la Repubblica, 4 aprile 2022
Intervista a Mykhailo Fedorov, vice di Zelensky
Da quando la Russia ha iniziato la sua avanzata, Mykhailo Fedorov dorme quattro ore a notte. «C’è molto da fare – dice – e non c’è tempo per essere tristi». Fedorov, 31 anni, è il ministro per la Trasformazione digitale dell’Ucraina, tra i vice di Zelensky.
Dal 24 febbraio scorso il giovane ministro combatte in prima linea.
Fedorov non imbraccia un fucile, la sua arma è Twitter: sul social ha chiesto alle Big Tech di lasciare la Russia. Ad altre migliaia di aziende il ministro ha inviato e-mail e lettere con lo stesso appello: «Ne ho firmate personalmente 4 mila». In molti casi Fedorov ha raggiunto il suo scopo: Apple, PayPal e Netflix sono tra le aziende che hanno sospeso vendite e servizi ai cittadini russi. Ma c’è ancora da lavorare: «Ci aspettiamo che Cloudflare, Amazon, Microsoft e Sap facciano di più».
Ministro Fedorov, la sua è una guerra parallela?
«In realtà è uno strumento in più per il nostro esercito. Un cyber fronte. La guerra moderna richiede soluzioni moderne. Quella del passato prevede carri armati goffi e propaganda oltraggiosa. La nuova strategia militare include soluzioni digitali. Il nostro dialogo con le Big Tech era già in corso. Lo scorso settembre, con il presidente Zelensky, abbiamo incontrato i Ceo di Apple, Google, Microsoft e Meta. Dopo l’invasione ho pensato di contattarli per imporre sanzioni alla Russia».
Cos’è che non vediamo del suo lavoro?
«Twitter è solo la punta dell’iceberg.
Teniamo riunioni, parliamo con le aziende su Zoom, scriviamo richieste ufficiali ad associazioni e agenzie governative. Ora il mondo è diviso in bianco e nero. Se scegli di collaborare con la Russia, scegli il lato oscuro e sostieni il sangue, la morte di bambini e la distruzione causata dai missili».
Anche gli hacker stanno combattendo per voi. Al suo appello hanno risposto in 300 mila volontari.
«L’Ucraina è una terra di talenti tecnologici. Sarebbe un crimine non usarli. La Russia attacca con continuità i siti web del nostro governo dal 2014. In passato non abbiamo mai risposto, ci siamo solo difesi. Ma a partire dal 24 febbraio attacchiamo anche noi. E senza nascondere nulla: i nostri obiettivi sono sulla chat della IT Army su Telegram. L’esercito IT dell’Ucraina conduce attacchi cyber verso società commerciali come Gazprom e Lukoil, banche come Sberbank e Vtb e siti governativi come quelli del Portale del servizio civile russo, del Cremlino e del Parlamento russo.
Posso dirvi questo: i russi “godono” pienamente degli sforzi dei nostri hacker. Siamo abbastanza efficienti».
Lei ha chiesto a Tim Cook, Ceo di Apple, di sospendere l’accesso all’App Store in Russia e su Twitter ha scritto: «Stanno uccidendo i nostri bambini. Uccidiamo i loro accessi». A bombe e proiettili si risponde anche con l’ingresso negato a una app o a un videogame?
«Faremo tutto il possibile, e anche l’impossibile, per fermare questa guerra ingiusta e sanguinosa.
Vogliamo usare la tecnologia per fare cose buone, non per uccidere bambini e civili. Creiamo metodi pacifici per arrivare a ogni russo, affinché capisca che la guerra è insensata. Questa strategia può funzionare meglio dei proiettili».
A una delle sue richieste d’aiuto ha risposto Elon Musk. Siete ancora in contatto?
«Elon Musk ha dato un enorme contributo a questa guerra (con la connessione a banda larga satellitare, ndr ). Gli siamo grati per questo. I satelliti Starlink stanno già funzionando. Per lo più sono usati per supportare le infrastrutture critiche e l’esercito».
Qual è lo stato della Rete, attualmente, in Ucraina?
«La Russia la sta distruggendo. La connessione è problematica, soprattutto dove le operazioni militari sono più attive. I nostri specialisti delle infrastrutture sono degli eroi: effettuano le riparazioni sotto il fuoco nemico. E muoiono mentre svolgono il loro lavoro.
Sappiamo che è accaduto».
Dal punto di vista tecnologico l’Italia cosa può fare per aiutare l’Ucraina?
«Gli italiani sono i benvenuti nel nostro esercito IT. Le aziende italiane invece possono diventare residenti digitali di Diia City, uno dei progetti più favorevoli al mondo per l’IT e le industrie creative, e possono appoggiare senza esitazioni le sanzioni contro la Russia».
Un giorno la guerra finirà. Da dove ripartirà il suo lavoro?
«Vogliamo diventare il più grande hub It in Europa. Sono abbastanza sicuro che accadrà».