il Giornale, 2 aprile 2022
L’80% degli italiani è pronto a rinunciare alle vacanze per via della guerra e della crisi
I temuti effetti economici della guerra tra Russia e Ucraina, in primis il caro energia, cominciano a farsi sentire anche in Italia. E anche stavolta, come nel caso della pandemia, i settori più bersagliati saranno il turismo e la cultura.
A lanciare l’allarme è il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. «Le famiglie italiane – dice preoccupato – hanno già ridotto drasticamente i consumi per turismo e cultura a causa della pandemia. E proprio turismo e cultura risentiranno di più degli effetti del conflitto in Ucraina e del caro energia. Occorre un’operazione fiducia per le imprese attraverso l’aumento dei fondi emergenziali e la proroga delle moratorie bancarie e fiscali. Ma occorre farlo subito perché il sistema imprenditoriale non può reggere una situazione di crisi continua».
Gli italiani – come emerge dai dati Radar Swg e dall’Osservatorio di Confturismo Confcommercio di marzo – dimostrano di avere già «tirato il freno a mano» sulle spese, soprattutto appunto per quanto riguarda il settore della cultura e la filiera turistica. Per il turismo, i circa 60 milioni di arrivi e 160 milioni di presenze in Italia che nel 2021 continuano a mancare all’appello rispetto al 2019, uniti agli oltre 22 milioni in meno di viaggi degli italiani all’estero, confermano la crisi che ancora vive il settore che ha davanti prospettive ancora meno incoraggianti: tra i primi consumi tagliati ci sono, infatti, la ristorazione, le vacanze e la cultura, tutti casi in cui almeno il 60% degli intervistati dichiara di avere già modificato le proprie abitudini di acquisto. Il primo dato allarmante si registra per Pasqua, con quasi 8 milioni di italiani intenzionati a partire di cui solo 4 milioni hanno già concretamente programmato. Anche le scelte di viaggio fanno capire come sia critica la situazione: spostamenti brevi e di corta durata e all’interno della regione di residenza per la metà dei vacanzieri; probabilmente un solo pernottamento e spesa nell’ordine dei 200 euro a persona tutto incluso, mentre solo il 6% opterà per mete estere, contro il 13% del 2019. Non sono le tipologie di destinazione – mare o montagna – a determinare le scelte in questo periodo, ma le motivazioni: prime fra tutte, il bisogno di «stare in relax con la propria famiglia» o vivere un’esperienza di «arte e cultura», anche solo visitando una città d’arte o un borgo. Aumentano le vacanze nelle seconde case, scelte quest’anno da 5 italiani su 10 (erano il 40% nel 2019), conseguentemente l’altra metà sceglierà una struttura turistico-ricettiva. Per la spesa, 4 intervistati su 10 dichiarano che si attesteranno sui livelli dello scorso anno, mentre 2 su 10 spenderanno addirittura tra il 10% e il 25% in meno. Anche in vista dell’estate non può che esserci preoccupazione, considerato che 8 intervistati su 10 dichiarano che o rinunceranno a partire o ridurranno i giorni e le spese delle vacanze.
Nei consumi culturali prevale invece nettamente la rinuncia tout court, mentre per la ristorazione e l’intrattenimento la scelta prevalente è quella di ridurre il numero delle occasioni di acquisto. Anche il settore discoteche che festeggia il ritorno della capienza al 100% non nasconde la preoccupazione come spiega Fiepet Confesercenti: «Ora l’auspicio – continua Grassi – è che si riesca a tornare gradualmente ad una piena normalità ricominciando a vivere e lavorare come prima della pandemia. Spero che questa data rappresenti davvero la ripartenza per il nostro comparto, dopo due anni di operatività a singhiozzo e senza ristori sufficienti a garantire la sopravvivenza per molti di noi. Ricordo che le discoteche sono state tra le attività rimaste più chiuse, durante la pandemia, e che ora si trovano a riprendere ad operare con costi delle merci e dell’energia notevolmente aumentati».