il Giornale, 4 aprile 2022
Intervista a Jovanotti
In fondo Jovanotti non ha mai avuto confini, figurarsi ora. Ieri sera era a Che tempo che fa con una versione stravolta e quasi doo-wop di I love you baby con i Neri Per Caso («Sono sempre pazzeschi»), l’altro giorno ha pubblicato 8 brani inediti sotto un titolo (Mediterraneo) che lui spiega ricollegandosi ad Albert Camus: «Sono innamorato dell’idea di Mediterraneo da tutti i punti di vista e sono appassionato di musica pop del Mediterraneo». Dopotutto il pop è una festa e un po’ di questi nuovi brani entreranno nella scaletta del Jova Beach Party che inizia il 2 luglio a Lignano Sabbiadoro per chiudersi all’Aeroporto di Bresso (Milano) il 10 settembre. «Il palco sarà lo stesso, vorrei che diventasse un’atmosfera riconoscibile».
Ma lei è sempre stato «condannato a stupire».
«Quando sono sceso dal palco del concerto di Linate, l’ultimo del Jova Beach 2019, ho capito che quell’esperienza non era finita. E così ripartiamo e la prevendita di biglietti va bene».
Sono ripartiti anche gli ambientalisti, che allora avevano fatto molte obiezioni. Stavolta la prima è di Italia Nostra che denuncia l’abbattimento di «un filare di tamerici sulla spiaggia lungo sessantacinque metri» per poter ospitare il concerto a Marina di Ravenna.
«Ci aspettavamo che ricominciassero le obiezioni. Nello specifico, le piante non sono state tagliate ma spostate. E si tratta di un provvedimento deciso prima di fissare il concerto. Vorrei fosse chiaro che, quando abbiamo deciso di fare il Jova Beach Party, la condizione fondamentale che ci siamo messi è stata di rispettare e valorizzare i territori. Siamo molto seri».
Però le obiezioni in passato sono state molte.
«Vien da pensare che per una associazione noi siamo un cavallo di Troia importante per attirare attenzione».
Perché un Jova Beach Party sulle spiagge?
«Il desiderio alla base è proprio quello di parlare dei temi legati all’ambiente in un luogo di frontiera mentre ci si gode la vita e la musica. E la spiaggia è il luogo di frontiera dove cessano le ostilità, dove tutti sono più spensierati. Abbiamo chiesto al WWF di fare da garante e in futuro annunceremo altre iniziative in proposito».
Magari continueranno anche le polemiche.
«In realtà, dopo lo scorso tour ci siamo accorti che il Jova Beach è un acceleratore, agevola il recupero delle spiagge in difficoltà, come ad esempio a Castel Volturno».
Ci saranno ospiti sul palco?
«Saranno dj e artisti secondo me strafighi. Ogni sera diversi».
Anche Morandi?
«Forse ci sarà già a Lignano. Quando siamo andati alla Sony per il brano L’allegria, c’era molta freddezza. Ora, dopo il Festival e Apri tutte le porte, si sono di nuovo interessati a lui. In fondo ormai ci sono due momenti chiave nell’anno discografico: Sanremo e l’estate. E per l’estate ho qualcosa di pronto pure io».
Sono trascorsi 23 anni da Il mio nome è mai più con Ligabue e Pelù. E la guerra c’è di nuovo.
«Non avevamo dinamiche ideologiche, volevamo soprattutto raccogliere fondi per Emergency che era appena nata. Oggi un disco non serve a raccogliere gli stessi denari di allora. Perciò vanno bene i concerti come quello voluto da La Rappresentante di Lista a Bologna».
Ogni giorno si aspetta un cessate il fuoco.
«Non sono un benaltrista, ma spero che smettano di uccidere i bambini. Tra l’altro i bambini e i ragazzi non sanno neanche cosa siano i confini, la tecnologia li ha tolti. Pure io non credo in un mondo di confini».
Sono uscite le canzoni di Mediterraneo. Come definirebbe questi otto brani?
«Un disco di canzoni composte da solo ma destinate a tutti».
Aveva detto che non ne avrebbe più fatti.
«Le idee si possono cambiare, i sentimenti no. Ad esempio mi hanno preso in giro per i versi di Penso positivo sulla grande chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa passando da Malcom X attraverso Gandhi e San Patrignano».
In effetti.
«Magari era un po’ esagerato e ho citato San Patrignano soprattutto per esigenze di rima, ma ci credo, dopotutto io sono proprio così, provo da sempre questo sentimento ecumenico».