la Repubblica, 3 aprile 2022
La parabola del Sum
Quando anni fa le edizioni della kermesse “Sum” si tenevano in vecchie strutture industriali dismesse della Olivetti, a Ivrea, centinaia di persone si accalcavano per partecipare all’evento che commemorava Gianroberto Casaleggio parlando di futuro e nuove tecnologie: imprenditori, scienziati, intellettuali, oltre ovviamente a tutti i big del M5S che di Davide Casaleggio e della sua Rousseau non facevano che parlare convintamente un gran bene, viatico imprescindibile per far carriera. Oggi, altro mondo: cinema teatro milanese del Meet di fondazione Cariplo, sala di duecento posti forse occupata a metà, evento di mezza giornata e appunto la sensazione che sia proprio finita un’epoca. Rispetto a prima resistono cinque cartelli con gli aforismi di Casaleggio appesi all’ingresso della sala (cose tipo, “se qualcosa si pone tra me e l’obiettivo, la sposto”) e qualche ospite, ci sono tra gli altri il premio nobel Jeremy Rifkin in collegamento da Washington, lo storico Aldo Giannuli, lo scrittore Massimo Fini.
Politici in sala poco o nulla: l’ex ministra nel Conte I Elisabetta Trenta e il deputato eletto con il M5S e oggi in Coraggio Italia Emilio Carelli. Il rapporto con il M5S si è traumaticamente rotto un anno fa ma Casaleggi jr non utilizza l’occasione per fomentare quella che è diventata una reciproca inimicizia. A domanda sul cosa direbbe oggi il padre di fronte alla sua creatura politica diventata – nel bene e nel male, per lui sarebbe stato sicuramente un male – un partito come tutti gli altri, risponde solo che «sarebbe dispiaciuto». Su Giuseppe Conte e Luigi Di Maio spiega solo di «avere spesso idee distanti dalla loro». Transizione ecologica, pensiero digitale, transumanesimo, la rete e lo spirito francescano, il lavoro che cambia: i temi sul piatto anche stavolta erano un po’ quelli che da anni le varie edizioni di “Sum” tentavano di affrontare; allora avevano l’obiettivo di elevare la proposta politica dei 5 Stelle, di disancorarli dalle secche della politica di tutti i giorni, costretta a misurarsi con un presente prosaico. Oggi la piattaforma casaleggiana è in cerca di uno spazio politico, forse esiste o probabilmente no, chissà. Però all’appuntamento milanese non c’è neanche Alessandro Di Battista, sodale che a differenza di altri non ha mai rinnegato Casaleggio jr, il quale minimizza sull’assenza («ci sentiamo e confrontiamo, sulla politica estera ad esempio la pensiamo allo stesso modo»). Ma del resto, a sentire Davide Casaleggio, non è più tempo di movimenti nati e sviluppati sulla rete, come fu per il M5S, perché «ora è innovativo pensare alle platform society».