la Repubblica, 3 aprile 2022
I 30 anni di Cinico Tv
Era il 7 aprile del 1992 e la prima domanda, rivolta a uno dei numerosi Giordano che infesteranno il programma, era “È vero che il potente Berlusconi sta per comprarsi la Sicilia?”. Da lì a un passo l’intervista a un altro Giordano sulla sua vita di maniaco sessuale, a seguire l’intervista a un cadavere – che si chiama Giordano – ricoperto da un lenzuolo, ucciso con novanta coltellate (“Ma perché c’è poco sangue?”. “Sono anemico”). E un altro Giordano ancora, o forse uno di quelli di prima, inizia a raccontare una barzelletta irriferibile su Sofia Loren e viene interrotto in tempo. In mezzo a tante celebrazioni tv, strappa l’applauso quella di RaiPlay dedicata al trentennale di Cinico Tv.
Da un paio di giorni è disponibile l’intera prima stagione, e fanno cinquanta episodi sui sei minuti ciascuno: il tutto è stato rieditato e digitalizzato, sulle stagioni successive si vedrà l’effetto che fa, mentre si attende che altri indimenticabili personaggi – su tutti il rumoroso Paviglianiti – appaiano nella più strepitosa galleria freak mai sbucata in tv. E citando anche MafiaMan, il Supereroe di Cosa nostra che accorre se qualcuno viene vessato e si unisce ai vessatori, meglio fermare gli esempi. Era la Rai 3 di Angelo Guglielmi, i palermitani Franco Maresco e Daniele Ciprì proposero queste pillole in bianco e nero, pillole al cianuro quanto tenerissime nel fondo, con una fauna di presunti attori periferici e fondali desolati e arsi, tipici del luogo. In un primo tempo vennero inseriti in programmi di punta (anche Avanzi) poi presero collocazione autonoma. Furono 4 anni di Cinico Tv che avrebbero lasciato il segno. Non si riesce a immaginare qualcosa di simile oggi – ma anche nei vent’anni precedenti – e sembra una storia di archeologia con dentro tesori brutti, sporchi e cattivi.