Corriere della Sera, 3 aprile 2022
Cosa è successo davvero a Belgorod
Washington Volodymyr Zelensky, di solito molto netto, stavolta commenta sfuggente, in un’intervista a Fox News: «Non rivelo i miei ordini come comandante delle Forze armate». Parole, però, che sembrano un’indiretta conferma dell’ipotesi più quotata anche a Washington: l’attacco al deposito di carburanti di Belgorod, in Russia, è stato condotto dagli ucraini.
1 Perché Belgorod è importante?
La reazione del Cremlino è stata duplice. Da una parte ha subito accusato Kiev, dall’altra ha ridimensionato l’importanza strategica degli otto serbatoi colpiti all’alba di venerdì 1 aprile: «Non hanno nulla a che vedere con l’esercito russo». Ma l’intelligence britannica sostiene esattamente il contrario. Belgorod si trova a 47 chilometri dal confine ucraino. È uno snodo ferroviario cruciale nella regione. Anche per questo è diventata la base logistica da cui il 24 febbraio è partita l’armata in direzione di Kharkiv.
2 Perché gli ucraini avrebbero attaccato proprio ora?
Il raid è stato condotto da due soli elicotteri che sono riusciti a eludere la protezione radar. Minimo rischio e massimo risultato, quindi. L’azione sembra voler sottolineare il momento difficile dell’esercito russo. Come dire: anche voi siete vulnerabili.
3 Perché Kiev non ha rivendicato il raid?
Per un’intera giornata la capitale ucraina è rimasta in silenzio. Il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, non ha voluto nè smentire, nè confermare. Infine il portavoce dell’esercito ucraino, Oleksandr Motuzyanyk, ha scaricato la responsabilità del blitz sulla Russia, accusando il Cremlino di aver fabbricato l’incidente come pretesto per lanciare nuovi bombardamenti sulle città ucraine. Ma non è una spiegazione convincente. E lo è ancora meno l’altra ipotesi avanzata da Motuzyanyk: forse un atto di ribellione di piloti russi dissidenti.
È significativo il sostanziale silenzio del Pentagono, che avrebbe avuto ben altro atteggiamento nel caso fosse stato un finto attacco inscenato dai russi. Zelensky, però, ha deciso di non capitalizzare politicamente il risultato, forse giudicando sufficiente il segnale inviato a Mosca.