema. Tooze ha detto a Fischer che quella recensione lasciò in lui la sensazione di essere stato frainteso, e che per fare un’analisi critica del capitalismo contemporaneo è necessario rimanere all’interno di quel sistema, trovarne «i punti ciechi» e mostrarli a chi controlla quel sistema.
Tooze ha detto di non essere più guidato, nelle sue ricerche e nella stesura dei suoi libri, dall’obiettivo di trovare intuizioni particolari o fornire chiavi di lettura originali degli eventi e dei fenomeni storici ed economici, e che il suo interesse principale è piuttosto quello di provare a spiegarli. A proposito del libro L’anno del rinoceronte grigio, ha detto che lo scopo di quel testo è semplicemente di essere utile: utile, per esempio, alle persone che vogliono capire cosa sia successo nel mercato obbligazionario l’anno scorso e che non lo sanno.