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 2022  aprile 02 Sabato calendario

La matematica del guardaroba

Biondissima, elegantissima, raffinatissima, stilosissima. Per definire Carla Gozzi, la più famosa Style Coach italiana serve il superlativo assoluto. Integra l’attività televisiva (la vediamo ogni giorno su Rai2 a Detto Fatto accanto a Bianca Guaccero e a Jonathan Kashanian a dispensare consigli di immagine e di cambio look) a quella dell’accademia da lei fondata nel 2010: Carla’s Academy (www.academy.carlagozzi.it). Punto di riferimento per il settore moda, si tratta di un loft-atelier ubicato a Reggio Emilia con spazi dedicati ai corsi, biblioteca di moda e fashion, uno showroom ricco di vestiti e accessori e uno spazio dedicato alle consulenze di stile.
Cosa significa per lei la parola «moda»?
«La moda nasce nel 1700, ma direi che finisce nel 2022 nel periodo post pandemia. Ognuno vuole essere protagonista della propria vita e comunicare se stesso in modi differenti adottando e indossando look difformi a seconda di come si sente in un determinato momento. Direi che la moda è la proiezione di noi stessi, di quello che siamo e che comunichiamo attraverso i vestiti. Un fenomeno che possiamo osservare anche dalle sfilate che propongono generi e stili completamente diversi: all’interno delle stesse collezioni gli stilisti si esprimono in modi variegati. Nessuno è uguale all’altro. Ognuno detta moda».
Ha ridisegnato gli abiti della linea Second Chance che non inquina e che promuove la sostenibilità. Di cosa si tratta?
«È un progetto realizzato e prodotto da Carla Gozzi Atelier nato diversi anni fa. Essendo un’amante di moda vintage e di tessuti di qualità, ho recuperato tantissimi capi e accessori originali integri e non rovinati di epoche passate (dei decenni che vanno dagli anni ’40 fino ai ’90) provenienti da collezioni private e da sartorie italiane di altissimo livello. Ho deciso di farli indossare ridando loro nuova vita apportando modifiche che possono consistere nel sostituire accessori come fodere, bottoni, zip oppure nel ridurre volumi o allungare maniche. Ogni pezzo è studiato e riadattato ai tempi moderni conservandone la peculiarità. Dopo i lavori di restyling sartoriale gli abiti vengono portati in tintoria per essere lavati, igienizzati e stirati».
Si occupa (tre le tante attività) di guardaroba perfetti sia in tv sia nell’attività extra-televisiva. Come si organizza e quali sono le regole per il cambio di stagione?
«Il guardaroba è l’album del nostro stile di vita, racconta le nostre sfaccettature. Analizzandolo si evince la tipologia di lavoro che svolgiamo, le nostre abitudini, i nostri interessi, la nostra vita sociale. I cambi di stagione si organizzano dando priorità a ciò che indossiamo nel lavoro e nei contesti che frequentiamo. Esiste una matematica del guardaroba: prendendo in considerazione un pantalone si dovrebbero avere a disposizione tre o quattro camicie da abbinare. Poi, per quanto concerne il discorso sulle tonalità cromatiche predilette, ipotizziamo che nel guardaroba ci siano un gruppo di capi (pantaloni, camicie, maglie, gonne) sui toni del bianco, beige, cammello, marrone, a quel punto serve un capo spalla o trench o cappotto in tonalità. Se invece abbiamo capi con colori come il blu, il grigio, il nero, anche qui servirà un capo spalla con colori abbinabili».
Gli errori da evitare?
«Sovrapporre sullo stesso appendiabito più capi (l’esempio più comune sono le camicie: quella più interna rischia di cadere nel dimenticatoio). Esistono comodi appendini che si sviluppano in modo verticale (a mo’ di scala)».
Colori e tendenze per la primavera-estate 2022?
«Fucsia, verde prato, verde brillante, giallo sono colori di tendenza sia per lei sia per lui. Stiamo attraversando da tempo un periodo complicato, dal quale si evince voglia di allegria, di gioia, di energia, di riscatto. I colori hanno un significato ancestrale, indossando il giallo, che è il colore del sole e dell’energia, ci sentiamo meglio con noi stessi, più forti, più energici».
I capisaldi per l’uomo e per la donna?
«Con un trench color beige non ci si sbaglia mai Burberry insegna! Ovviamente non è mai un investimento sbagliato una camicia bianca bella (intendo non solo esteticamente ma fatta con tessuti pregiati); è un’alleata perfetta indossata con un jeans (magari oversize) e con una scarpa allacciata. Il bianco è il colore della relazione, che avvicina e che comunica che non abbiamo nulla da nascondere! Un denim (magari un po’ grintoso) può essere giocato anche con capi più formali (abbinato ad una giacca classica) diventa quel pezzo che rompe un po’ gli schemi. Vale lo stesso per la camicia in denim (rispetto al tessuto jeans il filo dell’ordito è blu e quello della trama bianco o ècru) che, se indossata sotto ad una giacca blu assume quel tocco un po’ chubby ed è sinonimo di eleganza molto contemporanea».
E gli accessori?
«Premetto che dovremmo tenere sempre nel guardaroba quelle gonne che scoprono leggermente il ginocchio perché ciclicamente tornano. Si possono abbinare con stivali (sotto al ginocchio) anche colorati. Riappaiono anche i collant, sia trasparenti sia in pizzo. Un must have la borsa shopper molto grande, per non parlare della HOBO perfetta per completare un look casual e pratico ma allo stesso tempo elegante e raffinato. Non tramonta mai la brogue (Oxford, Derby o polacchino) la scarpa allacciata con le punzonature di cuoio, bianca o nera. E non dimentichiamoci i cappelli, sempre attuali i Texani, i Trilby e i Fedora. Donano un tocco di classe e di eleganza e sono utilissimi per proteggerci dai raggi Uva».
Come si fa il decluttering?
«Per motivi di logica e antispreco, la prima regola da prendere in considerazione è quella di regalare (ma non di buttare) tutto ciò che non riusciamo ad indossare. Il decluttering si effettua tenendo presente il proprio stile di vita e in base alle occasioni d’uso. Se ad esempio non dovremo più recarci in ufficio perché il nostro ruolo è cambiato, non avremo più bisogno di tailleur e camicie abbinabili ma daremo spazio a tutto ciò che ci permette di portare avanti nuovi progetti di vita. Altro principio utile è quello delle entrate e delle uscite paritarie: ogni volta che acquistiamo un capo nuovo (che si tratti di una maglietta, di un pantalone...), dovremmo fare uscire dal guardaroba la stessa tipologia di prodotto (usato)».
Il suo consiglio per sentirci a nostro agio, in ordine e «à la page» in tutte le occasioni?
«L’eleganza è naturalezza, sentirsi bene con se stessi. Un consiglio che dispenso sempre consiste innanzitutto nell’individuare l’occasione dell’uscita (cerimonia, aperitivo, cena e via dicendo) e quello di dare uno sguardo in anticipo alla tipologia e allo stile della location (magari cercandola in Internet), e da chi è frequentata. Credo sia un escamotage per interpretare al meglio una serata anche dal punto di vista cromatico, della fantasia. Pur mantenendo sempre il nostro stile e la nostra personalità potremo sentirci perfetti! Oggi più che mai, comunichiamo in termine di codici d’immagine e, se siamo maggiormente integrati con l’ambientazione che ci circonda, la sensazione sarà quella di sentirci a nostro agio e anche un filo più eleganti».
Come si ottimizza lo spazio nei guardaroba maschili?
«Jeans, pantaloni chinos e in cotone possono essere piegati o arrotolati per lasciare più spazio agli indumenti più formali e ai capi che devono essere adagiati sugli appendiabiti come giacche, pantaloni in fresco di lana. Sulle camicie ci sono due scuole di pensiero: i boomer (le persone adulte) indossano volentieri anche quelle stirate ma ripiegate e adagiate nel guardaroba, invece la new age, i ragazzi contemporanei non amano le pieghe sulle camicie che vanno stirate e appese!».
Se dovesse continuare questa frase: l’abito non fa, anzi, fa il monaco e...
«E la proiezione di sé. Il contenitore oggi ha assunto grandissima importanza, decenni fa probabilmente era molto relativo. Oggi siamo diventati tutti personaggi pubblici e tutti ci vedono e ci osservano attraverso l’immagine che noi proiettiamo di noi stessi».