Il Messaggero, 3 aprile 2022
Matilde Gioli sogna di avere figli
Madre single di un bimbo di un anno, brava a sparare, divisa tra la carriera e Alessandro Preziosi, il bidello piacione di un asilo-nido. È la nuova Matilde Gioli dopo il grande successo della serie Doc – nelle tue mani in cui era la preparatissima dottoressa Giulia: l’attrice milanese, 32 anni, circondata di marmocchi, è ora la protagonista femminile di Bla Bla Baby, l’irresistibile commedia family di Fausto Brizzi, prodotta da Luca Barbareschi con RaiCinema, in sala il 7 aprile. Interpretato da un esercito di piccolissimi, molti dei quali hanno imparato a camminare sul set, il film si snoda tra il superpotere di Preziosi (capisce quello che dicono i neonati) e una virata action che vede i bimbi all’attacco del cattivo Cristiano Caccamo. Faccia che buca lo schermo, energia contagiosa, un grande amore romano, l’istruttore di equitazione Alessandro Marcucci a cui ha dedicato un post appassionato sui social, l’attrice per caso Gioli (fu lanciata nel 2013 da Paolo Virzì in Il capitale umano), tanti progetti in pentola, racconta il suo momento d’oro.
Fare la mamma sul set le ha dato la voglia di avere un figlio?
«Ma non avevo bisogno del film! Sono pronta da anni, il mio istinto materno è sempre stato forte».
Dunque metterà su famiglia presto?
«Spero proprio di sì. Dipendesse da me, non aspetterei».
Il suo compagno è per caso contrario?
«No, condivide il mio progetto di vita al cento per cento, ma è meno impulsivo di me. Un figlio lo faremo».
Perché ha rivelato sui social la sua storia d’amore?
«È stato un atto spontaneo, in questo momento sono così felice che non posso tacere la verità. Tanto più che amici e colleghi continuavano a chiedermi perché fossi radiosa... Instagram è diventato il diario della mia vita».
Ha ricevuto qualche commento negativo?
«Niente di aggressivo, ho pochissimi haters e mai feroci. E ho imparato a convivere con le critiche. Nell’adolescenza invece ne soffrivo».
È stata bullizzata?
«No, piuttosto emarginata. Siccome ero un maschiaccio e non mi facevo la ceretta, le ragazze mi escludevano dal loro gruppo mentre i ragazzi mi prendevano in giro. Tutto sopportabilissimo, però, non ho subito dei traumi».
Che cosa ha rappresentato per lei il successo di Doc?
«Un booster. La serie di Rai1 ha accelerato la mia carriera e ora lavoro a bomba. Ma se non fossi felice nel privato, non mi godrei questo successo».
È diventata una star senza aver frequentato una scuola di recitazione: avverte scetticismo, invidia?
«Il cinema è fatto di persone egocentriche, competitive e a volte qualche sguardo poco amichevole l’ho percepito. Ma l’invidia non mi spaventa perché ho la coscienza pulita».
Che intende?
«Sono arrivata senza sgomitare, senza eccessi, rimanendo al mio posto. E ascolto le critiche, le trovo utilissime».
Chi l’ha aiutata di più?
«Diego Abatantuono. L’ho conosciuto sul set della mia prima commedia, Belli di papà, e da allora è diventato un amico vero, una guida. È saggio, generoso, colto».
Fa ancora l’allenatrice di boot camp, il fitness estremo ispirato all’implacabile disciplina dei marines?
«L’ho fatto quando avevo tempo libero tra un set e l’altro, ma ora che lavoro tanto ho smesso di allenare gli altri. Mi tengo in forma montando, facendo sport all’aria aperta».
La grande popolarità comporta qualche disagio?
«Ma no, è del tutto gestibile. Ci sono attori ben più assediati di me e capisco le loro difficoltà. Io sono felice di fare selfie o inviare auguri di compleanno».
Dopo il successo di Doc capita che qualche fan le chieda dei consigli medici?
«Sì, ma la cosa incredibile è che io glieli do. Sono diventata attrice per caso. Avrei voluto fare il medico».