la Repubblica, 3 aprile 2022
Quelli di DuPre (Dubbio e Precauzione)
ROMA – Tutto si tiene, ma gli altri non ve lo dicono: la «guerra della Nato» e il Green Pass «olio di ricino postmoderno»; i vaccini «che modificano il dna» come il 5G e il «golpe in Ucraina» messo in atto da «paramilitari nazisti» addestrati dagli americani e foraggiati «dal finanziere Soros»; la resistenza «fiction» di Zelensky, «fantoccio degli Usa», e le «zanne affilate dei generali», mica di Putin, ma italianissimi, «come Figliuolo». Tutto si tiene, nel metaverso della commissione DuPre (Dubbio e Precauzione), che in una saletta convegni alla Città dell’Altra economia di Testaccio, Roma, celebra lo sposalizio tra le teorie sulla «dittatura sanitaria» da Covid e il nuovo fronte del dissenso, la narrazione del conflitto ucraino tendenza Mosca. «Ci sono elementi di continuità tra la gestione della pandemia in Occidente e la guerra della Nato», è certo il professor Ugo Mattei – che con Carlo Freccero e Massimo Cacciari ha fondato a dicembre la commissione in nome del no al Green Pass – mentre tira le somme a valle di 4 ore e mezza di interventi. Guest star Alessandro Orsini, il quale però tiene famiglia e quindi dopo un paio d’ore si scusa e si defila, perché sarà pure un «guerriero intellettuale», «forgiato nello scontro e nella lotta», come racconta alla cinquantina in presenza fisica che lo ascolta, tutti dimentichi di mascherina, ma è sempre sabato pomeriggio e va bene la dissidenza, però «mia moglie mi aspetta». Prima di rincasare, il docente della Luiss più conteso dai salotti tv ha il tempo di mostrare questo suo spirito guerriero alla platea: «Dobbiamo fronteggiare un attacco», inteso quello contro di lui, da parte dei «poteri forti» schierati ad ampio spettro: «Non ho paura di Draghi, non ho paura di tutti i ministri e i parlamentari che mi attaccano. Devo insultare Draghi e tutti i ministri per far capire che non ho paura?». Guai a dargli della vittima, perché sì, si sente «aggredito» (anche dai giornali, alterna attacchi a Repubblica e al Corriere ), ma lui appunto è «un guerriero intellettuale». Che non teme «di tornare a fare il cameriere», metti caso le ospitate scemassero. Non ha paura di dire che «l’Italia non è affatto un Paese così libero» e che «i giornalisti sono persone disumane». Mette in guardia i partecipanti: «La narrazione dominante non vuole che l’Unione europea e la Nato abbiano responsabilità su questa crisi».
Ci pensa poi Carlo Freccero a svelare le trame del «Nuovo ordine mondiale», lo stesso che ha forgiato in un’unica academy «Merkel, Sarkozy, Renzi e Di Caprio». «Covid e guerra hanno trasformato il dibattito in propaganda», orchestrata neanche a dirlo «in America». E come con i vaccini «il dna è stato modificato attraverso la tecnica Rna», così «la guerra in Ucraina è come una fiction», con «materiale prodotto ad hoc», vedi il bombardamento sull’ospedale pediatrico di Mariupol, «con una influencer dichiarata morta e ricomparsa poco dopo». Cacciari, sempre sofferente per «la débâcle della sinistra» e sicuro che la guerra in Ucraina sia «uno scontro fra imperi», invita però pubblico e oratori «a stare attenti ai toni, dobbiamo tenere conto di come si muove l’avversario: col Covid abbiamo fatto fatica a far capire che non fossimo terrapiattisti». Così, scandisce, «noi non siamo per Putin». E infatti nell’intervento successivo, ecco Giorgio Bianchi, blogger che ha «unito i puntini» fra Covid e 5G, spiegare che «Zelensky è un fantoccio», che la guerra «dura da 8 anni, dopo il colpo di stato del 2014», che insomma ci troviamo difronte a una «trappola tesa dalla Nato». «E se la Russia avesse organizzato un golpe in Canada?». Applausi. «Putin ha difeso un popolo martirizzato per 8 anni», assicura Fulvio Grimaldi, giornalista estimatore di Milosevic. È collegato da casa: «Ma forse – aggiunge – sto vaneggiando in preda al Covid». Tutto si tiene.