la Repubblica, 4 aprile 2022
Intervista a Enrico Papi
C’è chi pensa di essere spettatore e si ritrova a esibirsi davanti al pubblico; chi ha talento nel canto e sogna di duettare col suo idolo; chi scoprirà di essere stato ripreso mentre è a cena con gli amici, complici della sorpresa. «Sembro cinico» dice Enrico Papi, che dopo il successo di Scherzi a parte, l’8 aprile debutta su Canale 5 con Big show «ma mi emoziono anch’io e le storie delle persone mi hanno sempre incuriosito».Orchestra, corpo di ballo (la direzione artistica è di Luca Tommasini, la regia di Luigi Antonini), doppio palco, ospiti, il ragazzaccio Papi col comico Scintilla chiarisce che il nuovo varietà è un “people show”.Cinquantasei anni, da Sarabanda aMatricole & Meteore a La pupa e il secchione e Guess my age, ha sempre puntato sul divertimento. «Anche stavolta può succedere di tutto, questa è la cosa che mi piace di più».A “Big show” sono protagoniste le persone comuni: nello spot fa tutti i ruoli. Ci racconta com’è?«Praticamente questo è un esperimento per fare uno spettacolo bizzarro, ci sono ospiti famosi ma le vere star sono le persone comuni: faremo sorprese a loro. Capiranno che quello che gli era capitato in certe situazioni non era casuale, c’era il nostro zampino, avevamo dei complici. È un varietà che si basa sulla emotività e sull’umanità».Si è trovato a suo agio?«Molto, perché è divertente e emozionante. Non ho mai avuto modo di cimentarmi in questo genere di show, ma le storie delle persone mi interessano».Lo sa che passa per cinico? Per amor di battuta non risparmia nessuno.«Il romano di suo ha questo cinismo innato, ma nella vita sono molto diverso da come appaio in televisione. Non mi va di mostrarmi al pubblico in modo più profondo, forse con Big show si scoprirà un’altra parte di me».Scusi l’espressione, ma è sempre apparso un po’ come un ca**aro, trovi lei definizione giusta.«È vero, sono un grande ca**aro. Nel senso che ho la grande fortuna di fare un lavoro che mi diverte, ma dietro questo divertimento c’è tanto mestiere, una lunga gavetta. Non mi dispiace essere un po’ ca**aro, mi piace sdrammatizzare, trovare il lato positivo. Questo mi ha sempre contraddistinto. Sono un giullare: nel Medioevo i giullari avevano il compito di divertire il re, noi divertiamo il pubblico».Avrà fatto una riflessione, se sia opportuno uno show durante la guerra.«Ci ho pensato, certo. Ma faccio intrattenimento, la tv è fatta di 24 ore: ci sono orari in cui devi far svagare le persone, farle anche sorridere. Penso che chi fa il mio lavoro non possa tirarsi indietro, spero di poter regalare un sorriso agli spettatori. Per ore e ore ascoltano notizie non buone, seguono l’informazione».Come sceglie?«Quando faccio televisione mi chiedo sempre: perché mi dovrebbero guardare? La gente si deve anche rilassare, far trascorrere un paio di ore di relax è il compito del giullare».Era passato a Tv 8, il rapporto con Mediaset è ripreso con “Scherzi a parte”, un successo. Che ha capito del pubblico: cosa vuole?«Faccio televisione e la guardo. Non penso mai a un programma che possa piacere a me, ma a me come spettatore buttato sul divano. Mi piace tornare all’intrattenimento leggero, ma ben scritto. La scrittura è fondamentale. Il segreto di Scherzi a parte è che è un varietà fatto con le star, però le fa vedere come persone normali, con le loro paure».Avete fatto scherzi divertenti ma crudeli: Orietta Berti ostaggio dell’autista, Malgioglio lasciato su una barca in mezzo al lago.«Malgioglio non mi ha parlato per un mese».Era un ragazzino pestifero, ora ha superato i 50 anni: di chi si sente l’erede? O chi è il suo modello?«Ho iniziato la mia carriera televisiva dopo aver rubato tutto quello che facevano gli altri. Ero talmente curioso che dopo la scuola andavo agli studi Dear per assistere a Zig zag, con il grande Raimondo Vianello. Non l’ho avuto come modello, ma adoravo la sua ironia, il suo stile, la sua capacità di saper fare tutto. Un altro gigante era Mike, aveva un modo di rendere unico, speciale, il concorrente. Ho pensato tanto al suo modo di condurre».E invece il suo modo di presentare?«Mi ritengo me stesso sul palco.Anche quando registro un programma, se faccio un errore non mi fermo. Il pubblico deve anche vedere quando sbaglio».Come si dura in tv, cambiando sempre?«Il mio passaggio a Tv 8 è stato bellissimo, Guess my age era divertente ma non puoi fare sempre la stessa cosa. Dopo aver chiesto a tutti “Quanti anni ha?”, dovevo cambiare. Così l’ho rifatto a modo mio. Mi è piaciuto anche Name that tune. Non considero niente sicuro o definitivo, per questo non mi piace il nome sulla porta del camerino. A Mediaset mi cambiavo in uno stanzino che era l’appoggio di Sandra Mondaini per Sbirulino. Per Big show ho la roulotte».