il Fatto Quotidiano, 2 aprile 2022
Esercito: aumentano gli ufficiali pagati per stare a casa
Quest’anno i vari corpi dell’Esercito promuoveranno un centinaio di ufficiali a colonnello e una ventina a generale di brigata, la Marina avrà una quarantina di nuovi capitani di vascello e sei ammiragli in più (sono i gradi corrispondenti) e l’Aeronautica all’incirca lo stesso numero di neocolonnelli e neogenerali. Il decreto emanato annualmente dal ministro della Difesa, firmato da Lorenzo Guerini il 14 marzo, fissa i limiti per le promozioni degli ufficiali.
Una volta erano molte di più, c’erano anche meccanismi automatici dopo 13 anni di permanenza nel grado che sono stati eliminati. Questo perché la legge 244 del 2012, che porta il nome dell’ammiraglio ed ex ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, impone alle forze armate di ridurre gli effettivi a 150 mila entro il 2024. Ne abbiamo ancora oltre 160 mila: quasi centomila nell’Esercito, poco meno di 40 e 30 mila nell’Aeronautica e nella Marina. E soprattutto di svecchiare gli organici (l’età media superiore a 38 anni nell’Esercito è considerata troppo alta) e ridimensionare i ruoli in eccesso, in particolare quelli di ufficiali e sottufficiali. Un’operazione complicata, abbiamo quasi 20 mila marescialli e oltre 2.000 ufficiali di troppo, tanto che il Parlamento sta discutendo una nuova legge per spostare al 2030 le scadenze previste dalla 244 per il 2024; il modello prevede che il rapporto numerico tra ufficiali/sottufficiali e truppa arrivi a circa 39,3 contro 60,7, ma fino al 2020 fa erano 50,7 contro 49,3. Dunque, per il momento, le nuove promozioni di quest’anno, in parte necessarie per motivare i militari come succede in altri ambienti di lavoro, comporteranno ulteriori esuberi. Cioè altri ufficiali, in genere ma non sempre più anziani dei neopromossi, rimarranno senza incarico perché di anno in anno, per quanto possibile, le cosiddette dotazioni organiche vengono limate. Una proposta di soluzione è quella di fare solo promozioni “a vacanza”, cioè nei limiti dei posti disponibili, come in altri settori. Peraltro in Marina succede che i sottufficiali anziani siano indispensabili sulle navi perché più esperti. E nell’Esercito la recente discussa circolare sull’addestramento al warfighting in funzione della guerra in Ucraina, ordina di limitare i congedi delle “capacità pregiate”, in contraddizione con l’obiettivo di svecchiare.
Gli esuberi ci sono anche a livelli più bassi. Però per i colonnelli/capitani di vascello e i generali/ammiragli, considerati dirigenti, esiste l’Aspettativa riduzione quadri, in sigla Arq. Chi ha 55 anni (cinque in meno dei 60 che per loro è l’età della pensione) o anche meno ma con 40 di contributi (chi ha fatto il liceo militare alla Nunziatella può riscattare anche quegli anni) va a casa con il 95 per cento dello stipendio fino al pensionamento. Uno “scivolo d’oro” scriveva nel 2017 Enrico Piovesana su Milex, l’Osservatorio sulle spese militari, che risale al 1997 quando governava Romano Prodi e Beniamino Andreatta era ministro della Difesa, ed è stato facilitato nel 2016 dalla ministra Roberta Pinotti con Matteo Renzi a Palazzo Chigi, dopo il ritiro della proposta di estenderlo a tutti i militari. Ci sono già oltre 300 alti ufficiali in Arq; con le promozioni di quest’anno potrebbero aumentare di un ulteriore centinaio secondo i conti che abbiamo fatto con l’aiuto di addetti ai lavori, che lo Stato maggiore ieri non era in grado di confermare o smentire in poche ore. Alcuni sono giovani, anche nati nel 1968 e dunque appena 53enni, come si vede nell’elenco dei 231 “presumibilmente” destinati all’Arq al 31 dicembre 2021. Tutto questo ha un costo: nel 2019, secondo la Corte di conti, la Difesa ha speso poco meno di 40 milioni di euro per i colonnelli e i generali in Arq. La cifra cresce.
Naturalmente l’istituto ha un senso, i beneficiari si sono arruolati con la prospettiva di rimanere in servizio fino alla pensione, però rientra in una logica da stipendificio che nelle forze armate resiste meglio che in altri settori del pubblico impiego, falcidiati dai tagli. Naturalmente, diversi sindacati dei militari la vorrebbero anche per i livelli inferiori, per i quali sono previsti meccanismi di trasferimento in altre amministrazioni pubbliche, che però non hanno mai sfondato. Per loro c’è comunque l’Ausiliaria, cui si può passare a cinque anni dalla pensione. Ce ne sono migliaia: fino a 65 anni sono richiamabili e aggiungono alla pensione metà della differenza con lo stipendio che percepirebbero. C’è la proposta di istituire una Riserva a disposizione della Protezione civile, magari prima o poi l’approvano.